appena una piuma di corvo inseguo
e subito uno sciame di corolle mi avvolge
fortuna vuole che ogni capriccio
in quel folle nugolo il vento mi dissolva
stolto, perché inseguirla tra le vecchie baracche
se lei è qui – ben custodita sotto la corteccia?
sono io che come al solito fingo
di non averla mai tenuta
felice alla mia verde felce avvolta
nell’abbraccio ancora umido delle nostre radici
io che ancora alla nebbia altro fumo attingo
di un’antica nostalgia che me la nascose
dietro il velo crudele dell’addio
io che fingo d’un tratto d’incontrarla
come se non mi aggrappassi già al suo ramo
come se non sapessi già
che lei da sempre è qui – immutabile
al riparo delle mie foglie
io che non la vedo fingo di farne la mia lampada
io che più la fuggo e più povere di luce
ogni giorno mi diventano le parole
io ultimo corvo io che loquace m’inarco
sopra i tetti pericolanti delle vecchie baracche
sono io, lo confesso, il più innamorato Pierrot
io che per andare a bucarle il cuore con uno spillo
fino al più pallido plenilunio
stanotte m’innalzerei
sul cornicione della mia anima
e per amore, solo per amore fingerei
come ho sempre finto di non sapere
che di luna perisce
chi folle in punta di spillo
la sua luna anche solo per gioco ferisce
(Aiguesmortes, Udite! Udite!)