Si racconta che c’era tra i figli d’Israele un uomo noto per la sua devozione e celebre per il suo ascetismo; quando pregava Iddio era esaudito, e quando domandava, il suo desiderio gli veniva concesso. Egli andava errando per le montagne e passava la notte in piedi pregando, e Iddio (sia glorificato ed esaltato!) gli aveva reso soggetta una nuvola, che andava con lui dovunque andasse e versava su di lui acqua a profusione per fare le abluzioni e per bere.
Cosi durò un pezzo, finché a un certo momento la sua devozione languì, e allora Iddio gli tolse la nuvola e cessò di esaudirlo.
Egli se ne afflisse moltissimo, si addolorò lungamente, e non cessava di rimpiangere il tempo in cui Dio gli concedeva quel miracolo, sospirando, gemendo e spasimando, finché una notte gli fu detto in sogno: «Se vuoi che Iddio ti restituisca la tua nuvola, va’ dal tale re, nel tal paese, e domandagli di pregare per te, e allora Dio altissimo e glorioso te la restituirà e la sospingerà verso di te, grazie alla benedizione delle sue pie preghiere!».
E la voce recitò questi versi:
Va’ in cerca del pio sovrano, per la tua necessità,
e se egli prega Dio, avverrà quel che hai domandato
e scenderà la pioggia, perché di tutti i re
egli è il più altolocato e non ha pari fra loro.
Da lui tu troverai una cosa, nunzia di gioia e letizia.
Attraversa, per giungere fino a lui, i deserti,
e ininterrottamente percorri la distanza.
L’uomo quindi andò per il mondo finché giunse al paese che gli era stato indicato in sogno. Domandò del re e gli fu mostrato il palazzo. Vi si recò, ed ecco che sulla porta del palazzo c’era uno schiavo seduto sopra un trono magnifico e splendidamente vestito.
L’uomo si fermò, lo salutò; lo schiavo rese il saluto e domandò: «Che vuoi?».
Rispose: «Io sono uno che ha patito un torto e sono venuto dal re per esporgli il mio caso».
«Oggi non lo puoi vedere, perché egli ha assegnato, a chi vuol domandargli qualcosa, un giorno della settimana, nel quale sono ammessi alla sua presenza, ed è il tal giorno; dunque va’ per la tua strada fino a quel giorno!».
A queste parole, l’uomo pensò che il re agiva male isolandosi dalla gente: «Come è possibile che costui sia uno dei santi di Dio, grande e magnifico, se vive in questo modo?».
Aspettò comunque il giorno stabilito.
Quando fu quel giorno – egli raccontava – tornai a palazzo e trovai presso la porta gente che aspettava il permesso di entrare. Stetti con loro finché comparve un visir splendidamente vestito, preceduto da schiavi e valletti, dicendo: «Entri chi ha petizioni da presentare».
Entrarono, io entrai con loro, ed ecco il re seduto, e davanti a lui i dignitari del suo regno, in ordine di autorità e di grado. Il visir introduceva i postulanti, l’uno dopo l’altro, finché venne il mio turno, e quando il visir mi ebbe presentato, il re mi guardò e disse: «Benvenuto, Uomo della Nuvola! Siedi e aspetta che sia libero di pensare a te». Io stupii delle sue parole, riconoscendo il suo alto grado nella gerarchia spirituale e la sua superiorità.
Quando ebbe finito di giudicare fra la gente, il re si alzò, e si alzarono il visir e i dignitari. Poi il re mi prese per mano e mi condusse al suo palazzo. Sulla porta del palazzo trovai uno schiavo negro, splendidamente vestito, con l’elmo in testa; a destra e a sinistra aveva armigeri con archi e cotte di maglia. Quegli presentò le armi al re e si affrettò ai suoi ordini, pronto ad eseguire ogni comando, poi aprì la porta del palazzo, e il re entrò, con la mia mano sempre nella sua.
Ecco finalmente che giungemmo ad una porticina; il re la aprì da sé ed entrò in un edificio squallido e diroccato. Mi introdusse in una stanza dove c’era soltanto un tappeto da preghiere, un recipiente per le abluzioni e delle foglie di palma. Qui egli si tolse gli abiti che portava e indossò una rozza tunica di lana bianca, mettendosi in testa un berretto di feltro.
Poi sedette, mi fece sedere e chiamò per nome la moglie: «Ehi tu, Tizia!».
Rispose: «Eccomi!».
«Lo sai – le disse – chi è nostro ospite oggi?».
«Sì – rispose – è l’Uomo della Nuvola».
«Vieni fuori – le disse il re – non farti scrupolo per lui».
Ed eccola apparire, donna simile a una visione; il suo viso aveva la luminosità perlacea della luna nuova; portava una rozza tunica di lana e un velo in testa.
Disse il re: «Fratello, desideri conoscere la nostra storia, o vuoi che preghiamo subito per te?».
«No, preferisco udire la storia di voi due: è quel che più bramo!».
Disse: «I miei padri e i miei avi si trasmisero il regno, che passò in retaggio da un primogenito all’altro, finché morirono e toccò a me. Sennonché Iddio mi aveva reso odiosa la regalità: mio desiderio era di andare pellegrino per il mondo, lasciando che le popolazioni provvedessero da sé ai propri affari. Poi mi venne il timore che penetrasse tra loro la discordia e l’anarchia, si perdessero le leggi divine e l’unità della fede si disgregasse. Decisi allora di lasciare le cose come stavano, salii al trono, assegnai a ciascuno dei governanti un congruo appannaggio, vestii gli abiti regali, posi schiavi a custodia delle porte, per spaventare i malvagi e difendere i buoni applicando le pene prescritte. Quando ho finito tutte queste cose, entro in casa mia, mi spoglio di quei panni e vesto quelli che vedi. Costei è mia moglie e mia compagna nell’ascetismo, mi aiuta a servire Dio. Di giorno lavoriamo queste foglie di palma, per rompere il digiuno quando annotta, e così viviamo da una quarantina d’anni. Rimani dunque con noi, che Iddio ti usi misericordia! finché abbiamo venduto le nostre stuoie, e cena con noi, passa la notte con noi, e domani parti avendo ottenuto quel che desideri, se Dio lo vuole».
Alla fine del giorno arrivò un bambino di cinque anni, che si prese le loro stuoie e le portò al mercato, le vendette per un qiràt e comprò loro pane e fave. Mangiammo insieme, dormii in casa loro, e a mezzanotte si alzarono per pregare e piangere.
Quando fu l’alba, il re disse: «Mio Dio, questo tuo servo ti domanda di restituirgli la sua nuvola, e questo è in tuo potere! Signore, mostragli esaudita la sua preghiera, e rendigli la sua nuvola!».
Sua moglie diceva amen alla preghiera, ed ecco la nuvola era già spuntata in cielo; egli me ne diede la lieta novella, presi congedo da loro, partii, e la nuvola mi accompagnava come un tempo.
Da allora in poi, tutto quel che ho domandato a Dio per la santità di quei due mi fu sempre concesso, e improvvisai questi versi:
Certo il mio Signore ha i servi più eletti,
i loro cuori spaziano nel giardino della sua sapienza;
sono placati i moti dei loro corpi,
grazie alla segreta purezza dei loro cuori;
tu li vedi silenziosi, umili davanti al loro Signore,
poiché vedono l’arcano come se fosse palese.
(Le mille e una notte)