Maori – Come Hinauri divenne la moglie di Tinirau

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Hinauri non era morta. Quando, addolorata per la morte dello sposo, si era gettata in mare, l’onda da cui s’attendeva la morte, invece di spingerla contro gli scogli, l’aveva trascinata al largo.
La cintura incantata che indossava, la tenne a galla per mesi e mesi, finché la spinse su una riva dove fu trovata da due fratelli che si chiamavano Ihu atamai, «Bel Naso», e Ihu wareware, «Naso Stupido». La trovarono sulla spiaggia e, anche se sembrava morta, la sollevarono e la portarono a casa. Qui le tolsero le alghe e i crostacei che le si erano attaccati addosso, la lavarono e la sciacquarono più volte, e così scoprirono che era bellissima e, soprattutto, che era ancora viva.

Per un certo tempo la donna visse facendo la moglie di entrambi. I due fratelli le domandarono spesso come si chiamava, ma lei non rivelò mai il suo nome. Si fece chiamare Ihu ngarupaea, «Naso Incagliato».
I fratelli appartenevano alla tribù di Tinirau, un capo molto valoroso a quei tempi, noto per la sua bellezza e per la sua vanità. Tinirau viveva nell’isola di Motutapu, o «Isola Sacra», perché vi erano molte lagune nelle cui acque poteva specchiarsi e compiacersi del suo aspetto, e perché intorno all’isola nuotava un branco di balene, e quelle balene donna-tra-macchie-marerispondevano ai richiami di Tinirau ed eseguivano per lui i loro giochi vivaci. Erano i suoi animali preferiti e, fra questi, ne aveva già scelto uno per il suo primogenito, quando fosse nato.

La sua fama giunse fino all’orecchio di Hinauri e le risvegliò il desiderio di conoscerlo; a sua volta, a Tinirau era giunta voce della bellezza di una certa naufraga che l’onda del mare aveva sospinto nel suo paese.
A spargere la notizia era stato Naso Stupido: un giorno che era passato per Motutapu, invece di tenere la bocca chiusa, era andato in giro a parlare di quella meraviglia che il mare aveva vomitato sulla spiaggia, proprio dinanzi alla sua casa.
D’altra parte, Hinauri s’era stancata di vivere con i due fratelli e, avendo sentito dire di Tinirau e della sua bellezza, cominciò a volerlo come marito.

Un giorno, dunque, mentre era con le donne del villaggio impegnata nella raccolta dei mitili, approfittando della bassa marea, assunse la forma di un pesce e scomparve.
Nuotò sott’acqua e raggiunse Motutapu. Quando fu sulla spiaggia dell’isola, riassunse la forma precedente e si sedette ad asciugarsi i capelli, pensando al modo in cui avrebbe potuto incontrare Tinirau.
Sapeva che era molto vanitoso e che aveva l’abitudine di venire a specchiarsi nelle acque dei quattro laghetti dell’isola: così decise di attenderlo lì e di richiamare la sua attenzione, tuffandosi in uno dei laghetti, proprio nel momento in cui fosse arrivato.

Mentre camminava sulla spiaggia, incontrò un pescecane che si era incagliato, uno di quelli che avevano i denti molto apprezzati come pendagli.
«Oh, pesce! – gli disse – tu non sei il messaggero di Tinirau», e per un istante si accovacciò sopra il suo dorso.
Più avanti s’imbatté in una balena incagliata; disse e fece le stesse cose che aveva fatto col pescecane. Ma quando sulla sabbia trovò una pastinaca, allora si tolse la gonna, che era il suo unico indumento, e lo stese sul suo aculeo. Ora era pronta a incontrare Tinirau e si avviò verso l’entroterra dove c’erano i quattro laghetti.

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Tinirau, che aveva una predilezione per questi laghetti, aveva fatto costruire tutt’intorno una palizzata di giunchi; inoltre, su un alto albero accanto alla casa, stavano appollaiati due gufi con l’incarico di avvertirlo quando qualcuno si avvicinava. Uno si chiamava Ruru mahara, «Gufo Pensieroso», e l’altro Ruru wareware, «Gufo Stupido».
Ora, quando Hinauri violò uno dei laghetti, il primo gufo si precipitò da Tinirau a dirgli: «I laghetti di Tinirau dalle acque cristalline sono stati distrutti». Ma subito sopraggiunse anche l’altro, Gufo Stupido, e ripeté più volte: «Non è vero! Non è vero!».

Tinirau allora li rimandò a ispezionare i laghetti e, quando fu di ritorno, Gufo Pensieroso riferì a Tinirau che i recinti erano stati abbattuti e che c’era un uomo in acqua.
«Tutte bugie! – disse invece Gufo Stupido. – Sono tutte bugie!».
«Voi due rimanete qui – disse alzandosi Tinirau, che si era spazientito. – Andrò io a vedere!». E si avviò verso i laghetti di pessimo umore.

Hinauri, vedendolo arrivare, gli rivolse un saluto molto gentile, che lui ricambiò; anzi, restò così sorpreso da quanto aveva davanti, che andò a sedersi vicino alla donna pieno di buonumore.
«Quando esci a pesca, prendi sempre qualcosa?», gli chiese timidamente Hinauri, cercando un pretesto per iniziare la conversazione.
«No, non prendo niente», le rispose Tinirau dicendole una bugia, mentre con lo sguardo due-guficontinuava a fissare i suoi bei capelli e i suoi dolci occhi neri.
«Quando tiri su la lenza, l’amo e il piombino sono sempre al loro posto?», gli chiese Hinauri.
«No – le rispose Tinirau. – Scopro ogni volta che l’amo e il piombino se ne sono andati».
Tinirau s’innamorò della donna all’istante, così si allontanarono insieme e andarono in un posto, e qui si sdraiarono sotto il mantello di Tinirau.

Tinirau a quel tempo aveva già due mogli che avevano due nomi piuttosto eloquenti, la Furiosa e la Gelosa. E quando le due donne vennero a sapere che il marito aveva incontrato una ragazza ai laghetti e che da quel momento non era più tornato a casa, mandarono a chiamare i due gufi e ordinarono loro di andare a vedere cosa stava succedendo.
I gufi volarono via e videro il mantello, ma tornarono quasi subito a riferire.
«Allora – chiesero le donne. – Cosa avete visto?».
«Due teste e quattro piedi», rispose Gufo Pensieroso.
«Tutte bugie – ribatté Gufo Stupido. – Sono tutte bugie!».

Tinirau e Hinauri continuarono a restare insieme fino al giorno in cui Tinirau le disse: «Facciamo ritorno al mio villaggio: là avremo cibo a sufficienza».
Ma Hinauri cantò la sua magia:

Fallo scendere, fallo scendere,
scendi, oh scendi!

ed ecco dinanzi a loro scese cibo a sufficienza, che subito mangiarono.
Ma avevano freddo perché erano nudi, e quando Tinirau disse: «Torniamo al mio villaggio, perché qui stiamo gelando», lei ripeté la stessa magia, e anche questa volta scesero dei vestiti dinanzi a loro.

Le due mogli di Tinirau, intanto, diventavano sempre più furiose, e ogni giorno che passava, sempre più gelose.
maori-donna-ondaPassati i nove mesi, Hinauri si recò al villaggio e diede alla luce un figlio, che era però figlio di Ihu atamai, Naso Pensieroso. Dopo qualche giorno, le due donne andarono a farle visita.
«Sta’ attenta – le disse Tinirau quando seppe del loro arrivo – attenta a come ti comporti con le cognate».

Quando le due donne arrivarono, Hinauri si levò in piedi impugnando il pezzo di ossidiana con cui era stato tagliato il cordone ombelicale del bambino.
Una delle mogli aveva un’arma, ma Hinauri fece in tempo a recitare un potentissimo incantesimo, con cui invocava il soccorso del dio Whiro:

Forte risuona la pietra,
acuto dolore è la pietra,
per colpire il centro della vita è la pietra,
per colpire il cervello è la pietra.
Ecco, la pietra riecheggia.
Ecco, la pietra distrugge,
la pietra di Whiro te tupua,
che è anche il tuo spirito,
che è distruttore di uomini.

Mentre pronunciava l’incantesimo, Hinauri scagliò il pezzo di ossidiana contro le mogli, che caddero a terra e morirono; nel punto in cui la pietra le aveva colpite, i corpi esplosero e si videro riempirsi di giada.
Allora Hinauri disse a Tinirau: «Guarda, ecco qui i piombini che credevi di aver perso!».
Fu così che si formò la giada, la pietra verde con cui i Maori si facevano i loro ornamenti più preziosi: pendenti e ciondoli, ma anche asce e mazze da guerra.

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Da quel giorno, Hinauri ebbe Tinirau solo per sé e visse come la moglie del capo, e tutto procedette a meraviglia finché Hinauri non volle tornare al suo villaggio, portandosi con sé anche il figlioletto.
Tinirau, che soffriva per la sua assenza, non lasciò passare molto tempo e si mise anche lui in viaggio per raggiungerla. Mentre si avvicinava al villaggio, scorse dei bambini che giocavano in un posto paludoso tra l’erba alta. Si nascose e stette per un po’ a guardarli; poi emise un fischio come un uccello per attirare la loro attenzione.

I bambini corsero a vedere cos’era, e Tinirau riconobbe suo figlio dal pendente che portava. Era fatto con la giada di una delle moglie uccise.
Tinirau aveva portato con sé il pegno d’amore che Hinauri gli aveva donato nei primi tempi in cui vivevano insieme. Era un sacchetto che conteneva un profumo estratto da erge magiche. Tinirau se lo tolse dal collo e lo diede al bambino, dicendogli di portarlo alla madre.
Così fece il ragazzo e Hinauri capì subito che cos’era e chi gliel’aveva dato. Allora andò da Tinirau e lo portò al suo villaggio, dove venne accolto con grandi feste e onori.

I festeggiamenti durarono a lungo, come si addiceva a un capo qual era Tinirau, e non si badò a risparmiare, ma proprio per questo andò a finire come al solito: che, dopo ballerine-hawaianel’abbuffata, gli invitati furono costretti a mangiare radici di felce. La situazione si aggravò, quando i pescatori, usciti a pescare, tornarono a mani vuote.
I parenti chiesero allora a Hinauri: «Come mai il tuo sposo non va come gli altri a procurarsi il cibo?».
Hinauri si sentì umiliata e scoppiò a piangere. Tinirau la vide e le chiese il motivo.
«Di’ ai tuoi fratelli – le disse Tinirau dopo averla ascoltata – che vadano a tagliare degli alberi e costruiscano una piattaforma piuttosto grande».

I fratelli di Hinauri tagliarono gli alberi e costruirono una piattaforma. Poi domandarono alla sorella: «Con che cibo la riempirai?».
Hinauri tornò dal marito.
«Torna dai tuoi fratelli e di’ loro di ingrandirla», rispose Tinirau.
Quando ciò fu fatto, mandò la donna a prendere due pezzi di legno per accendere il fuoco. Hinauri andò a prendere due pezzi di kaikomako, uno degli alberi in cui il fuoco di Mahuika aveva trovato riparo, allorché Maui portò un pezzo di legno più duro che avrebbe funzionato da pene.

Tinirau promise allora a tutti cibo in abbondanza, ma si raccomandò che tenessero le porte e le finestre chiuse durante la notte.
Tutti approvarono, e la sera Tinirau, coi due pezzi di legno che gli aveva procurato Hinauri, si recò sulla spiaggia e accese un fuoco, eseguì delle cerimonie e pronunciò certi incantesimi.
Per tutta la notte si udì un rumore precipitoso di passi, ma la gente, tenendosi fedele alla promessa, non aprì né porte né finestre. Alla mattina videro la piattaforma piena zeppa di pesce di ogni genere. Ce n’era così tanto che molti pesci erano perfino scivolati dall’orlo e finiti a terra.

In questo modo Tinirau e Hinauri prolungarono il loro soggiorno coi parenti. Alla fine tornarono a Motutapu perché lei aspettava un altro bambino, figlio di Tinirau.
Ma nei mesi che precedettero la nascita, Tinirau cominciò a trattarla con indifferenza, andando addirittura a vivere con un’altra moglie. Hinauri ne soffriva moltissimo, ma maori-donna-umiliatastette in silenzio, almeno fino a quando non le venne voglia di un pesce che solo Tinirau sapeva pescare.
Allora, messo da parte ogni orgoglio, mandò da lui due schiavi perché gli riferissero della sua voglia.

Gli schiavi andarono e lo salutarono con molto rispetto: «Ehi, Tinirau!».
E rispettosamente Tinirau rispose al loro saluto: «Ehi!».
«Tua moglie non si sente bene», gli dissero e gli riferirono il messaggio.
Di cattivo umore, Tinirau andò subito da Hinauri e le chiese in modo sgarbato: «Che cos’hai?».
«Fra non molto nascerà il bambino», gli rispose lei.
Tinirau non andò a pescare il pesce che la donna desiderava. Anzi, le fece costruire intorno alla casa dove dormiva uno schermo di ortiche velenose, legate con fibre di lino. La siepe era così alta che lei non poteva fuggire.

Ogni giorno che passava, Hinauri soffriva sempre di più, perché il marito la trascurava. Tuttavia, quando fu il tempo, le nacque un bambino, un maschio.
Tinirau fu contentissimo perché era il suo primogenito. Appena gli fu portata la notizia, fece tagliare la siepe.
I sentimenti di Hinauri nei suoi confronti erano però cambiati. In un momento di disperazione aveva chiamato in aiuto il fratello Maui mua. E Maui mua, a sua insaputa, la stava già cercando …