Abd al Wahhab al Bayati – La Signora delle sette lune

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La Signora delle sette lune
errando nel suo profondo estrae
i rubini del Giorno mitico – e sogna
la stella polare – e il ricordo del tempo immerso
nel carro degli zingari che dietro la pioggia incalzano
la gioia – la luce – canta per la notte argiva
e il rivo selvatico che arriva dal Tauro
e dalle intorpidite alture del Turkestan –
canta la Signora delle sette lune –
errava nel suo profondo – e in sogno pregava
per la stella della sua carovana
nel mar Nero.

Disse: ti amo.
Disse: sono partiti gli argivi, e navi sono giunte che
coprono la superficie del mare e lanciano passerelle a terra.
Disse: partiremo da questa terra per Parigi l’estate
prossima, dalle intorpidite alture del Turkestan –
Disse: la morte in questo mondo sta perdendo senso –
Sulla bocca della notte la mia bocca, rubino del Giorno
mitico –
la stella polare brilla alla finestra del mare –
sei lontano –
in sogno ti vedo camminare solo sui marciapiedi di città
bianche – morire solo, esule in esilio –
Disse: ti amo –
Disse: la Signora delle sette lune erra nel suo profondo, ma
l’ho vista nel chiarore del Giorno del mondo, per strada –
Disse: in questo mondo la morte ha cominciato a perder senso,
mi sei lontano, ti sono lontana.

Il mio regno è il patrimonio dei miei avi
si estende, si estende
ne attendo l’estensione.

La Veggente, a Tebe dalle sette porte,
disse: non guardare indietro
la rosa disse all’estate,
sul mio destriero per il mediterraneo
seguo la voce della Veggente
verso le isole elleniche.

Milano è affondata nel mare.

Il rivo selvatico che arriva dal Tauro e dalle intorpidite
alture del Turkestan disse alla Signora delle sette lune:
oh luna dell’amore, vieni fuggiamo verso i monti della notte
verso Parigi, vieni a cavalcare le onde del mare – Egeo –
le isole elleniche hanno lanciato a mare le passerelle,
il mare è ingrato, Milano è emersa tra vele bianche –
vieni fuggiamo verso i monti della notte – vieni –

Disse: ti amo

e tese la mano verso la luna crocifissa sul portale della casa
dello sposo addormentato come l’Orsa Maggiore ai confini del deserto –
Disse: in questo mondo la morte ha cominciato a perder senso –
mi tese l’altra mano – la meteora è caduta nel bosco,
ha bruciato tutti gli alberi – le isole elleniche
affondano nelle mie lacrime, Elena canta dall’Olimpo – vieni –

mi è corsa incontro, le mani si sono incontrate –
abbiamo sostato sotto le mura – le città d’argilla piangono,
la rossa estate indiana cavalca sul nero destriero del sole –
mi sei lontano, ti sono lontana

il veggente cieco
legge nello specchio del mediterraneo
appare la mia padrona,
la Signora delle sette lune.

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(Abd al Wahhab al Bayati, Poesie in esilio)