Zhuang-zi – Meglio lasciare il mondo qual è

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Se ci fosse la pace, non ci sarebbe bisogno di eroi. L’eroe viene e applica un medicamento sulla piaga, una parrucca su una testa calva. Il medico lo si chiama quando si è malati. Se il figlio pietoso porta una medicina, è per curare il suo caro padre. Il Santo ha vergogna di agire così.

Quando regna la virtù perfetta, non si onorano i saggi né si ha bisogno di uomini sapienti. Chi fa pensieri sublimi, se li tiene lassù – sopra i rami più alti dell’albero; il popolo intanto è libero come il cervo nei prati.
Ognuno va per la sua retta via senza conoscere il senso del dovere: gli uomini si amano l’un l’altro finché non conoscono l’ideale dell’amore umano; sono sinceri senza sapere che cosa sia la lealtà; sono di parola senza conoscere il valore del patto. Si aiutano a vicenda, e non sanno di farsi dei favori. Per questo, le loro azioni non lasciano tracce; per questo, la loro storia rimane anonima e non è tramandata ai posteri.

Un buon figlio non lusinga i genitori; un ministro leale non adula il suo principe. Ciò vale per il ministro e per il figlio.
Se un figlio approva tutto ciò che dicono i genitori e trova buono tutto ciò che fanno, viene detto figlio indegno. Lo stesso si dice di un ministro che si comporti così nei riguardi del proprio principe.
Si esprimono questi giudizi senza conoscerne, in generale, la fondatezza. Ma se qualcuno approva ciò che tutti approvano e trova buono ciò che tutti trovano buono, di lui perché giocatori-dama-cinesenon si dice che è un adulatore o un cortigiano? I contemporanei sono forse più rispettabili dei genitori, o più venerabili di un principe?

Se ci trattano da adulatori o cortigiani, noi subito ci irritiamo e cambiamo colore; e tuttavia lusinghiamo e aduliamo gli uomini tutta la nostra vita.
Così, abbelliamo i nostri discorsi con metafore e orpelli per compiacere l’uditorio senza che questo ci venga minimamente rimproverato. Ugualmente, curiamo lo strascico dei nostri vestiti, scegliamo accuratamente i colori e, per piacere a tutti, adattiamo i nostri atteggiamenti e la nostra stessa fisionomia, senza tuttavia considerarci degli adulatori.
Di coloro che non fanno altro che imitare gli altri adottandone i pregiudizi, senza tuttavia riconoscersi come appartenenti alla Moltitudine, si può dire che raggiungono il colmo dell’incoscienza.

Chi riconosce la propria ignoranza non è poi così ignorante; chi riconosce il proprio smarrimento non è poi così smarrito. Chi davvero è smarrito non prende mai coscienza del proprio smarrimento. Un vero ignorante non prende mai coscienza della propria ignoranza.

Se di tre compagni uno devia dal cammino, sarà ancora possibile giungere alla meta, perché a sbagliarsi è uno solo. Ma se son due a deviare, poiché sono la maggioranza, tutt’e tre andranno avanti alla cieca, senza raggiungere la meta.
Sicché, in mezzo a un mondo che si perde, io solo cerco il vero cammino e non riuscirò mai a trovarlo.
Non è un peccato?

Gli incolti non capiscono la grande musica, ma canzonette come «Spezzando cuori di salice» o «Fiorellino, buonanotte» li fanno ridere fragorosamente.
Così, le parole elevate non toccano il cuore dell’uomo comune. Le parole supreme non riescono a farsi udire: sono ostacolate dalle parole volgari.
Non si può raggiungere la meta, se si ha il vuoto sotto i talloni. In mezzo a un mondo che si perde, io solo cerco il vero cammino, ma come riuscirò mai a trovarlo?
So che è impossibile. So anche che se volessi costringerlo, questo mondo, commetterei un errore in più. Meglio lasciarlo qual è, senza cercare di stimolarlo, e viverci in mezzo senza crucciarmi.

In piena notte, una donna brutta mise al mondo un figlio.
In tutta fretta accese il lume: era ansiosa di vedere se le somigliava.

(Zhuang-zi, 12)