Vassalli – La cometa dei poeti

COMUNE DI MARRADI
Modula informativa
per l’ammissione dei mentecatti nel Manicomio di Firenze

Ammesso: Dino Campana

Notizie personali

Cognome e nome del malato Dino Campana
Età professione
Se povero o benestante
Anni 23 – Studente – Benestante
Luogo di nascita Marradi
Domicilio Marradi (Firenze)
Genitori Giovanni – Maestro elementare
Luti Francesca – atta a casa
Celibe

Notizie storiche

Carattere morale dello sviluppo della
pazzia, abitudini e occupazioni consuete
Il malato è molto studioso; conosce
varie lingue ed è iscritto al 3° anno di Chimica.
Ha ingegno pronto e vivace
Se fra i parenti del malato vi sono
o vi furono alienati, e quali
Uno zio del malato è morto in
Manicomio
Se l’individuo sia stato altre volte affetto
da pazzia o qualunque altra infermità
Il paziente è stato altra volta
ricoverato nel manicomio di Imola
Cause fisiche e morali Eredità – Alcolismo
Epoca e modo di sviluppo della pazzia,
se intermittente o continua
Dall’epoca in cui è uscito dal
Manicomio di Imola ad intervalli ha
dato ripetutamente segni di pazzia
Manifestazioni sintomatiche attuali
tanto fisiche che psichiche della pazzia
Il malato è oltremodo trascurato in famiglia
ed in società, tanto da attirare l’attenzione
dei ragazzi che l’incontrano per le strade.
Ha un odio speciale colla sua mamma,
che è dovuta andar via di casa. È pericoloso
specialmente dopo eccessive libazioni.
Ripetutamente ha minacciato varie persone
sia in luoghi pubblici, sia sulla pubblica via

Cura pratica

Diagnosi della forma di pazzia e,
se possibile, della natura di essa
Demenza precoce ? ?
Dichiarazione delle ragioni per le quali il
medico sottoscritto ritiene necessaria
la custodia e cura del mentecatto
in Manicomio
È pericoloso per le persone di famiglia e per gli
altri

Marradi, li 9 aprile 1909

Firma del medico
dott. Augusto Pellegrini

***

cometa-Halley

M’alzo per chiudere la finestra e m’incanto a guardare le stelle anzi «i bagliori magnetici delle stelle» che questa sera anche a me dicono «l’infinità delle morti». – Sono tutti morti. Tutti i personaggi di questa storia: i letterati, gli psichiatri, i notabili di Marradi, i pazzi, i savi, i futuristi, i «ragazzi del 99»… Tutti.
Sola, nell’abisso del cielo, la Cometa di Halley continua instancabile a tessere le sue orbite fin quasi ai limiti stessi dello spazio e del tempo. Dicono i libri degli astronomi che questa Cometa attraversa il sistema solare ogni 76 anni, e che riapparirà nel 1986: ed io mi sono persuaso che nella complicata armonia dell’Universo ci sia un segreto rapporto tra la Cometa di Halley («Qual ponte, muti chiedemmo, qual ponte abbiamo noi gettato sull’infinito, che tutto ci appare ombra di eternità?») e la poesia degli umani; che ad ogni passaggio della stella corrisponda il passaggio di un poeta. Un poeta ogni 76 anni… Non particolarmente grande, né famoso, né tenuto in seria considerazione. Un «ragazzo» (boy), un «primitivo» che attraversa il mondo senza trovare i suoi contemporanei e viene fatto a pezzi dalle persone che più gli sono vicine: i familiari, i conoscenti, i presunti «colleghi». «They were all torn / and cover’d with / the boy’s / blood».

Certo, Papini ha ragione. Dino Campana, misurato col suo metro, non è «autentico e grande poeta». Ma c’è una frase del manoscritto ritrovato nell’armadio di Soffici (stava lì da sessant’anni, non s’era mai mosso) con cui Dino gli risponde, gli dice: «Essere un grande artista non significa nulla: essere un puro artista ecco ciò che importa».
Guerrini-ritratto-CampanaQuesta frase, in epigrafe al libro, racchiude in sé «la vita di Leopardi nel suo significato» e racchiude anche la vita di Dino Campana, di cui lascia intendere il pensiero sulla grandezza dei poeti. – Il grande poeta – dice Dino – è un uomo che vive tutt’intero nel suo presente e lì finisce: come Papini o D’Annunzio. Non ha contemporanei sparpagliati in tutte le epoche, non ha dialogo con chi già è passato e con chi ancora deve nascere. La sua ombra non è «ombra di eternità». È un uomo, in fondo, normale; uno che diventa grande poeta come un altro diventa direttore della Cassa di Risparmio, con un poco di applicazione, un poco di talento ed un poco di circostanze favorevoli.
Di questi grandi poeti, impiegati solleciti del loro Tempo, del loro Principe, del loro Editore, sono piene le epoche ed i libri. Ma nel pensiero di Dino c’è un futuro in cui l’umanità avrà finalmente capito che la poesia può giovarle soltanto a una condizione: d’essere fuori del tempo e dei suoi traffici. Un ponte sull’infinito, un messaggio lasciato a chi non c’è da chi non torna più indietro…

Penso a Leopardi, a Campana. – Leopardi colloca la poesia nel passato e nell’infanzia dell’uomo («Poeti non erano se non gli antichi, e non sono ora se non i fanciulli, o giovanetti, e i moderni che hanno questo nome non sono altro che filosofi»): tratto in inganno dal fatto che il trascorrere dei secoli generalmente cancella la poesia dei «grandi» ed esalta quella dei «primitivi», dei boys
Campana esprime la speranza che il «puro artista», esiliato da sempre nel presente, possa trovare una patria nel futuro grazie ad un cambiamento del gusto che faccia «tornare di moda» i «primitivi» come lui: ma le cose non sono così semplici.

Perché l’umanità cessi di avere un rapporto cannibalesco nei confronti dei «puri artisti» occorre altro e di più che una maturazione estetica, che i contemporanei sappiano riconoscere – per esempio – la necessità storica del signor François Villon e la superfluità dei «grandi artisti» Jean Molinet, Meschinot de Nantes, Guillaume Crétin (nomi autentici).
Non è solo questione di estetica. Occorre una crescita di civiltà e di cultura che porti gli umani a tollerare l’esistenza, oggi più che mai considerata aberrante, di persone che rappresentano «il tipo morale superiore»; che gli impedisca d’inchiodarle alle croci, di decollarle sui patiboli, di arrostirle sui roghi. Di chiuderle nei manicomi e nelle galere. Di costringerle a suicidarsi o ad isolarsi dal mondo…

Kush-cometa-Halley

Quante volte la Cometa di Halley è passata dal cielo dell’uomo? Tra i poeti da lei «tracciati» ci sono Gesù Cristo e Giovanna d’Arco, François Villon e Tommaso Campanella, Gérard de Nerval e Friedrich Nietzsche (anche lui vittima, come Dino, della Spirochaeta pallida); per non citarne che alcuni.
E tutt’a un tratto mi sorprendo, qui alla finestra dell’albergo Lamone e davanti alle stelle di Marradi, a pensare al prossimo poeta, quello del 1986: «Sarà un ragazzo, – mi dico. – Un poco primitivo, come Dino. In rotta coi contemporanei. Non avrà fortuna con gli editori e sarà considerato un pazzo, uno che nulla ha capito di ciò che è il vivere comune. Finirà male: come lui».

Naturalmente non conosco la sua opera, ma ne so alcuni presupposti. So che il suo cielo, a differenza di questo in cui «frati e poeti hanno fatto la tana come i vermi», sarà un cielo «non deturpato dall’ombra di Nessun Dio». So che non cadrà nella trappola delle teorie dell’arte; che non baratterà la poesia con «machiavellismo, tecnica cerebrale, frasaismo borghese»; che non presumerà di rinnovarla «per forza di pottate». (Con rabbia, con angoscia, mi chiedo: «Come abbiamo potuto, noialtri, prestare orecchio ancora una volta ai Papini e ai Soffici di turno?»). So che non apparterrà a nessun «volgo» di «minorenni»: Bosch-pesce-volanteche penserà, come Dino, che «tutto è sforzo individuale». Infine, so che avrà negli orecchi e nel cuore la «poesia italiana che fu»…

S’è fatto tardi. Dal bar, che è proprio sotto la mia stanza, giungono voci di ubriachi. Chissà quante volte «il matto» è stato qua. Chissà quante volte i suoi compaesani gli hanno offerto da bere per poi «riderlo» fino sul viale Baccarini, fino sul ponte del Lamone…

Accendo la luce. La valigia appoggiata al calorifero mi ricorda che «l’infinità delle morti» continua tra le mie carte, che sono morti anche i primi a cui, tredici anni fa, parlai del «caso Campana»: Daniele Ponchiroli e Franco Basaglia, lo psichiatra che più di ogni altro s’è battuto per il superamento del regime manicomiale del 1904. E dovrei ringraziare, come s’usa, un centinaio di persone […]

Soprattutto tengo a precisare che non mi sento «biografo», che con ogni probabilità non scriverò mai più una biografia, né di poeti né d’altri. –
Io cercavo un personaggio con certi particolari connotati. Il caso me l’ha fatto trovare nella realtà storica e da lì l’ho tirato fuori: con accanimento, con scrupolo, con spirito di verità. (Per quanto tutto nel mondo sia passibile di ulteriori sviluppi, non credo che sul poeta Campana ci sia più molto da scoprire). Ma se anche Dino non fosse esistito, io ugualmente avrei scritto questa storia e avrei inventato quest’uomo meraviglioso e «mostruoso», ne sono assolutamente certo. L’avrei inventato così.

(Vassalli, La notte della cometa)