Lacan – La «folla» nel sogno di Irma

Freud prende Irma e inizia a rivolgerle rimproveri, invettive – È tutta colpa tua, se mi avessi ascoltato, sarebbe andata meglio. Inversamente Irma dice – Non puoi sapere come fa male qua e là, gola, ventre, stomaco. E poi dice che qualcosa la soffoca.
Freud allora è abbastanza impressionato, e inizia a manifestare qualche inquietudine. La luna-mongolfierachiama alla finestra e le fa aprire la bocca.
Tutto ciò avviene dunque su un fondo di discussione e di resistenza – resistenza non solo a ciò che Freud propone, ma anche all’esame. […]

È intorno a questa resistenza che ruotano le associazioni di Freud. Esse mettono in evidenza che Irma è ben lungi dall’essere la sola in causa, sebbene lei sola appaia nel sogno. Tra le persone che sono sich streichen [soppresse, coperte da Irma] ce ne sono in particolare due che non sono meno problematiche per il fatto di essere simmetriche – la moglie di Freud stesso che in quel momento, come si sa peraltro, è incinta, e un’altra malata.

Sappiamo il ruolo estremamente importante avuto dalla moglie nella vita di Freud. Per lei provava un attaccamento non solo familiare, ma coniugale, altamente idealizzato. Sembra, tuttavia, da alcune sfumature, che gli abbia arrecato, su certi piani istintuali, qualche delusione. Quanto alla malata, è per così dire la malata ideale, poiché non è una malata di Freud, è abbastanza graziosa e certo più intelligente di Irma, di cui si tende a dipingere negativamente le capacità di comprensione. Un ulteriore elemento di attrazione è che non chiede aiuto a Freud, il che lo pone nella posizione di augurarsi che un giorno possa domandarglielo. Ma per la verità non ci spera molto. In breve, è in un ventaglio che va dal più puro interesse professionale fino a tutte le forme di miraggio immaginario, che la donna si presenta e che si situa la relazione con Irma.

Nel sogno stesso Freud si mostra così come è e, in esso, il suo ego si trova perfettamente a livello del suo ego vigile. Come psicoterapeuta, si occupa in modo diretto dei sintomi di Irma, che sono sì un po’ modificati in rapporto alla realtà, ma leggermente. Irma stessa è appena distorta.
Ciò che mostra, lo mostrerebbe altrettanto se la si osservasse da vicino in stato di veglia. Se Freud analizzasse i suoi comportamenti, le sue risposte, le sue emozioni, il suo transfert in ogni istante del dialogo con Irma, vedrebbe anche che dietro Irma c’è sua moglie, che ne è l’amica assai intima, come pure la giovane donna seducente che è lì a due passi e sarebbe una ben migliore paziente di Irma.

Bond-donna-in-mare

Qui siamo a un primo livello, in cui il dialogo rimane asservito alle condizioni della relazione reale, nella misura in cui è interamente invischiata nelle condizioni immaginarie che la limitano, e che per il momento mettono in difficoltà Freud.
Tutto ciò porta lontano. Una volta ottenuto che la paziente apra la bocca – è di questo che appunto si tratta nella realtà: che non apre la bocca – ciò che vede in fondo, le conche nasali coperte da una membrana biancastra, è uno spettacolo schifoso. Per questa bocca ci sono tutte le significazioni di equivalenza, tutte le condensazioni che volete. Tutto si mescola e si associa in questa immagine, dalla bocca all’organo sessuale femminile, e passando per il naso – Freud poco prima o poco dopo si fa operare, da Fliess o da un altro, alle conche nasali.

C’è qui un’orribile scoperta, quella della carne che non si vede mai, il fondo delle cose, il rovescio della faccia, del viso, gli spurghi per eccellenza, la carne in quanto sofferente, informe, in quanto la sua forma è per se stessa qualcosa che provoca l’angoscia.
Visione di angoscia, identificazione di angoscia, ultima rivelazione del tu sei questoTu sei questa cosa che è la più lontana da te, la più informe.
È di fronte a questa rivelazione tipo Mene, Tekel, Peres [sono le tre parole scritte dalla mano che all’improvviso apparve alla corte del re babilonese Baldassarre: Contati, Mene-Tekel-PeresBilanciati, Divisi: Daniele, 5: 25], che Freud arriva, all’apice del suo bisogno di vedere, di sapere, che si esprimeva allora nel dialogo dell’ego con l’oggetto. […]

A partire da questo momento non si parla più di Freud. Egli chiama in soccorso il professor M., perché lui non ci capisce un tubo. Non che per questo ne troverà uno migliore, di tubo.
Il dottor M., personalità predominante nell’ambiente, come lo chiama lui – non ho identificato chi è –, è un tipo assolutamente degno di stima nella vita pratica. Certo non ha mai fatto molto male a Freud, ma non è sempre del suo parere, e Freud non è tipo da ammetterlo facilmente.

Ci sono anche Otto e il compagno Leopold, che fa lo sgambetto al compagno Otto. Agli occhi di Freud, questo è un merito notevole, e li paragona all’ispettore Bräsig e al suo amico Karl. L’ispettore Bräsig è un tipo furbo, che però sbaglia sempre, perché non fa ben attenzione alle cose. Il compagno Karl, che è a suo fianco, invece ci fa caso e all’ispettore non resta che andargli dietro.
Con questo trio di clown, vediamo stabilirsi intorno alla piccola Irma un dialogo che salta di palo in frasca, che ricorda il gioco delle frasi interrotte, se non, addirittura, il noto dialogo tra sordi.

Tutto questo è estremamente ricco e non faccio che riassumere. Appaiono le associazioni che ci mostrano il vero significato del sogno. Freud si accorge che si trova così discolpato di tutto, secondo il ragionamento del paiolo bucato. I tre sono così ridicoli che chiunque avrebbe l’aria di un dio a paragone di simili macchine da assurdità. Questi personaggi sono tutti significativi, in quanto sono personaggi dell’identificazione in cui risiede la formazione dell’ego.

Il dottor M. corrisponde a una funzione che è stata fondamentale per Freud, quella del fratellastro Philipp, il quale, come ho detto in un altro contesto, era il personaggio essenziale per capire il complesso edipico di Freud. Se Freud è stato introdotto all’Edipo in modo tanto decisivo per la storia dell’umanità, è evidentemente perché aveva un padre, il quale, da un primo matrimonio, aveva già due figli, Emanuel e Philipp, vicini di età, con tre anni di differenza, ma già in età da essere ciascuno il padre del piccolo Freud Sigmund, nato da una madre della stessa età del suddetto Emanuel.
Questo Emanuel è stato per Freud l’oggetto di orrore per eccellenza. Si è perfino creduto fratellastro-paintche ogni orrore fosse concentrato su di lui – a torto, perché Philipp ha avuto la sua parte. È lui che ha fatto mettere dietro le sbarre la buona vecchia nutrice di Freud, alla quale si attribuisce un’importanza smisurata, dato che i culturalisti hanno voluto annettere Freud al cattolicesimo grazie alla sua mediazione.

Resta nondimeno che i personaggi della generazione intermedia hanno avuto un ruolo considerevole. Si tratta di una forma superiore che permette di concentrare gli attacchi aggressivi contro il padre senza avvicinarsi troppo al padre simbolico che, quanto a lui, è veramente in un cielo che, se non è quello della santità, non per questo ha perso la sua estrema importanza. Il padre simbolico resta intatto grazie a questa divisione delle funzioni.

Il dottor M. rappresenta questo personaggio ideale costituito dalla pseudo-immagine paterna, il padre immaginario. Otto corrisponde a quel personaggio che ha avuto un ruolo costante nella vita di Freud, il familiare e intimo che è allo stesso tempo amico e nemico, che da un momento all’altro diventa da amico nemico. E Leopold ricopre il ruolo del personaggio idoneo a contrastare sempre il personaggio dell’amico-nemico, del caro nemico.

Ecco dunque un’altra triade, tutt’altra dalla precedente, ma che pure è nel sogno. L’interpretazione di Freud ci serve per comprenderne il senso. Ma qual è il suo ruolo nel sogno? Essa gioca con la parola, la parola decisiva e giudicativa, con la legge, con ciò che tormenta Freud sotto la forma – Ho torto o ragione? Dov’è la verità? Dove porta il problema? Dove mi trovo?

La prima volta abbiamo visto tre personaggi femminili accompagnare l’ego di Irma. Freud nota che c’è una tale abbondanza di intersezioni che alla fine le cose si annodano e si giunge a chissà quale mistero.
Quando analizziamo questo testo, dobbiamo tener conto del testo intero, note comprese. In questa occasione, Freud evoca quel punto delle associazioni in cui il sogno va a ultima-orainserirsi nell’ignoto, che chiama il suo ombelico.
Giungiamo così a ciò che sta dietro il trio mistico. Dico mistico perché ora ne conosciamo il senso. Delle tre donne, delle tre sorelle, dei tre scrigni, Freud ci ha poi dimostrato il senso. L’ultimo termine è la morte, semplicemente.

È proprio di questo che si tratta. Lo vediamo anche apparire nel bel mezzo del baccano delle parole nella seconda parte. La storia della membrana difterica è direttamente legata alla minaccia, estremamente grave, di due anni prima sulla vita di una delle figlie di Freud. Freud l’ha presa come una punizione per una inaccortezza terapeutica commessa somministrando in dosi eccessive un medicinale, il sulfonal, a una delle sue pazienti, ignorando che il suo uso continuato poteva produrre effetti nocivi. Vedeva lì il prezzo pagato per il suo errore professionale.

Nella seconda parte, i tre personaggi giocano tra loro il risibile gioco di rilanciarsi la palla sulle questioni fondamentali per Freud – Qual è il senso della nevrosi? Qual è il senso della cura? Qual è la fondatezza della mia terapia delle nevrosi?
E dietro tutto questo, c’è il Freud che sogna essendo un Freud che cerca la chiave del sogno. Ecco perché la chiave del sogno deve essere identica alla chiave della nevrosi e alla chiave della cura.

Come nella prima tappa c’è un acme, quando emerge la rivelazione apocalittica di cui si trattava, così c’è un vertice nella seconda parte. Di colpo, immediatamente, unmittelbar, come nella convinzione delirante in cui a un tratto sapete che è proprio quello lì che ce l’ha con voi, essi sanno che il colpevole è Otto. Ha fatto un’iniezione. Si cerca – … propilepropilene
A questo si associa la storia comica del liquore «ananas» di cui, la vigilia, Otto ha fatto omaggio alla famiglia. Stappato, sapeva di acquavite scadente. Qualcuno ha detto – Diamolo alla servitù. Ma Freud, più umano, dice, osserva gentilmente – Ma no, anche a loro potrebbe far male. Ne esce, scritto in grassetto, al di là del baccano delle parole, come il Mene, Tekel, Peres della Bibbia, la formula della trimetilamina. Vi scrivo la formula.

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Questo chiarisce tutto, trimetilamina.
Il sogno non assume il suo senso unicamente dalla ricerca di Freud sul senso del sogno. Può continuare a porsi la questione perché si domanda se tutto questo abbia a che fare con Fliess, nelle cui elucubrazioni la trimetilamina ha un ruolo per quanto riguarda i prodotti di decomposizione delle sostanze sessuali.

Effettivamente – mi sono informato – la trimetilamina è un prodotto di decomposizione dello sperma ed è ciò che gli là l’odore ammoniacale quando lo si lascia decomporre all’aria.
Il sogno, culminato una prima volta, mentre l’ego era lì, sull’immagine orrifica che ho detto, culmina una seconda volta alla fine in una formula scritta, col suo lato di Mene, Tekel, Peres, sulla muraglia, al di là di ciò che non possiamo non identificare come la parola, il rumore universale.

Come un oracolo, la formula non dà risposta a checchessia. Ma il modo stesso in cui si enuncia, il suo carattere enigmatico, ermetico, è la risposta alla questione del senso del sogno. La si può ricalcare sulla formula islamica – Non c’è altro Dio che Dio. Non c’è altra formula-trimetilamina-risoltaparola, altra soluzione al vostro problema, che la parola.
Possiamo prendere in esame la struttura di questa parola, che qui si presenta in una forma eminentemente simbolica, poiché è fatta di segni sacri.

Questi tre che ritroviamo sempre: ecco dov’è, nel sogno, l’inconscio – ciò che è al di fuori di tutti i soggetti. La struttura del sogno mostra a sufficienza che l’inconscio non è l’ego del sognatore, che non è Freud in quanto il Freud che prosegue la sua conversazione con Irma. È un Freud che ha attraversato il suo più grande momento di angoscia, in cui il suo io si identificava del tutto nella sua forma più inconstituita. È letteralmente sgattaiolato via, ha fatto appello, come egli stesso scrive, al consesso di tutti coloro che sanno. È svanito, riassorbito, abolito dietro di loro.
E infine un’altra voce prende la parola. Ci si può divertire sull’alfa e l’omega della cosa. Ma sarebbe la stessa frottola anche se avessimo N al posto di AZ – potremmo chiamare Nemo questo soggetto fuori del soggetto che designa tutta la struttura del sogno.

Sogno che ci insegna dunque: ciò che è in gioco nella funzione del sogno è al di là dell’ego; l’inconscio è ciò che nel soggetto è del soggetto e non è del soggetto.
Poco importa a questo punto l’iniezione fatta da Otto con una siringa sporca. Ci si può divertire parecchio su questa siringa d’uso familiare, che in tedesco si accompagna con tutte le risonanze date in francese dal verbo glicer, spruzzare.

Sappiamo, da ogni sorta di piccoli indizi, l’importanza dell’erotismo uretrale nella vita di Freud. Un giorno che sarò in vena, vi mostrerò che sino a età avanzata, Freud ha avuto da quel lato qualcosa che fa eco in modo netto al ricordo della sua minzione nella stanza dei genitori.
Egli osserva che senza dubbio c’era un piccolo vaso da notte e che non ha potuto fare pipì per terra – Freud non precisa se l’ha fatta nel vaso da notte materno o sul tappeto o sul pavimento. Ma tutto questo è di secondaria importanza.

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L’importante, e questo sogno lo mostra, è che i sintomi analitici si producono nel flusso di una parola che cerca di passare. Essa incontra sempre la doppia resistenza di ciò che per oggi chiameremo, dato che è tardi, l’ego del soggetto e la sua immagine. Finché queste due interposizioni offrono una resistenza sufficiente, esse si illuminano, per così dire, nell’interno di questo flusso, diventano fosforescenti, folgoranti.

È quanto avviene nella prima fase del sogno, durante la quale Freud si trova sul piano della resistenza, mentre gioca con la sua paziente. A un certo punto, poiché doveva essere andato abbastanza avanti, la cosa finisce. È proprio perché Freud è preso da una tale passione di sapere, che passa oltre.
Il vero valore inconscio del sogno, quali che siano gli echi primordiali e infantili, è la ricerca della parola, l’affrontare direttamente la realtà segreta del sogno, la ricerca del significato in quanto tale. È in mezzo a tutti i suoi colleghi, al consenso della repubblica di coloro che sanno – giacché se nessuno ha ragione, tutti hanno ragione, legge paradossale e rassicurante a un tempo –, è in mezzo a questo caos che si rivela a Freud, Klee-danza-angosciain questo momento originale in cui la sua dottrina nasce, il senso del sogno – che non c’è altra parola del sogno che la natura stessa del simbolico.

Voglio anch’io introdurvi alla natura del simbolico dicendovi, perché vi serva da punto di riferimento: i simboli hanno valore di simboli.
Un passaggio è compiuto. Dopo la prima parte, la più carica, immaginaria, alla fine del sogno entra ciò che potremmo chiamare la folla. Ma è una folla strutturata, come la folla freudiana.
Ecco perché preferirei introdurre un altro termine, che lascio alla vostra meditazione con tutti i doppi sensi che comporta – l’immistione dei soggetti.

I soggetti entrano e si occupano delle cose – questo può essere il primo senso. L’altro è il seguente: un fenomeno inconscio che si svolge su un piano simbolico, come tale decentrato rispetto all’ego, avviene sempre tra due soggetti.
Dal momento che la parola vera emerge, mediatrice, essa ne fa due soggetti molto diversi da ciò che erano prima della parola.
Questo significa che iniziano a essere costituiti come soggetti della parola solo a partire dal momento in cui la parola esiste, e non c’è un prima.

(Lacan, Il Seminario: 2)