Eliade – La Luce e la Caverna

Nascita-di-Gesù

La luce che Zarathustra irradiava nel ventre di sua madre negli ultimi tre giorni che precedettero la sua nascita, era così intensa da illuminare tutto il villaggio di suo padre. Ciò che questa intensità di luce simboleggia è la saggezza, la santità – in breve, la pura spiritualità.
D’altronde, come in India la dottrina delle Upanisad assimila l’âtman alla luce interiore, così in un capitolo del Grande Bundahišn iranico l’anima viene identificata con lo xvarnah, la «Luce di Gloria», la «pura sostanza luminosa di cui al principio erano costituite le creazioni di Ohrmazd». A differenza però dell’India, si sa relativamente poco di quanto concerne l’esperienza della Luce interiore nell’Iran antico.

Sembra accertato che gli Iranici davano molta importanza alle epifanie della Luce e in primo luogo all’apparizione di una stella sovrannaturale, segno annunciatore per eccellenza della nascita del Cosmocrator e del Salvatore. E poiché la nascita del futuro redentore del Mondo avverrà in una grotta, così la stella o la colonna di luce splenderà sopra la grotta.
È probabile che i cristiani abbiano attinto dai Parti l’insieme di immagini della natività del Cosmocrator-Redentore, e l’abbiano applicato al Cristo. Le più antiche fonti cristiane che collocano la natività in una caverna sono il Protovangelo di Giacomo (18: 1 ss.), Cristo-RedentorGiustino martire e Origine.
Giustino attaccò gli iniziati dei misteri di Mithra che «iniziati dal diavolo, pretendono di essere iniziati in un luogo che chiamavano speleum». Questo attacco conferma che già nel sec. II i cristiani percepivano l’analogia tra lo speleum mithriaco e la grotta di Betlemme.

Ma soprattutto la stella e la luce che risplende sulla grotta hanno avuto un ruolo importante nelle credenze religiose cristiane e nell’iconografia.
Il Protovangelo (19: 2) parla di una luce abbagliante che aveva riempito la grotta di Betlemme. Quando essa cominciò a ritirarsi, apparve Gesù bambino. Questo equivale a dire che la Luce era consustanziale con Gesù o era una delle sue epifanie.

Ma è stato l’autore anonimo dell’Opus imperfectum in Matthaem a introdurre nella leggenda elementi nuovi, probabilmente di origine iranica. Secondo lui, i dodici Re Magi vivevano nelle vicinanze del Monte delle Vittorie. Conoscevano la rivelazione segreta di Seth concernente la venuta del Messia e ogni anno salivano sul monte dove si trovava una grotta con sorgenti e alberi.
Là per tre giorni pregavano Dio a voce bassa, in attesa dell’apparizione della stella. Essa apparve alla fine sotto forma di un fanciullino, che disse loro di andare in Giudea. Guidati dalla stella, i Re Magi viaggiarono due anni. Ritornati nel loro paese, raccontarono i prodigi di cui erano stati testimoni. E quando, dopo la risurrezione, l’apostolo Tomaso giunse là, i Re Magi gli chiesero di essere battezzati.

Con qualche sviluppo successivo, questa leggenda la si ritrova nella Cronaca di Zuqnîn, opera siriaca conosciuta per lungo tempo come lo Pseudo-Dionigi di Tell Mahre. La Cronaca di Zuqnîn s’arresta agli anni 774-775, ma il suo prototipo (come, d’altronde, anche quello dell’Opus imperfectum) deve essere anteriore alla fine del sec. VI.
Ecco il riassunto dei passi che interessano il nostro argomento:

stella-cometa

Dopo aver annotato in un Libro tutto ciò che Adamo gli aveva rivelato sulla venuta del Messia, Seth depose il testo nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti. Comunicò ai figli il contenuto di questi misteri, ordinando loro di salire ogni mese sul monte e di entrare nella grotta.
I dodici «Re Saggi» del paese di Shyr, «Re figli di Re», eseguirono fedelmente l’ascesa rituale del monte, aspettando il compimento della profezia di Adamo.

Un giorno videro una colonna ineffabile di luce sormontata da una stella il cui splendore superava quella di molti soli. La stella penetrò nella Caverna dei Tesori, che divenne subito risplendente. Una voce invitò i Re ad entrare.
Nella grotta, essi furono abbagliati dalla luce e si inginocchiarono. Ma la luce si concentrò poco dopo, assunse le sembianze di un uomo piccolo e umile, che disse loro di essere stato mandato dal Padre celeste. Consigliò loro di prendere il tesoro deposto nella grotta dai loro antenati e di andare in Galilea.

Guidati dalla luce, i Re giunsero a Betlemme, e vi trovarono una grotta simile alla Caverna dei Tesori. E il prodigio si ripeté: la colonna di luce e la stella discesero e OLYMPUS DIGITAL CAMERApenetrarono nella grotta. Udendo una voce che li invitava ad entrare, i Re avanzarono nella caverna. Si prostrarono davanti al glorioso Bambino e deposero ai suoi piedi le loro corone. Gesù li salutò come i «Figli dell’Oriente della Suprema Luce … degni di vedere l’eterna Luce primordiale».
Nel frattempo, la grotta si era interamente illuminata. Il Bambino, «Figlio della Luce», parlò a lungo con loro, chiamandoli «coloro che hanno ricevuto la Luce e che sono anche degni di ricevere la Luce perfetta».

I Re presero la via del ritorno.
Alla prima tappa, mentre prendevano il cibo, ebbero nuove esperienze di luce. Uno di loro vide «una grande luce senza simile al mondo», un altro «una stella che col suo splendore offuscherebbe il sole», ecc.
Rientrati nei loro paesi, i Re raccontarono tutto ciò che avevano visto. Più tardi l’apostolo Giuda Tomaso arrivò a Shyr e propagò la fede. I Re ricevettero il battesimo e allora un bambino di luce discese dal cielo e parlò loro.

Di questa narrazione prolissa e primitiva a noi basta fissare i motivi che riguardano direttamente il nostro argomento: 1) il predominare di epifanie luminose (colonna di Luce, stella, fanciullo luminoso, luce accecante, ecc.) che riflettono tutta la concezione di Gesù come Luce ineffabile; 2) la nascita in una grotta; 3) il nome del paese, chiamato nella Cronaca Shyr, che è la corruzione di Shyz, luogo di nascita di Zarathustra: il «Monte delle Vittorie» è dunque situato nel paese di Shyz; 4) questo «Monte delle Vittorie» sembra essere una replica della Montagna Cosmica iranica, Hara Berezaiti [Alborz], cioè dell’Axis Mundi che unisce il cielo alla terra.

È dunque al «Centro del Mondo» che Seth occulta la profezia sulla venuta del Messia, ed è là che la stella annuncia la nascita del Cosmocrator-Redentore.
Secondo le tradizioni iraniche, lo xvarnah risplendente al di sopra della montagna sacra è il segno annunciante la venuta del Saôšyant, il Redentore miracolosamente nato dal seme di Zarathustra.
Notiamo infine il simbolismo dell’ascensione periodica al Monte delle Vittorie: è al «Centro del Mondo» che la Luce escatologica si lascia dapprima percepire.
Tutti questi elementi sono parti integranti del grande mito sincretista fortemente iranizzato del Cosmocrator-Redentore. Ora sotto una forma, ora sotto un’altra, questo mito ha indubbiamente influenzato il tardo giudaismo e il cristianesimo.

(Eliade, Mefistofele e l’Androgino)