Desana – Bradipo e la moglie infedele

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Uomo Serpente incontrò una Donna Serpente incantatrice, figlia del grande Serpente del Fiume, e coabitò con lei per qualche tempo.
Ella aveva un cuginetto, uomo serpente anch’egli, anche lui chiamato Serpente del Fiume, come suo padre. Divenuto adolescente, la donna se ne invaghì e smise di amare Bradipo.
Serpente del Fiume e Donna Serpente cominciarono a incontrarsi di nascosto in riva al fiume, sempre nel primo pomeriggio, quando la donna ritornava dalla piantagione e andava ad attingere acqua. La donna tamburellava con la zucchetta nella giara: era questo il segnale del suo arrivo. Allora, il serpente arrivava, tracciando una linea sinuosa a fior d’acqua, si trasformava in una persona e coabitava con lei sulla sua stuoia intrecciata, stesa per terra.

La donna non amava più Bradipo, non gli parlava, non lo serviva più, anzi non desiderava più neanche vederlo. Bradipo sapeva il perché di questo suo comportamento e la pregò di preparagli una focaccia fresca di beijú.
Ella obbedì e gliela servì. Bradipo la ringraziò ed ella tacque, indifferente. Divisa la focaccia di beijú in piccole porzioni, Bradipo le sparse su tutto il suo corpo, che si coprì di piaghe. Si comportò così perché la donna diceva che era brutto.

Dopo alcuni giorni Bradipo decise di uccidere l’adultero. Inventò la cerbottana, quindi preparo il curaro e piccole frecce, e si appostò su un albero carico di frutti, di cui si alimentavano gli uccelli, fingendo di essere intento alla caccia.
La donna, di ritorno dalla piantagione, si avvicinò al fiume, percuotendo la giara con la bradipo-alberozucchetta. Serpente di Fiume giunse rapidamente, stese la sua stuoia e su di essa si abbracciarono.

Bradipo stava esattamente sopra di loro e li contemplava. Avvicinò alle labbra la cerbottana e soffiò una freccia che si infisse nel corpo dell’uomo serpente. Questi si grattò e la spezzò, credendo che fosse un tafano. La punta avvelenata rimase infissa nel suo corpo.
Bradipo soffiò una seconda piccola freccia e Uomo Serpente si comportò di nuovo allo stesso modo. E rapidamente morì.
La donna lo chiamò, poi lo scosse e si rese conto che era morto. Esaminò il cadavere, ma non notò i piccoli segni lasciati sulla pelle dalle frecce spezzate. Prese l’orecchino dell’uomo e lo nascose sotto l’ornamento del suo ginocchio, abbandonò il cadavere e fece ritorno a casa.

Bradipo scese dall’albero, verificò che il cugino della sua donna era morto, gli tagliò il pene e lo avvolse con delle foglie. Quindi pescò alcuni pesciolini, preparò un secondo pacchetto di foglie e tornò a casa.
La donna era intenta a cuocere beijú, il forno di terracotta era pieno di braci. Bradipo allargò le braci e vi collocò i due involti per cuocerne il contenuto al cartoccio.
Quando la donna tolse il beijú dal forno, egli prese il cartoccio dei pesciolini e cominciò a mangiare. Allora la donna gli chiese un po’ di pesce ed egli le offrì il secondo involto. La donna mangiò il contenuto assieme al beijú.

Bradipo disse: «Se qualcuno ama davvero, quando la persona amata muore ne mangia il pene, non è vero?».
La donna capì, si recò al fiume e vomitò. Il pene vomitato divenne un pesce, Pesce di Luna. Per questo motivo esso non era mangiato dagli antichi.
La donna desiderava riconciliarsi col marito, ma questi non accettò. Era lui ora a non volerla, a non parlarle. Egli non amava più una donna che lo riconosceva come marito solo perché il cugino era morto.

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Bradipo decise di preparare una nuova piantagione e si accinse ad abbattere la foresta. Invitò gli uccelli più belli del mondo a dargli una mano. Essi al mattino si presentavano al lavoro assumendo sembianze umane e alla sera tornavano alle loro case, nuovamente trasformati in uccelli.
Nell’ultimo giorno di lavoro, Bradipo decise di sottrarre alla donna l’orecchino che essa conservava gelosamente nascosto sotto la fasciatura del ginocchio.

Nella maloca viveva la nonna di lei, molto vecchia, che stava sempre stesa nell’amaca. L’uomo ne assunse l’aspetto. Il bastone, i capelli bianchi e disordinati, il modo di procedere, il suono della voce, il cesto rotondo erano quelli della nonna.
Quando la finta vecchia le si avvicinò, la nipote era intenta a preparare i solchi per piantare la manioca. La vecchia lodò molto il suo lavoro e ricordò il tempo in cui ella pure era forte e poteva lavorare. Spiegò ancora alla nipote che, essendo stanca di stare tutto il giorno stesa nell’amaca, aveva deciso di godersi un po’ di sole e di raccogliere pezzetti di legno per il suo fuocherello. E in effetti ne raccattò alcuni e li depose nel cesto rotondo.

Poi sedette su un ceppo e disse: «Nipote mia, viene a estrarre la pulce penetrante dal mio piede!».
La nipote andò, si fece indicare il punto in cui la pulce era penetrata, le prese il piede e aprì bene le cosce della vecchia, per essere sicura di trovarsi veramente in presenza di bradipo-lunauna donna. Era infatti piena di sospetti, perché la nonna non si alzava mai dall’amaca. Ma i suoi dubbi caddero perché quello era davvero un corpo femminile.

Mentre la nipote estraeva la pulce penetrante, la vecchia disse: «È vero che possiedi orecchini magici che appartenevano a tuo cugino?».
«Come fai a saperlo?», chiese stupita la nipote.
Le rispose che Bradipo lo sapeva e ne aveva parlato con molta gente ed era deciso a rubarglieli. Disse ancora che era venuta a parlarle perché, se aveva davvero quegli orecchini, avrebbe fatto bene a consegnarglieli. Nelle sue mani sarebbero stati al sicuro. Li avrebbe nascosti in un piccolo vaso ben coperto e custodito a vista sotto la sua amaca. Solo così avrebbe potuto evitare che Bradipo glieli portasse via.

La nipote si lasciò ingannare e le consegnò i due orecchini che erano brillanti come una sorgente di luce.
La vecchia raccolse il bastone, si mise il cesto sulle spalle e riprese il cammino, fermandosi ogni tanto a raccogliere un pezzetto di legno. Giunta lontano dagli occhi della nipote, buttò via il bastone, che si trasformò nel serpente muçurana, abbandonò il vecchio cesto, che divenne un termitaio, e si tolse la veste da vecchia: era nuovamente Bradipo che tornò alla piantagione e si unì agli altri che abbattevano gli alberi.

Alcune ore dopo, la donna si accinse a raggiungere la maloca. Bradipo la precedette e cominciò ad abbattere un albero al margine del sentiero. Quando ella stava per giungere, con una sottile liana preparò dei fili e si appese gli orecchini alle orecchie.
Mentre la donna passava, fischiò. Ella alzò gli occhi e lo vide: stava muovendo il capo affinché gli orecchini rivelassero tutto il loro splendore.
La donna pianse, chiese spiegazioni alla nonna che non ne sapeva nulla: ma si adirò lo stesso con lei. Più tardi, giunse Bradipo, ancora tutto piagato. La donna non disse nulla perché nutriva ancora la speranza di essere accettata da lui.

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Un giorno Bradipo raccolse frutti di palma bacaba nella Casa dell’Universo. Quando arrivò la notte, egli si stese nella sua amaca e cominciò a mangiarli.
La donna notò che egli stava masticando qualcosa e domandò: «Cosa mangi?». Egli glielo disse. Allora la donna volle un frutto per sé. Il suo sapore era davvero gradevole. Ne chiese un altro, e poi un altro ancora.
L’uomo rispose che non ne aveva più, ma che la palma bacaba era carica di frutti. Le promise di organizzare una Festa di Offerta del frutto di bacaba, a condizione che ella preparasse il caxirí di manioca fermentata. La donna promise e di comune accordo fissarono la data della Festa.

Gli uccelli, amici di Bradipo, collaborarono con lui alla raccolta dei frutti. Il giorno del caxirí essi giunsero con molte ceste cilindriche ricolme.
Bradipo quel giorno apparve col corpo mondo, senza piaghe. Il suo volto e quello degli altri partecipanti alla festa erano identici, sicché la donna non poteva riconoscere colui che era stato il suo uomo.
Quando vennero i partecipanti alla Festa, ella assegnò a ciascuno il suo posto: tutti erano seduti in fila, ben allineati. Cominciò a servire il caxirí con una grossa zucca. La consegnò al primo della fila, ma non era suo marito. Poi la consegnò al secondo, al terzo, al quarto, picchio-seduttoreal quinto: non erano suo marito.
L’ultimo era Picchio. Questi prese la zucca, la depose a terra, trascinò la donna fuori della maloca e la possedette. Così aveva ordinato Bradipo, che non voleva più la donna.

Allora cominciò la festa. Solennemente furono introdotte nella maloca le ceste circolari, ricolme di frutti di palma bacaba. Bradipo, coperto dei suoi ornamenti, cominciò a cantare e a danzare.
La donna fece ritorno alla maloca solo a notte, perché Picchio solo allora cessò di molestarla. Riprese la sua funzione di distributrice della bevanda.
Nel frattempo il suo uomo cantava e nel canto descriveva le umiliazioni e le beffe che gli aveva inflitto la sua donna. La festa durò tutta la notte.

Alle sei del mattino la moglie, stesa al suolo, cominciò a dormire. Mentre ella dormiva, il marito cantò. La donna era gravida e dalla vagina cominciò a sollevarsi la coda del figlio di Serpente del Fiume.
Tutti i partecipanti alla festa uscirono e Bradipo iniziò la parte della danza che si fa fuori della maloca, nello spiazzo davanti alla porta degli uomini. I danzatori si disposero in circolo. Egli completò un giro nello spiazzo.

Quando cominciò di nuovo a cantare, disse ai suoi compagni: «Preparatevi, perché ora saliremo in alto».
Udendo quest’ordine, una donna, che era sua cognata, gli disse: «Portami con te. Voglio essere tua».
Il cognato rispose: «Io non vi voglio più, perché siete donne senza valore».
La ragazza disse allora: «Se sarò con te, non mi comporterò come mia sorella».
Ma Bradipo disse risoluto: «Non voglio più nessuna».

In quel momento tutti, danzando, cominciarono a sollevarsi verso il cielo. Raggiunsero l’altezza dei grandi alberi, discesero di nuovo e quando raggiunsero per la seconda volta bradipo-uccelli-ascensioneil livello delle corone degli alberi più alti, Bradipo e i suoi compagni fecero precipitare le donne con cui stavano danzando: solo le donne precipitarono.
Essi salirono in alto: fu questa la grande ascensione di Bradipo.

Il giorno seguente la donna andò a pescare gamberi nel ruscello: prendeva gamberi e alle volte anche il pesciolino acará. Quando ne catturava uno, salutava il nascituro.
Il figlio serpente, dal fondo del suo grembo, domandava: «Che cos’è, mamma?». Se la madre rispondeva che era acará, subito egli supplicava: «Mamma, per favore non mangiarmi!».
Terminata la pesca, la donna scoprì una pianta di cunurí con molti frutti maturi. Il figlio nel ventre domandò: «Che cos’è, mamma?». Essa rispose: «È cunurí». E comandò al figlio di raccoglierne i frutti.

Il figlio cominciò a uscire dal ventre e ad arrampicarsi sull’albero: ma il serpente era tanto lungo che non finiva mai di uscire. La madre allora ordinò alla pianta di crescere. Solo così il serpente uscì tutto, ma la sua coda si attorcigliò intorno al corpo della madre.
Ogni momento il serpente faceva una domanda alla madre, ed ella rispondeva. La madre fece allora una cerimonia con la sua saliva, che si trasformò in un piccolo rospo incaricato di rispondere al suo posto.
Il piccolo rospo rimase accanto alla coda del serpente, mentre la donna si liberò e fuggì.

Quando raggiunse il porto, ella voltò il remo: il serpente era lì, gridando.
Allora, la madre corse fino alla maloca. I parenti chiusero la porta e la nascosero dentro una grande giara. Il serpente raggiunse la casa, si portò sul tetto e fece crescere il fiume. I parenti allora aprirono la giara: dentro vi era un enorme pesce pirarara. Lo presero e lo gettarono nel fiume. Le acque si abbassarono subito. Anche il figlio seguì la madre nell’acqua.

***

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La storia di Bradipo, divisa in tre parti, più che un mito è essenzialmente un racconto morale che ha per tema centrale l’imperativo del rispetto delle norme tribali riguardanti la vita sessuale e matrimoniale, mostrando le terribili conseguenze delle trasgressioni che pongono il colpevole in una posizione anti-culturale, sicché un aiuto può venirgli soltanto al di fuori della cultura, cioè da uno o più animali soccorrevoli.

Il protagonista del racconto è un personaggio ambiguo per natura: animale lento e pigro, tanto che nel linguaggio corrente è chiamato poltrone, abita sugli alberi, dai cui rami pende proprio come se fosse un’amaca: una realtà che, molto probabilmente, lo pone in così stretta relazione con la vita e la cultura degli uomini.
D’altro canto, l’habitat arboreo del bradipo appare senza senso, non essendo egli né una scimmia né un uccello.

Al tempo stesso il poltrone è un «genio», cioè un essere fornito di capacità e anche di poteri soprannaturali, come quello di trasformarsi rapidamente da animale in uomo, e viceversa.
Se poi facciamo riferimento al mito delle origini dei Desana della Colombia, noi vediamo che la sua attività di seduttore pone Bradipo nella categoria dei vearí-mahsa, esseri della foresta i quali, assunto l’aspetto di un familiare delle loro vittime, le avvicinano e le bradipo-robin-hoodassaltano proditoriamente […]. Fatto, questo, rivelatore di uno stato di grande disordine sociale, in cui nessuna norma e nessun limite regolano i rapporti tra i sessi.

È pure da rilevare che il terzo capitolo della storia di Bradipo lo mostra in un’ulteriore trasformazione: l’andamento generale della narrazione presenta i caratteri di una prova iniziatica non riuscita, come spesso accade al personaggio del trickster.
Bradipo, oltre che per la sua natura, è ambiguo anche per il suo comportamento, ora trionfalmente sfrontato e soverchiatore, talaltra vigliaccamente succube e incapace di cavarsela, sempre preda di appetiti smodati, sia sessuali che alimentari: ciò che nell’ideologia Desana è la stessa cosa.

Il suo comportamento sregolato pone Bradipo nella categoria dei tricksters-tricksted, mistificatori/mistificati, caratteri tragicomici che si configurano come anti-eroi: e delle cui gesta la mitologia sudamericana è piena, con un’enorme varietà di avventure che, pur nel paradosso, si rivelano di valore fondante per le culture umane.
La paradossalità delle avventure di Bradipo, certi arcani simbolismi del testo, l’ambiguità stessa del personaggio e di altri protagonisti, come Donna Amon e Donna Liana, sono tutti punti chiave del racconto, la cui carica deterrente sembra poggiare proprio sull’assurdo delle situazioni.

Nelle storie di Bradipo i protagonisti sono soprattutto animali in continua trasformazione: espressione di un mondo ancora indifferenziato, di una situazione caotica, di natura e non ancora di cultura.
Tali animali, in vari casi e occasioni, assumono pro tempore sembianze umane, come fa del resto anche il nostro trickster: sicché l’ambiente naturale, pur esso mutevole, appare la cornice adeguata alle gesta di un maestro degli inganni.

La storia ha inizio con un inganno e con un inganno essa si conclude: questo clima provvisorio e anti-culturale rende molto difficile destreggiarsi tra simbolismi intelligibili e simbolismi arcani […].
Le continue trasformazioni da animale a uomo e poi di nuovo in animale e da una specie animale all’altra non sono sempre decodificabili nei loro significati profondi: ci sembra tuttavia necessario ricordare la funzione trasformatrice attribuita alle piume nella bradipo-promitologia delle origini; la funzione di seduttori e violatori degli uccelli dal lungo becco, come il picchio, e degli insetti forniti di pungiglione o proboscide, come la zanzara o la formica tocandira: tra l’altro nella lingua Desana uno stesso termine indica l’azione di pungere, mordere e quella della copula. […]

Gli avvoltoi, antagonisti di Bradipo, animale di specchiata pulizia, hanno invece abitudini immonde e odore nauseabondo, cibandosi di carogne, nutrimento putrido e anti-culturale per eccellenza; alla stessa categoria corrotta appartiene la Donna Liana durante il ciclo mestruale, quando appunto viene rapita dai servi di Avvoltoio; altrettanto impuro è il cibo che Bradipo offre alla moglie infedele, il pene dell’uomo amato, un’associazione particolarmente evidente dell’omologazione mangiare/copulare.

Di smodati appetiti sessuali, nei suoi rapporti con le donne nel primo e nel terzo episodio Bradipo trova pane per i suoi denti: una donna fisicamente corrotta nel primo caso, una donna moralmente corrotta nel secondo: e del resto, perfino l’esemplare Donna Liana, sul finire del suo episodio rivela appetiti incontrollabili e fatali.

Ingannatore ingannato, Bradipo, d’accordo con l’ambiguità del suo personaggio mitico – che, del resto, rispecchia il comportamento e le abitudini dell’animale bradipo – talora è lesto e astuto nel trarsi d’impaccio: come nell’episodio della cerbottana, o nelle opportune trasformazioni in zanzara e cervo, nella risposta ipocrita ma salvatrice data ad Avvoltoio e così via, che tradiscono, tra l’altro, il sapere magico proprio degli animali; in altri casi invece l’inganno si ritorce contro di lui, lasciandolo prigioniero su di un albero dal quale è incapace di discendere, ciò che di nuovo riflette le abitudini dell’animale, che raramente lascia la sua casa arborea per discendere a terra, ove la sua goffaggine e lentezza nel camminare lo rendono una facile preda.

L’ambiguità del personaggio si manifesta anche in altri modi: è un animale, ma sa suonare il flauto; possiede una cerbottana; ha pure uno specchio magico, come gli sciamani; conosce la tecnica dell’intreccio e ne fa uso per nascondere il pene enfiato a dismisura, che lo qualifica come seduttore; sa fabbricare una sposa su misura con abilità bradipo-slothmanuale e mezzi magici; prepara una piantagione, raccoglie larve e insetti, spacca la legna, sa usare il curaro e così via.

Nonostante la sua smodatezza – che del resto si attenua nel secondo e nel terzo episodio, forse per mettere meglio in risalto la sregolatezza di Avvoltoio, ladro di mogli, e della moglie infedele, amante del serpente – nel secondo episodio Bradipo, non trovando dopo molte inutili ricerche la donna esemplare che desidera, se ne fabbrica una ad hoc col suo stesso vomito e nei suoi confronti si comporta in modo esemplare.
Sarà semmai la donna, adultera per costrizione, a comportarsi in seguito in maniera sregolata, preda di una golosità che sarà causa della sua morte.

Per i Desana il miele è un alimento puro, paragonato al seme virile, quindi la sposa di Bradipo, «folle di miele», per dirla con Lévi-Strauss, è, in un certo senso, omologabile allo sposo seduttore, a causa dei suoi smodati appetiti alimentari.
Più volte, nel testo, gli alimenti appaiono come strumento di seduzione-perdizione: ad esempio, all’inizio del ciclo di Bradipo, i frutti della sorva; il miele; la carogna di cervo; il falso pesce = pene; il frutto della palma bacaba, ecc.

Un altro elemento interessante è la festa dabucurí che conclude il terzo episodio: di nuovo, gli interlocutori preferiti di Bradipo sono gli uccelli e insieme ad essi, trasformato dai suoi ornamenti di piume, Bradipo sale in cielo, castigando esemplarmente le donne corrotte della sua casa.
Solo la moglie infedele si salva ma per poco, forse grazie alla sua ascendenza: figlia del Grande Serpente del Fiume, ella è connessa quindi a Sesto Tuono, un distruttore dell’umanità.
Un inizio di inondazione, provocata dal figlio-serpente, è sventata quando i parenti della donna, per salvarsi, aprono la giara ove l’avevano nascosta – ci sembra superfluo insistere sulle connotazioni uterine e trasformatrici dei recipienti da cucina – e vi trovano un grande pesce che essi gettano nel fiume.

(Cerulli, Il Ventre dell’Universo)