Tanto tempo fa, un uomo molto vecchio e sua moglie vivevano soli e cacciavano la selvaggina, ma questa era scarsa ed essi erano affamati.
Un giorno, l’uomo scoprì le tracce dei bisonti e le seguì fino al luogo dove gli animali s’erano fermati. Ma quando vi giunse non trovò che un grosso grumo di sangue, che avvolse nella sua camicia e portò a casa.
Il vecchio disse alla moglie di far bollire quel sangue, ed essa lo mise in una marmitta con dell’acqua che aveva attinto al ruscello. Ma prima che l’acqua cominciasse a bollire, udirono delle grida provenire dalla pentola.
L’uomo si precipitò a vedere e nella pentola, a protestare, c’era un bimbo – un piccolo bimbo, che si era in qualche modo formato da quel grumo di sangue.
L’anziana coppia lo lavò e lo coprì. Sicché, il mattino dopo il bimbo scoppiava di salute: era anzi diventato molto più grande, e durante il giorno continuò a crescere così rapidamente che in poco tempo poté trascinarsi da solo per la capanna.
Il secondo mattino si svegliò che era già in grado di camminare un poco, ed entro il terzo giorno camminava ormai con facilità.
La coppia lo chiamò Grumo di Sangue e finì per trattarlo come un figlio. Il vecchio costruì delle piccole frecce affinché il bimbo potesse imparare a lanciarle. Presto però Grumo di Sangue ebbe bisogno di frecce più grandi, e con quelle cominciò a dare la caccia agli uccelli e alla piccola selvaggina. Non portava mai la preda a casa, ma mandava sempre il vecchio a prenderla.
Un giorno, Grumo di Sangue ritornò dalla caccia e disse: «Ho ucciso qualcosa che ha il dorso a strisce nere». Il vecchio andò e raccolse un animale un po’ più grande d’un topo, che cucinò per loro tre.
Il giorno dopo, il ragazzo annunciò: «Ho ucciso un animale con una corta coda bianca». Si trattava di un coniglio, e l’uomo cucinò anche quello.
Il giorno successivo, Grumo di Sangue andò più lontano ed uccise un tasso. «Ho ucciso un animale che era in una buca del terreno», disse e mandò il vecchio a prenderlo e cucinarlo.
Il giorno seguente, al suo ritorno, il ragazzo disse: «Ho ucciso un animale con le orecchie e la coda nere». Con grande gioia del vecchio si trattava di una cerva. I tre la mangiarono e furono felici.
La volta successiva, Grumo di Sangue disse: «Ho ucciso un grosso esemplare che ha grandi corna ramificate». Era un alce e di nuovo la famiglia fece festa con quella carne.
Il vecchio diede allora al ragazzo un vero arco e delle frecce, e Grumo di Sangue andò sulle montagne ed uccise una capra di monte», disse quando ritornò giù.
«Ogni giorno – esclamò il vecchio con orgoglio – uccide un animale di un genere sempre diverso».
Ora, i tormenti della fame erano roba del passato. I due vecchi sposi avevano una vita più facile. Grumo di Sangue uccise un leone di montagna. Quindi inseguì e uccise una lontra.
«Ho ucciso un animale con una bella pelliccia, che vive nell’acqua».
Il vecchio conciò la pelle e ne fece stringhe per legare le trecce del ragazzo.
Il giorno seguente, Grumo di Sangue trovò un castoro: «Ho ucciso un animale acquatico che ha una coda grossa così», disse.
Alla fine venne il giorno in cui Grumo di Sangue disse: «Voglio visitare il villaggio dove vive molta gente. Ma prima andrò a cacciare per voi per l’ultima volta, per tutto il giorno e la notte. Voglio però che voi fissiate bene la tenda, mettiate delle pietre sui bordi, affinché il vento della notte non la porti via, e blocchiate l’entrata. Anche se il vento sarà forte, non uscite e non abbiate paura. Vi chiamerò quando potrete uscire».
L’anziana coppia obbedì e, mentre stava dormendo, egli cacciò tutta la notte.
Circa allo spuntar del giorno, udirono un gran frastuono, messaggero d’un vento che minacciava di rovesciare la tenda. L’uomo era impaurito e voleva uscire, ma la moglie lo trattenne, ricordandogli quello che aveva detto il loro figlio.
Quando si fece giorno, udirono la voce di Grumo di Sangue: «Venite fuori: vi mostrerò qualcosa». Aprirono la porta e videro molti bisonti morti che giacevano tutt’intorno.
«Ho fatto questo per voi – disse Grumo di Sangue. – Seccate la carne e nascondetela; conservatela e vi durerà a lungo».
Il giovane chiese alla madre di preparargli un pranzo, e quando ebbe mangiato disse: «Ora, cari genitori, avete cibo in abbondanza», e partì.
Essi piansero e lo pregarono di ritornare.
Indossando gambali di pelle di daino e munito di una faretra di pelle di leone di montagna, Grumo di Sangue cominciò a viaggiare e dopo pochi giorni raggiunse il villaggio. Domandò della casa del capo e un uomo gli disse: «È nel centro».
Là trovò il capo con la moglie e una figlia. Essi lo invitarono a sedersi, e il capo gli chiese da dove venisse e qual era la sua tribù.
«Non so a quale tribù appartengo. Sono venuto a visitarvi», rispose Grumo di Sangue.
Il capo uscì dalla tenda e gridò alla gente di venire a conoscere il loro ospite. Gli abitanti, benché affamati per mancanza di selvaggina, si radunarono tutti nella casa del capo e si sedettero.
Il capo disse: «Qualcuno di voi sa quale sia la tribù di questo giovane?».
La gente nominò, una per una, le tribù: Cervi, Alci, Lontre, Castori e altre; e gli chiese se apparteneva a qualcuna di queste, ma egli rispose ogni volta di no.
Alla fine un vecchio disse: «Forse posso anche sbagliarmi, ma credo di intuirlo dal potere che è in lui. Penso che appartenga ai Bisonti».
Grumo di Sangue ci pensò su, e finalmente annuì.
La gente del villaggio chiese a Grumo di Sangue di restare e di sposare la figlia del capo. E poiché anch’egli fu d’accordo su quella proposta, le nozze furono tenute.
Quella sera egli chiese al suocero di andare nella tenda e di portargli una freccia. Quando il capo andò a portargliela, Grumo di Sangue gli disse di far fissare per bene le tende e di avvertire la gente di non uscire, in quanto vi sarebbe stata una grande tempesta.
Il capo lo riferì agli abitanti e, al calar della notte, quando tutti udirono un gran frastuono, gridarono per la paura, ma non lasciarono le tende.
Allora Grumo di Sangue chiamò il capo e questi, uscito dalla tenda, trovò un bisonte morto davanti a ogni tenda. Su invito del genero, chiamò a raccolta l’intero villaggio, e tutti insieme fecero festa e furono felici.
Grumo di Sangue rimase là fino al giorno in cui un gruppo di abitanti uscì per cacciare il bisonte. Molto tempo prima che questo accadesse, aveva detto alla moglie: «Conosci il Piccolo Bisonte? Io sono una sua parte, esso è parte di me: perciò non devi mai pronunciare la parola piccolo».
Il gruppo aveva ucciso alcuni bisonti e li stava macellando, quando un’altra mandria arrivò di corsa e passò via. Sua moglie, indicandone uno, gridò: «Uccidi quel piccolo!».
Immediatamente Grumo di Sangue montò sul suo cavallo e galoppò via, mutandosi, come sapeva fare, in un bisonte. Invano la moglie gridando cercò di afferrarlo.
Da allora, Grumo di Sangue corre tra i bisonti.