Non so cosa mi capitò di sognare quella notte.
Al risveglio tutti i miei desideri avevano sete.
Sembrava che dormendo avessero attraversato deserti.
Tra il desiderio e la noia
la nostra inquietudine ondeggia.
Desideri! Quand’è che vi stancherete?
Oh! oh! oh! oh! questa piccola voluttà che passa – e che presto sarà passata! –
Ahimé, ahimé! So come prolungare la mia sofferenza; ma il mio piacere non so domarlo.
Tra il desiderio e la noia la nostra inquietudine ondeggia.
E l’umanità tutta intera m’è parsa come un malato che si rivolta nel letto per dormire – che cerca il riposo e non trova neppure il sonno.
I nostri desideri hanno già attraversato parecchi mondi;
mai si sono saziati.
E la natura intera si tormenta,
tra sete di riposo e sete di voluttà.
Abbiamo gridato d’angoscia
negli appartamenti deserti.
Siamo saliti su certe torri
da cui non si vedeva che la notte.
Cagne, abbiamo guaito di dolore
lungo sponde inaridite;
leonesse, abbiamo ruggito nell’Aurès, e abbiamo brucato, cammelle, il fuco grigio dei laghi salati, succhiato il succo di steli cavi – ché l’acqua non abbonda nel deserto.
Abbiamo attraversato, rondini,
vasti mari senza nutrimento;
cavallette, per nutrirci abbiamo devastato ogni cosa.
Alghe, ci hanno sballottato le tempeste;
fiocchi, ci hanno rotolato i venti.
Oh, per un immenso riposo, auguro la morte salutare; e che infine il mio desiderio estenuato non possa più prestarsi a nuove metempsicosi.
Desiderio! Ti ho trascinato per le strade; ti ho desolato nei campi; ti ho ubriacato nelle città; ti ho ubriacato senza dissetarti; – ti ho bagnato nelle notti piene di luna; ti ho portato a spasso ovunque; ti ho cullato sulle onde; ho voluto addormentarti sui flutti… Desiderio! Desiderio! Che farti? Che vuoi dunque? Quand’è che ti stancherai?
(Gide, I nutrimenti terrestri)