Zhuang-zi- Il mondo ha perduto il Tao

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… il mondo ha perduto il Tao, e il Tao ha perduto il mondo. Il mondo e il Tao sono perduti l’uno per l’altro.
Ma allora come può apparire nel mondo un uomo che ha capito il Tao? E come può il mondo far apparire il Tao?
Se il Tao e il mondo sono così separati, il Santo, anche se non vive nelle foreste delle montagne, non ha maggior influenza che se vivesse nascosto dal mondo. Non che si nasconda da sé, ma di fatto è nascosto.

Nell’Antichità, con eremita non s’intendeva affatto un uomo che vivesse rintanato, senza mostrarsi, o che chiudesse la bocca per non esprimersi, o nascondesse il proprio sapere e non volesse rivelarlo.
Si diventava un eremita perché a quel tempo la vita era sregolata.
Se la vita dell’epoca lo avesse favorito, la sua influenza si sarebbe manifestata nel mondo intero. Egli avrebbe reinstaurato l’età dell’unità perfetta senza lasciare la minima traccia.
Ma siccome a quel tempo la vita faceva di lui un nulla nel mondo, egli affondava le proprie radici e, nella pienezza della tranquillità, aspettava la sua ora. Così preservava la propria vita.

Insomma, l’Antico che sapeva preservarsi non aggiungeva orpelli alla propria intelligenza con discorsi, né spingeva il mondo e la virtù alla rovina con la sua http://www.metmuseum.org/art/collection/search/712098intelligenza. Prudentemente restava al proprio posto e ritrovava la propria natura.
Perché agire?

Il Tao non può coesistere con una condotta meschina, né la virtù può coesistere con una conoscenza ristretta. Una conoscenza ristretta mutila la virtù; una condotta meschina offende il Tao.
Per questo è stato detto: «Riforma te stesso, ecco tutto. Chi si contenta di conservare la propria integrità è felice».

Gli Antichi giudicavano felice chi non ha da accrescere la propria felicità, e non, come oggi, chi possiede carrozza e berretto da dignitario. La carrozza e il berretto da dignitario appartengono alla persona; non fanno parte né della natura dell’uomo, né del suo destino.
Se questi beni gli piovono addosso, è solo a titolo provvisorio: non può né proteggersi contro la loro venuta, né impedire che se ne vadano. Non bisogna esaltarsi perché si possiedono carrozza e berretto da dignitario. Non bisogna mettersi a rimorchio del volgo, perché ci si ritrova in una situazione miserabile.

Colui che trova la propria felicità sia nella miseria sia nella carrozza e nel berretto da dignitario, sarà senza preoccupazioni. Se la privazione dei beni provvisori distrugge la sua felicità, è perché questa era vana.
Così, è stato detto: «Lasciarsi dominare dai beni di questo mondo e corrompere con la volgarità la propria natura è davvero come camminare sulla propria testa».

(Zhuang-zi, 16)