Chi si tortura lo spirito per elevare la propria condotta, si allontana dal mondo e prende abitudini eccentriche, si fa un’alta opinione di sé e denigra gli altri: costui non ha che orgoglio. È solo un eremita dei monti e delle valli, un uomo che condanna il mondo. È questo l’ideale di coloro che aspirano a disseccarsi nell’ascesi e a gettarsi nell’abisso.
Chi discorre di bontà e di giustizia, di fedeltà e buona fede, di cortesia e frugalità, di modestia e rinunzia, ricerca soltanto la perfezione morale. È questo l’ideale di coloro che presumono di garantire la pace del mondo e di migliorare gli uomini tenendo loro lezioni itineranti oppure in luogo fisso.
Chi si propone imprese eccelse per acquistarsi un grande nome, fissa i riti tra sovrani e sudditi, e definisce i rapporti tra superiori e inferiori, vuole solo governare gli uomini. È questo l’ideale dei cortigiani che si affannano a onorare l’autorità del loro principe e a rafforzare il suo principato, a compiere prodezze e ad annettere gli altri paesi al suo.
Chi, amando la solitudine, va per laghi e stagni sempre in cerca di un angolo tranquillo per pescare con calma, ha un solo scopo: non fare nulla. È questo l’ideale della gente di fiume e di mare, che fugge il mondo e trova la sua felicità nell’ozio.
Chi, soffiando ora con forza ora con dolcezza, espira e aspira, espelle l’aria viziata e assorbe l’aria pura, si appende come fa l’orso e si stira come fa l’uccello con le sue ali, cerca soltanto la longevità. È questo l’ideale di coloro che vogliono nutrire il proprio corpo stendendolo e contraendolo. Il miglior esempio ce lo diede Peng Zu.
Chi ha una condotta elevata senza doversi torturare lo spirito, e si perfeziona pur senza applicarsi alla bontà e alla giustizia, e si mantiene nell’ozio senza dover vivere lungo i fiumi o presso il mare, e raggiunge un’età avanzata pur senza stendere e contrarre il suo corpo, dimentica tutto e così possiede tutto.
È pacifico e immenso. Riunisce in sé tutte le perfezioni del mondo. In lui si traccia la via dell’universo e la virtù del Santo.
(Zhuang-zi, 15)