Le mille e una notte – Il lutto del maestro

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Raccontava un valentuomo: Passando accanto a una scuola elementare mi imbattei in un maestro che insegnava a leggere ai ragazzi; si presentava di bell’aspetto e ben vestito. Entrai nella sua scuola; si alzò, mi invitò a sedere con lui, ed io gli feci un po’ di esame sulle letture del Corano, la grammatica, la prosodia, la filologia, ed ecco che rispondeva in modo perfetto a qualunque domanda gli si rivolgesse.
Gli dissi: « Che Iddio rafforzi i tuoi proponimenti! Tu davvero conosci a fondo tutto quel che devi sapere!».

In seguito lo frequentai per un certo tempo; ogni giorno rivelava qualche nuova qualità, tanto che dicevo fra me: «È una cosa straordinaria in un maestro che fa lezione ai ragazzi, perché le persone giudiziose son tutte d’accordo sulla pochezza dei maestri di scuola!».
Poi non lo vidi più così spesso; gli facevo visita ogni tanti giorni. Una volta, secondo la mia abitudine, andai a trovarlo, ma trovai la scuola chiusa. Interrogai allora i vicini, che mi risposero: «Gli è morto qualcuno di casa».
Pensai: «È doveroso da parte mia fargli le condoglianze».

Bussai alla porta e mi aprì una schiava, domandando: «Che cosa vuoi?».
«Vorrei il tuo padrone».
«Il mio padrone se ne sta solo col suo lutto».
«Digli: il tale, tuo amico, domanda di venire a farti le condoglianze».
miniatura-ottomanaGlielo andò a dire, e il maestro rispose: «Fallo entrare».
Entrai e lo trovai seduto, solo, col turbante in testa. Gli dissi: «Che Iddio ti conceda un premio immenso! La strada della morte è quella che ciascuno, inevitabilmente, deve percorrere. Sopporta con rassegnazione!».

Poi gli domandai: «Chi ti è morto?».
Rispose: «La persona che mi era più cara al mondo, quella che più amavo!».
«Forse tuo padre?».
«No».
«Tua madre?».
«No».
«Tuo fratello?».
«Neppure».
«Qualche tuo parente?».
«Neanche».
«E allora quale legame c’era fra voi?».
Rispose: «Era la mia amata!».

Dissi fra me: «Questa è la prima prova che mi dà di scarsa intelligenza!»; poi gli dissi: «Ci sono altre donne anche più belle di lei».
Rispose: «Non l’ho mai veduta, da poter dire se ci sono donne più belle di lei oppure no!».
Dissi fra me: «E questa è la seconda prova!», e gli domandai: «Come hai fatto a innamorarti di una che non hai mai visto?».

«Sappi che un giorno me ne stavo alla finestra, ed ecco che passa per la strada un uomo, cantando questo verso:

O Umm Amr, Dio ricompensi la tua generosità!
Rendimi il mio cuore, dovunque si trovi…

Udendo tali parole, dissi fra me: “Se questa Umm Amr non fosse senza pari nel mondo, i poeti non farebbero canzoni d’amore per lei!”. Così me ne innamorai, ma due giorni dopo ripassò lo stesso individuo, cantando questo verso:

Da che il somaro si è portata via Umm Amr,
né lei né il somaro sono più ritornati!

Da queste parole compresi che Umm Amr era morta; cominciai a piangerla, e sono tre giorni che ne porto il lutto».
Nel sentirgli dire queste parole, ebbi la certezza che quel maestro era un imbecille. Sicché, me ne andai e lo piantai lì.

(Le mille e una notte)