Desana – Bradipo e Avvoltoio Bianco

Bradipo viveva solo nella sua casa. Essendo giovane, si recava ogni giorno al ruscello e fiutava peperoncino per abbellire il suo volto.
Un giorno, per controllare se il suo volto si era fatto lucido e splendente, andò a bradipo-spiacontemplarsi in uno specchio, quand’ecco sullo specchio apparve il viso di una donna. Bradipo si stropicciò gli occhi, poi tornò di nuovo a guardarsi allo specchio, e di nuovo gli apparve la stessa meravigliosa visione. Si voltò, ma non vide nessuno.
La terza volta, non solo rivide quel volto, ma la ragazza addirittura gli sorrise. Allora si voltò più in fretta che poté, ma di nuovo, alle sue spalle, non c’era nessuno. Era tardi quando tornò a casa, ma l’immagine di quel volto ce l’aveva ancora stampata negli occhi.

Il giorno dopo, tornò al ruscello per fiutare, come al solito, peperoncino. Si fermò nello stesso posto per osservarsi allo specchio, e gli riapparve lo stesso volto di donna.
Egli sorrise, e lei rispose al suo sorriso. Bradipo mise da parte lo specchio e, deciso a cercarla, si trasformò in una zanzara e andò a succhiare un fascio di liane. Succhiò dapprima le liane esterne e poi, liana dopo liana, sempre più all’interno del fascio, ma non trovava la donna.
Fu solo quando giunse proprio al centro del fascio, che la trovò: era Donna Liana.

Bradipo desiderava una donna esemplare, obbediente al marito. Per questo «inviava» il suo udito dovunque, per raccogliere notizie di lei.
Il suo udito giunse fino alla casa della donna, sulla Collina della Liana. Una sera udì risa di donne sulla collina. Trasformatosi in zanzara, vi si recò, ma non vide nessuno, solo un fascio di liane. Avendo avvicinato delicatamente il pungiglione alle liane esterne, per suggerle, si udirono grida altissime: erano le donne disobbedienti, diffamatrici, brontolone e disoneste.
La zanzara smise perciò di succhiarle, e si addentrò nel fascio per succhiare le liane più interne. Le grida di queste liane furono più sommesse, ma la zanzara si addentrò ancora, e quando il suo pungiglione penetrò in una liana al centro del fascio, non ci furono grida ma solo un piccolo movimento.
Era la donna che cercava.

Egli misurò la donna, in modo che l’altezza di lei arrivasse al suo orecchio, e la tagliò nella lunghezza voluta, con un piccolo margine, in alto e in basso. Raccolse poi altrove surreal-bradipoun’altra liana e la unì a quella che aveva scelto sulla collina.
All’alba le portò in riva al ruscello, le tritò, le mescolò in una zucca, le bevve e le vomitò nel fiume. Spuntò dall’acqua una bambina: era la Bambina della Collina della Liana.

Bradipo allevò la bambina, la crebbe, aspettò che diventasse donna, e poi celebrò sulla ragazza la cerimonia del menarca, prima di farci all’amore.
Era una sposa laboriosa, mite, esemplare. Proprio come Bradipo desiderava.
Sennonché, un giorno, in osservanza del divieto imposto alle donne mestruate, la donna rimase sola in casa, mentre il marito uscì a raccogliere uova e larve di termiti.
Accanto a sé aveva una zucca con tapioca, da cui ogni tanto, mentre filava tucúm, prendeva un pizzico di farina e l’appallottolava per darlo in pasto a un vivace uccellino che le svolazzava per la casa.

L’uccellino apparteneva all’Avvoltoio Bianco, e portò la tapioca raccolta nel becco al suo padrone.
La Casa dell’Avvoltoio era in alto, nello spazio. Appena giunto, l’uccellino gli descrisse la bellezza e le virtù della moglie di Bradipo. Ora, per combinazione, proprio in quel periodo Avvoltoio era anche lui in cerca di una donna laboriosa e generosa per prenderla come moglie, al posto di quella che si ritrovava, che era vecchia, avara e malvista dai servi.

La donna descritta dall’uccellino corrispondeva esattamente alla donna dei sogni di Avvoltoio. Su consiglio dell’uccellino, si decise ad agire subito, finché Bradipo era lontano da casa. Non era giusto che una donna così vivesse con un uomo pigro, senza servi, in un luogo triste.
Avvoltoio Bianco prese il suo magnifico ornamento magico e lo fece cadere davanti alla porta della donna. Appena essa lo toccò, l’ornamento l’avvolse e Avvoltoio la trascinò fino alla sua casa.

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Quando Bradipo rientrò, non trovò più la sua donna e «inviò» ovunque il suo udito, ma nessuno lo seppe informare. Passarono molti mesi, non la dimenticò e rimase solo nella sua casa.
Accanto alla sua casa vi era un enorme termitaio di maniuara. All’epoca degli sciami, egli e sua moglie ne catturavano grandi quantità e le abbrustolivano. Egli osservò le formiche: erano numerose e stavano per prendere il volo. Preparò un graticcio e tornò a casa.

Quando gli sciami iniziarono a volare, furono moltissime le formiche che vi rimasero intrappolate. Ma giunse a volo uno stormo di avvoltoi che ne rubò molte.
«Oh, se ci fosse mia moglie! – esclamò Bradipo. – Se ci fosse lei qui, voi non rubereste tante formiche». E si sentì ancora più triste e solo.
Afferrò il suo ornamento magico e lo scagliò contro un avvoltoio che volava più basso degli altri. Lo colpì a un’ala, e quello cadde a terra, tramortito.
Pensò: «Ti sta bene, ladro delle mie formiche! Se ci fosse qui mia moglie, non vi lascerebbe fare!».

L’avvoltoio non poteva più volare e Bradipo lo ignorò. Alcuni istanti dopo, un giovane gli comparve davanti. Bradipo si lamentò con lui, perché aveva catturato poche formiche.
Il giovane gli chiese: «Perché mi hai fratturato il braccio?».
Bradipo, impaurito, gli chiese perdono e gli raccontò la sua triste storia. Il giovane ascoltò avvoltoio-giovanecon attenzione il racconto, e poi disse: «La tua donna vive tuttora nella Casa di Avvoltoio Bianco, di cui io non sono che un servo fra i tanti che egli ha inviato a rubare maniuara. Avvoltoio vuole dare una festa: perché non ci vieni anche tu?».
Bradipo accettò l’invito.

Nel frattempo, anche gli altri avvoltoi avevano preso sembianze umane e s’erano avvicinati. Conosciuta la storia di Bradipo, si offrirono di aiutarlo.
Presero i loro flauti di bambù, li fissarono alle sue braccia, strapparono penne dai loro corpi e le incollarono nella cavità dei flauti con ipadú. Poi s’alzarono in volo, sollevando il corpo di Bradipo e pregandolo di muovere lentamente le ali, onde evitare che le piume si staccassero.

Giunti alla Casa di Avvoltoio Bianco, si tolsero le piume d’uccelli e presero ad ornare il loro corpo umano. Estrassero lattice e lo spalmarono sui loro volti, quindi lo raccolsero, ne fecero palline e le premettero sul corpo di Bradipo. Esse diventarono piaghe, che nascondevano le sue sembianze. Poi prepararono un semplice ornamento di paglia e lo collocarono sulla sua testa, e infine gli consegnarono un piccolo bastone. Gli avevano dato l’aspetto di un Makú, del più basso dei servi.
Gli dissero: «Quando ci presenteremo ad Avvoltoio Bianco, diremo che sei il nostro servo che ci prepara il sigaro e l’ipadú».

Il capo, Avvoltoio Bianco, era seduto al centro della maloca, splendido nei suoi ornamenti. Gli avvoltoi si presentarono, facendosi largo tra la gente, mentre Bradipo, travestito da Makú, si guardava intorno in cerca di sua moglie. Ed ecco, Bradipo la rivide, ma lei non lo riconobbe: era, infatti, molto brutto.
Avvoltoio Bianco salutò i suoi servi, e da ultimo anche i loro Makú. Poi salutò le donne, solo che quando queste rispondevano al suo saluto, Avvoltoio non sapeva farsi comprendere, perché cominciava a farfugliare.
Solo la moglie l’intendeva. Solo la donna rubata a Bradipo sapeva leggere le sue intenzioni. Perciò, a un cenno di Avvoltoio, offrì da bere a tutti i presenti porgendo a ciascuno di loro una zucca nuova. Solo a Bradipo, che era servo di classe inferiore, diede una zucchetta slabbrata e versò una bevanda di scarsa qualità. Bradipo però non bevve.

Quando la festa volse al termine, Bradipo «inviò» un pensiero alla donna, la quale prontamente disse ad Avvoltoio Bianco: «Si fa tardi, e occorre pensare alla legna per donna-bradipoquesta notte». Avvoltoio le diede il permesso di allontanarsi.
Bradipo le «inviò» un secondo pensiero e la donna disse ad Avvoltoio: «Lascia che mi accompagni questo servo, e che sia lui a spaccare la legna». Avvoltoio acconsentì.

Quando furono nella piantagione, Bradipo staccò un pezzo di legno dal primo tronco, due dal secondo, tre dal terzo, quattro dal quarto e un gran numero di pezzi dall’ultimo tronco. La donna lo seguiva e raccoglieva i pezzi nella sua cesta.
Bradipo si nascose dietro un tronco e si tolse le spoglie di Makú, mentre aspettava che la donna completasse il suo carico di legna. Poi emise un fischio. La donna si trovò davanti il primo marito che le parlò: «Perché mi hai fatto questo? Che cos’è accaduto?».

Ella gli spiegò com’era stata catturata dall’ornamento magico di Avvoltoio Bianco. Gli confessò che non aveva saputo resistere. Che la magia di seduzione era stata più forte di lei.
Bradipo la prese allora tra le braccia: «Sei la mia donna», disse e giacque con lei, lì nella piantagione di Avvoltoio Bianco. Poi, riassunte le sembianze di Makú, fece ritorno alla maloca.

Proprio in quel momento stava giungendo Mosca, che recava in dono ad Avvoltoio molti pacchetti di pesciolini affumicati.
«Sapessi quanti pesci – disse Mosca ad Avvoltoio – stanno risalendo la cascata del Cervo. Perché non vieni a mangiarli?».
Mosca parlava di pesci, ma in realtà erano vermi: erano i vermi della decomposizione del corpo di Cervo. A quei tempi, tutte le mosche parlavano così: chiamavano pesci della cascata del Cervo, o del Tapiro, o dell’Aguti, i vermi che uscivano dai loro corpi putrefatti.

Avvoltoio Bianco prese la parola e disse: «Mosca ci invita a mangiare pesci nella cascata del Cervo. Domani andremo».
Chiamato Avvoltoio Nero, gli ordinò di recarsi immediatamente alla cascata del Cervo e di predisporre uno sbarramento per la pesca. Quello obbedì. Ed è per questo che anche oggi giunge sempre per primo sui corpi in decomposizione. L’ordine di Avvoltoio Bianco determinò questa priorità.

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Avvoltoio Bianco partì solo il mattino dopo e lasciò al falso Makú l’incarico di custodire la maloca. La moglie dei due partì per ultima.
Bradipo prese un ornamento di piume, lo spalmò d’ipadú, scelse uno spino appuntito e l’incollò a un’estremità dell’ornamento. Si trasformò così in una vespa, la Vespa del Giaguaro, e volò dritto verso la donna, la rincorse fino a raggiungerla e le trafisse il ginocchio col suo pungiglione. La donna svenne.
Bradipo «inviò» allora questo pensiero ad Avvoltoio Bianco, che lo raccolse a volo e disse alla moglie: «Tu, donna, non puoi camminare. Resta a casa col Makú». Così la donna restò nella maloca col primo marito.
Egli compì una cerimonia sul suo ginocchio e la guarì.

Il giorno dopo, Bradipo disse alla donna: «Torniamo a casa».
Essa rispose: «È impossibile fuggire, perché tutti gli oggetti di questa maloca sono parlanti. Se proprio mi vuoi, devi prima liberare la casa da tutti questi oggetti».
Il marito lavorò con impegno ed eliminò tutti gli oggetti parlanti. Gliene sfuggì solo uno, ben nascosto sotto le foglie: il Frammento di Remo. Sicché, quando i due varcarono la porta per fuggire, Frammento di Remo volò verso di loro e cominciò a parlare ad alta voce: «Bradipo sta portando via la donna che Avvoltoio Bianco ha rapito!».

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Avvoltoio udì e ordinò ai suoi di fermarsi ad aspettare i fuggitivi. Per ingannarli, si travestirono con pelli di scimmia. Trovarono un albero cavo, pieno di favi di miele, costruirono una scala e un ripiano, e cominciarono a succhiare il miele.
Quando Bradipo e la sua donna li raggiunsero chiesero: «Cosa fate?».
«Stiamo mangiando miele», risposero.
La donna volle fermarsi a ogni costo e chiese agli uomini-scimmia un pezzo di favo. Le porsero una pallina di miele, che cadde a terra. Ella lo succhiò dove si era sparso. Il miele era dolce e la donna, mai sazia, ne voleva ancora, e lo chiese. Gli uomini-scimmia si comportarono allo stesso modo. Lasciarono cadere a terra, l’una dopo l’altra, le palline di miele che fingevano di offrirle.

Sebbene Bradipo facesse di tutto per distoglierla, la donna accolse l’invito delle scimmie e si arrampicò sull’albero per andare a gustare il miele direttamente dai favi. Le scimmie introducevano il muso nella cavità del tronco e succhiavano miele. La invitarono a fare lo stesso.
Ella s’inginocchiò sul ripiano di pertiche, introdusse la testa e cominciò a leccare i favi. Gli uomini-scimmia spinsero le mani tra le sue cosce, toccandola e stuzzicandola: ella si difese dibattendosi, ma non ottenne che essi smettessero. Anzi, un numero sempre maggiore di scimmie la eccitava.

La donna li supplicò di avere pietà di lei, ma le scimmie, tutte insieme, la spinsero sempre più: lentamente il suo corpo penetrò nella cavità del tronco con un rumore sordo donna-con-scimmiedi ossa spezzate. Le scimmie cessarono di essere tali e divennero di nuovo avvoltoi, volando tutt’intorno.
Avvoltoio Bianco disse: «Hai voluto questa fine. Non hai accettato di essere mia e non sarai più di nessuno. Solo così ci sarà pace».
Disse queste parole, e poi raggiunse la sua maloca nello spazio, insieme a tutti gli avvoltoi.

Bradipo restò profondamente turbato. Voleva portare con sé la donna, ma era morta. La lasciò nella cavità del tronco. Inconsolabile, fece ritorno alla sua casa e giurò che si sarebbe vendicato.
Uccello Inhambù venne in suo aiuto: studiarono assieme un piano. Decisero che Bradipo, trasformato in cervo, si sarebbe decomposto, conservando la vita sulla punta del naso. Anche Inhambù avrebbe fatto lo stesso. Bradipo divenne un grande cervo che si adagiò sopra un mucchio di foglie marce, e si decompose rapidamente, conservando vivo solo un piccolo punto tra le due narici.

Mosca venne a deporre le uova sul cadavere, e andò a portare la notizia ad Avvoltoio Bianco: «Nella cascata del Cervo molti pesci stanno risalendo la corrente. Corri, vieni presto!».
Tutti gli uccelli del mondo, a quella notizia, si radunarono. Ognuno di loro, infatti, era venuto a sapere della morte di Cervo. Qualcuno però aveva sollevato il dubbio: «Sarà morto per davvero?».

Mosca fu incaricata di andare ad esaminare attentamente il cadavere per scoprire se vi era ancora qualche parte viva. Dopo una scrupolosa ispezione all’interno del corpo, Mosca concluse che Cervo era realmente morto.
Dal canto suo, però, il jacuacú non era dello stesso parere. Il japú affermò con convinzione che Cervo li stava osservando e perciò era vivo.
Mosca fece una seconda ispezione. Entrò dalla bocca, controllò polmoni e ventre e uscì mosca-paintdall’ano. Dall’orecchio arrivò al cervello e uscì dal naso. Volò quindi a lungo intorno al naso, controllando la respirazione. Ma Cervo non respirò, e Mosca si convinse che era morto e diede il suo parere in tal senso.
I due uccelli sospettosi non contestarono più la perizia di Mosca. Si poteva, dunque, cominciare a banchettare.

Avvoltoio Bianco si dispose a divorare il cadavere. A scanso di equivoci, col bastone perforò ripetutamente il petto dell’animale. Grande fu il suo stupore quando notò che i suoi ornamenti gli si stavano stringendo intorno al collo, come una morsa soffocante.
A quella vista, tutti gli uccelli del mondo fuggirono terrorizzati.
Allora Bradipo parlò: «Ora sei nelle mie mani. Morrai, perché hai ucciso la mia amata donna».

Lottando, percorsero gli spazi del cielo, fino alla Casa dell’Universo. Qui Avvoltoio Bianco offrì a Bradipo un frutto di pace, il frutto dell’albero sorva, ma quello lo rifiutò. Se l’avesse accettato, sarebbe stato sconfitto.
Sempre stretti in un abbraccio mortale, ripercorsero gli spazi e giunsero a Urubucuara, sul Rio Vaupés. Qui Bradipo uccise Avvoltoio Bianco, com’è documentato dai segni di lotta che le rocce hanno conservato.