Lévi-Strauss – Dalla fidanzata di legno alla ragazza folle di miele

Fra i miti della Guayana [della «fidanzata di legno»] e quelli del Chaco [della «ragazza folle di miele»] c’è più di un legame.
La donna, che è ora figlia di Caimano, ora figlia di Sole, è in entrambi i casi afflitta da una carenza, e questa carenza è ora di ordine «sessuale» (le manca una vagina regolarmente aperta), ora di ordine «alimentare» (le manca il «miele» di cui va pazza). In entrambi i Hill-donna-apicasi, a questa «mancanza» è Picchio a porre rimedio: ora bucandole involontariamente la vagina (mentre è in cerca di cibo), ora invece sposandola controvoglia e dividendo con lei il miele di cui è in possesso.

Il legame apparirà ancora più forte, se si tiene conto che le relazioni dei due fratelli Pia e Makunaima nei miti della Guayana sono le stesse che quelle di Picchio e Volpe nei miti del Chaco: Makunaima è, infatti, il vile seduttore della moglie del fratello maggiore.
Ci ritroviamo quindi di fronte all’equivalenza, invocata più volte, tra la fidanzata di legno e la ragazza folle di miele. Tuttavia, facile da concepire quando la ragazza folle di miele ha come sostituto una donna egualmente folle (ma del suo corpo), l’equivalenza sembra esclusa nel caso della fidanzata di legno che, priva di un attributo essenziale della femminilità, dovrebbe avere il temperamento opposto. Per risolvere questa difficoltà, e al tempo stesso progredire nell’interpretazione dei miti, conviene riprendere il discorso dall’inizio.

La ragazza folle di miele è una golosa. Ora, abbiamo visto che il padre e artefice della fidanzata di legno porta il nome di Nahakoboni, che significa il «goloso». Goloso di che cosa?
Anzitutto di cibo, poiché alcune delle prove che egli impone al pretendente consistono nel fornirgli prodigiose quantità di pesce e di bevanda. Ma questa caratteristica non basta a spiegare completamente la psicologia del personaggio, né a spiegare perché egli serbi rancore al genero per il fatto che questi ha affidato all’uccello bunia il compito di completare la ragazza, che egli era incapace di ultimare.
Sotto questo profilo, il testo del mito fornisce molti chiarimenti a condizione, come sempre, di leggerlo scrupolosamente e di considerare pertinente ogni particolare.

occhio-coccodrillo

Nahakoboni diventa vecchio e ha bisogno di un genero. Tra i Warrau, che sono matrilocali, il genero si stabilisce infatti dai suoceri e fornisce loro prestazioni di lavoro e di cibo in cambio della donna che ha ricevuto.
Tuttavia, per Nahakoboni questo genero deve essere un contribuente, ma non uno sposo. Il vecchio vuole tutto per sé il genero, che risulta così essere il perno di una famiglia domestica e non il fondatore di una famiglia coniugale, giacché quello che darebbe alla seconda come marito lo toglierebbe inevitabilmente alla prima come genero.
In altri termini, se Nahakoboni è già avido di cibo, lo è ancora di più di servizi: è un suocero che va matto per il genero.

Per prima cosa è quindi necessario che quest’ultimo non riesca mai a sciogliersi dai suoi obblighi; in secondo luogo, e soprattutto, che la ragazza concessa in matrimonio sia afflitta da una carenza che non nuoccia alla sua funzione di mediatrice della parentela acquisita, ma che impedisca che il genero di suo padre possa diventare per lei un marito.
Questa sposa, negativizzata all’inizio, presenta una sorprendente analogia con lo sposo della ragazza folle di miele, con la differenza, però, che la negatività del secondo si manifesta sul piano psicologico (ossia in senso figurato) e quella della prima sul piano fisico, dunque in senso proprio.

Anatomicamente parlando, la fidanzata di legno non è una donna, ma il mezzo di cui surreal-vaginadispone il padre per avere un genero.
Moralmente parlando, Picchio dei miti del Chaco non è un uomo. L’idea del matrimonio lo terrorizza, egli è esclusivamente preoccupato del modo in cui l’accoglieranno i suoceri: non vuole quindi essere che un genero, ma, come marito – e assumendo questa volta l’espressione in senso metaforico –, egli è «di legno».

Ora, i miti del Chaco hanno cura di descrivere il personaggio di Sole sotto due aspetti. Anzitutto si tratta di un padre incapace di fornire alla figlia il miele, di cui essa è ghiotta: incapace, quindi, di «colmarla» in senso alimentare, così come il padre della fidanzata di legno è incapace di «scavarla» sessualmente. In secondo luogo, il Sole dei miti del Chaco è goloso, ossessionato esclusivamente da un cibo: i pesci simili a caimani, tanto da mandare il genero a morire per pescarli.
Questa doppia e radicale inversione dei miti guayanesi, nei quali un suocero goloso mette alla prova un sole genero, può essere rappresentata così:

  • nel Chaco: da Sole padre, ghiotto a spese dei caimani, nasce la Ragazza folle di miele che va sposa a Picchio (sessualmente) di legno (in senso metaforico);
  • nella Guayana: da Nahakoboni, il Goloso, oppure da Caimano, ghiotto a spese del Sole, «nasce» (in senso metaforico: in quanto è da lui «scolpita») la Fidanzata di legno che va sposa a Sole.

Attraverso i miti della Guayana si scorge quindi l’immagine dei miti del Chaco, ma rovesciata: il Sole padre diviene un Sole genero, vale a dire che, come rapporto di parentela, non è più pertinente la filiazione, ma la parentela acquisita; il Sole che mette alla prova diventa un Sole messo alla prova; l’inerzia morale del marito si trasforma in inerzia morale della moglie; la ragazza folle di miele si trasforma in fidanzata di legno; infine, e soprattutto, i miti del Chaco si concludono con un prosciugamento dei laghi e con l’espulsione dei pesci-caimani dall’acqua, mentre i miti guayanesi mostrano, in conclusione, il caimano che viene respinto, o che cerca rifugio, nell’acqua. […]

I miti che stiamo considerando fanno appello a opposizioni retoriche.
L’atto di consumare è inteso ora in senso proprio (alimentare) ora in senso figurato (sessuale), e talvolta in entrambi i sensi contemporaneamente, là dove, per es., si narra di ragazza-folle-alveareuna donna che mangia realmente il suo seduttore, mentre questi la «mangia» nell’altra accezione in cui le lingue sudamericane prendono questo termine, vale a dire copulando.

Un giorno, dice il racconto, Kuwai, l’eroe culturale dei Cubeo, mandò Caimano a cercare un tizzone per accendere una sigaretta. Caimano vide la moglie di Kuwai che dormiva in un’amaca, e volle copulare con lei.
Nonostante le sue resistenze, Caimano riuscì a salirle sopra, ma essa gli divorò tutta la parte anteriore dello stomaco, e anche il pene.
Sopraggiunse Kuwai, il quale disse a Caimano che l’aveva avvertito. Prese una piccola stuoia quadrata, se ne servì per aggiustare il ventre dell’animale e lo gettò in acqua dicendo: «Sarai sempre mangiato». […]

Ora, se a titolo di esperimento si decide di semplificare le equazioni trascurando le opposizioni di carattere metalinguistico, si possono integrare i Personaggi più caratteristici dei miti del Chaco e della Guayana per mezzo di questo diagramma:

  • nella Guayana: da Caimano «nasce» la Fidanzata di legno che va sposa a Sole;
  • nel Chaco: da Sole, a sua volta, nasce la Ragazza folle di miele che va sposa a Picchio.

Sicché: nel Chaco il Sole si nutre alle spalle dei «caimani», e questi alle spalle di Picchio, genero di Sole; nella Guayana il caimano si nutre alle spalle del Sole, e il Picchio alle spalle (ma in realtà a beneficio) della moglie di quest’ultimo: la fidanzata di legno.
Nel racconto Cubeo, infine, il caimano e la fidanzata di legno si nutrono l’uno dell’altra (il primo metaforicamente, la seconda per sineddoche: in quanto ne mangia solo una parte, solo che la mangia realmente).

(Lévi-Strauss, Dal miele alle ceneri)