Galles – La morte di Lleu Llaw Gyffes

BlodeuweddUn giorno Lleu Llaw Gyffes si recò a Caer Dathyl per rendere visita a Math figlio di Mathonwy.
Quel giorno Blodeuwedd andò a passeggio nei dintorni della corte. Si sentì il suono d’un corno, e subito ella vide passare un cervo stanco inseguito dai cani e dai cacciatori. Dietro ai cani e ai cacciatori veniva un gruppo di persone a piedi.

«Mandate un valletto – ella disse – a chiedere chi è quella gente».
Un valletto uscì e chiese chi fossero.
«Le genti di Gronw il Forte, signore del Penllyn», essi risposero.
Il valletto tornò a riferire. Quanto a Gronw, egli continuò a inseguire il cervo, lo raggiunse sulla riva del fiume Kynvael e l’uccise. Fu intento a scuoiarlo e a dare la curée ai cani, finché lo raggiunse la notte.

Quando vide che il giorno calava e la notte si avvicinava, egli passò dinanzi all’ingresso della corte.
«Di certo – disse Blodeuwedd – questo signore parlerà male di noi se, a simile ora, lasceremo che si rechi altrove senza invitarlo».
«Di certo, principessa – risposero le sue genti – sarebbe meglio invitarlo».

Messaggeri andarono a comunicargli l’invito. Egli accettò con piacere e si recò a corte. Ella gli andò incontro per augurargli il benvenuto e salutarlo.
«Principessa – egli disse – Dio ti renda merito della tua buona accoglienza».
Si disarmò, ed essi sedettero.
Blodeuwedd lo guardò e, da quell’istante, non vi fu più parte di lei che non fosse piena d’amore per lui. Anch’egli posò gli occhi su di lei e fu invaso dai medesimi sentimenti. Non poté nasconderle il proprio amore, e glielo disse. ella ne fu ben lieta. Quella sera, l’amore che avevano concepito l’uno per l’altra fu il loro unico oggetto di conversazione. Non tardarono molto a unirsi: quella stessa notte si coricarono insieme.

L’indomani, egli volle partire.
«Certo che no – ella disse – questa sera tu non ti allontanerai da me».
Essi trascorsero la notte insieme e si consultarono per decidere come avrebbero potuto vivere uniti.
«Non c’è che un modo – egli disse. – Bisogna che tu cerchi di sapere da lui in quale maniera è possibile dargli la morte, ma fingendo per lui la massima sollecitudine».

L’indomani, Gronw volle partire.
«Invero – ella disse – non sono dell’avviso che tu ti allontani oggi da me».
«Poiché questo è il tuo avviso, io non me ne andrò – egli rispose. – Benché vi sia da temere che ritorni il signore di questa corte».
«Ebbene, domani ti concederò di andare».
L’indomani, egli volle partire ed ella non si oppose.
«Ricorda – egli disse – ciò che ti ho detto; incalzalo con le domande e fingi sollecitudine d’amore; fa’ di tutto per sapere da lui in qual modo potrebbe venirgli la morte».

Quella sera Lleu Llaw Gyffes fece ritorno.
Essi trascorsero il tempo in conversazioni, musica, festa e, alla notte, si coricarono insieme. Egli le rivolse la parola una volta, poi una seconda, senza ottenere risposta.
«Cos’hai? – le chiese. – Non stai bene?».
Lleu-mostra-a-Blodeuedd«Riflettevo – ella rispose – a cosa che non indovineresti mai: sono preoccupata al pensiero della tua morte, nel caso tu te ne vada prima di me».
«Dio ti renda merito per la tua sollecitudine: ma se non è Dio a metterci mano, non è facile uccidermi».
«Per l’amore di Dio e per l’amore che mi porti, vorresti dirmi in che modo potresti essere ucciso? Ché, per quanto riguarda le precauzioni, io ho miglior memoria di te».
«Volentieri. Non è facile uccidermi colpendomi. E per fabbricare la lancia che possa colpirmi occorrerebbe un anno di lavoro, da farsi solamente durante la messa della domenica».
«È davvero così?».
«Certo. E non mi si può uccidere in una casa, né fuori; non mi si può uccidere se sono a cavallo, né se sono a piedi».
«Ebbene, dunque in che modo ti si può uccidere?».
«Te lo dirò: bisognerebbe prepararmi un bagno sulla riva d’un fiume, costruire un tetto sopra la tinozza e rivestirlo di cannicci ermeticamente stretti tra loro, portare un capro e metterlo accanto alla tinozza. Se io allora mettessi un piede sulla groppa del capro e l’altro sul bordo della tinozza, chiunque mi colpisse in questa posizione, mi potrebbe dare la morte».
«Ne rendo grazie a Dio, è cosa facile da evitare».

Appena ottenuta tale rivelazione, ella la fece riferire a Gronw il Forte, il quale si mise all’opera per fabbricare la lancia. In capo a un anno fu pronta. Lo stesso giorno ne mandò notizia a Blodeuwedd.
«Signore – disse ella a Lleu – mi domando come potrebbe realizzarsi ciò che mi hai detto tempo fa. Vuoi mostrarmi come faresti a tenerti ritto sull’orlo di una tinozza e sul capro, se ti preparo io stessa il bagno?».
«Te lo mostrerò», egli rispose.

Ella mandò ad avvertire Gronw che si ponesse in agguato sul colle che oggi è detto la Collina del Combattimento, sulla riva del fiume Kynvael. Fece riunire tutti i capri che trovò nelle cantref e li condusse di là dal fiume, di fronte alla collina.
L’indomani disse a Lleu: «Signore, ho fatti preparare il tetto di cannicci e il bagno. Ecco, sono pronti».
«Bene – rispose lui – andiamo pure a vedere».

Andarono a vedere il bagno.
«Vuoi entrare nel bagno, Signore?», disse lei.
«Volentieri», egli rispose.
Vi entrò e fece il bagno.
«Signore – disse lei – ecco gli animali che hai detto chiamarsi capri».
«Ebbene – egli rispose – fanne prendere uno e ordina che lo portino qua».

Lleu-aquilaIl capro fu portato. Lleu uscì dal bagno, indossò le brache e mise un piede sull’orlo della tinozza e l’altro sulla groppa del capro.
Allora Gronw si alzò nascosto dal colle chiamato la Collina del Combattimento e, appoggiandosi su un ginocchio, scagliò la lancia avvelenata e colpì Lleu nel fianco con tale violenza che l’asta restò fuori, ma il ferro rimase nel corpo. Gettando un grido stridulo, Lleu si alzò in volo sotto forma di aquila e non fu più rivisto.

Non appena fu scomparso, Gronw e Blodeuwedd si recarono a corte e, quella stessa notte, si coricarono insieme. E il giorno dopo Gronw si alzò e prese possesso dell’Ardudwy.
Dopo essersene impadronito, lo governò e divenne signore dell’Ardudwy e del Penllyn.

(Mabinogion: Math figlio di Mathonwy)