Schneider – La sonorità della piuma

Le piume prodigiose, che in molte fiabe gli animali si strappano per donarle ai loro cavalieri, vanno intese […] come un’offerta sacrificale e, in definitiva, un’immagine sonora.
piuma-bluAnche nella creazione del primo uomo si parla spesso del suono primordiale come di una piuma.

Secondo una leggenda dei Pomo californiani, i primi uomini nacquero da piume nere. Nella tradizione degli indiani Salinan (California) l’aquila marina impasta il corpo dell’uomo con dell’argilla, poi si strappa una penna e la posa accanto al corpo inanimato. Non appena dalla penna sorse una donna, con il suo colpo d’ala l’aquila risvegliò alla vita il primo uomo, affinché prendesse conoscenza della sua donna.

I Brâhmana insegnano che i primi uomini erano esseri sonori e trasparenti che ruotavano continuamente sulle acque e che soltanto dopo aver gustato i cibi terrestri divennero pesanti e opachi […]
Nella religione Bon del Tibet si parla di un uovo che volava senza ali, ma aveva una voce; quando l’uovo si ruppe, uscì il primo uomo […]

Al tempo in cui avviene la creazione degli uomini appartiene anche la nascita dell’albero cosmico. Gli uccelli che si posano su quest’albero sono in genere anime trapassate in attesa della reincarnazione. Si tratta evidentemente di quelle anime che nella loro vita non si lasciarono sedurre troppo dalla credenza nella realtà del mondo materiale, al punto da essersene «spogliate» (per esprimerci nel gergo di Platone o di Plotino).
Gabriele-arcangeloLe culture asiatiche superiori hanno prestato molta attenzione a questo «spogliarsi», in particolare a quello che si verifica negli insetti.
Oltre alla metamorfosi, anche il fatto che questi animali perdano le ali quando dimorano continuamente presso il loro ospite in qualità di parassiti, indusse la filosofia medica tibetana a concludere che le ali trasparenti di certi animali (mosche, formiche, libellule) sono da equipararsi all’imene.

Anche le api, il cui ronzio svolge una così grande funzione nel rituale vedico, perdono le ali dopo il volo nuziale. Si deve pertanto concludere che le ali trasparenti sono almeno un simbolo dell’energia verginale coperta da un manto protettore, energia che compete anche alla sillaba AUM sotto cui una volta gli dèi si riparavano per paura della morte.
La filosofia medica tibetana, argomentando dalla leggerezza dell’uccello e dalle sue ali, che essa considera come l’ultimo perfezionamento delle estremità, colloca l’uccello stesso nel vestibolo del mondo puramente spirituale in cui l’organo conoscitivo supremo è costituito dall’orecchio invece che dall’occhio.

Le penne del pavone cosparse di occhi rappresentano il trapasso al mondo celeste del deva perché la sostanza psichica può concentrarsi con forza particolare nella ruota del pavone stesso.
La stessa cultura cristiana fece delle penne del pavone che sta presso l’albero cosmico il simbolo della fede nella risurrezione.

Per gli indiani Pueblo le cannucce delle penne sono le portatrici della sostanza delle preghiere che vengono offerte al dio del sole.
Si direbbe che le ali di Gabriele, di cui parla il mistico Sohrawardî, si adattino perfettamente al mondo dei suoni. Secondo la dottrina di Sohrawardî, nel fruscio dell’ala dell’arcangelo si manifesta l’ultima delle «parole di luce» pronunciate una volta dal creatore.
Il mondo intero fluisce da quelle ali. L’ala destra è pura luce divina, mentre l’ala sinistra è alquanto oscurata perché coperta dall’ombra del nostro mondo sensibile. A questo punto, chi non penserebbe alla A luminosa e alla U buia delle ali di Brâhman o di Âtman?

(Schneider, Il significato della musica)