Zhuang-zi – Di cosa stiamo parlando?

Intelligenza viaggiò, verso nord, fino all’acqua oscura; scalò la Montagna dell’Indiscernibile e incontrò Parola «non fare» (wu wei).
Intelligenza le disse: «Vorrei farti delle domande. Per conoscere il Tao, che cosa si pensa Lie-tseue su che cosa si riflette? Per restare nel Tao, quale posizione si adotta e a che cosa ci si applica? Per possedere il Tao, da dove si parte e quale strada si segue?».
Parola «non fare» non diede nessuna risposta a queste domande. Non che non volesse, ma non sapeva che cosa rispondere.

Non avendo ottenuto nessuna risposta, Intelligenza tornò da dove era venuta, prese la direzione dell’acqua chiara, verso sud, si arrampicò sulla collina fino alla casa vuota di Volpe, e lassù incontrò il Pazzo che non sa rispondere.
Gli fece le stesse domande.
«Ah – disse il Pazzo che non sa rispondere – io lo so, e adesso te lo dico». Ma benché volesse parlare, dimenticò quello che voleva dire.

Non avendo ottenuto nessuna risposta, Intelligenza tornò al Palazzo del Sovrano e fece le sue tre domande al Sovrano Giallo.
Questi gli disse: «Per conoscere il Tao, non si deve né pensare né riflettere; per restare nel Tao, non si deve adottare nessuna posizione, né applicarsi a nulla; per possedere il Tao, non si deve partire da nessuna parte, né seguire alcuna strada».
Intelligenza chiese allora al Sovrano Giallo: «Noi due lo sappiamo, gli altri due non lo sanno: chi ha ragione?».

«Parola “non fare” è nel vero – disse il Sovrano Giallo. – Il pazzo che non sa rispondere crede di essere nel vero; voi e io non ci avvicineremo mai alla verità. Infatti, colui che sa non parla; colui che parla non sa. Per questo il Santo si serve di un insegnamento senza parole. Il Tao non lo si può ottenere, e la virtù non la si può raggiungere, mentre l’amore per gli uomini può essere praticato col fare volontario, la giustizia può rendere parziali e il rito può generare l’ipocrisia.

wu-wei

«Per questo è stato detto: “Dopo che si è perduto il Tao, viene la virtù; dopo che si è perduta la virtù, viene l’amore per gli uomini; dopo che si è perduto l’amore per gli uomini, viene la giustizia; dopo che si è perduta la giustizia, viene il rito”. Il rito non è altro che un fiore superficiale del Tao, l’inizio del disordine.
Per questo è stato detto: “Nel praticare il Tao si diminuisce il proprio fare di giorno in giorno; diminuendo e diminuendo ancora si giunge infine a non fare nulla. Se non si fa nulla, non c’è nulla che non si faccia”. È difficile fare ritorno alla radice originaria; solo il grand’uomo vi riesce senza difficoltà.

«La vita conduce alla morte. La morte sfocia nella vita. Chi mai conosce l’ordine che presiede a questo ciclo di vita e di morte? L’uomo nasce da una condensazione del soffio. È questo soffio che, nel condensarsi, produce la vita ed è lo stesso soffio che, nel disperdersi, porta con sé la morte.
Se la morte e la vita si accompagnano a questo modo, che male ce ne viene?

«A dire il vero, tutti gli esseri del mondo sono uno solo. Ciò che sembra bello è considerato miracoloso e meraviglioso, ciò che sembra brutto è considerato fetido e chinois-uomoputrido.
La verità è che il fetore e la putrefazione si trasformano in miracoli e meraviglie, e che il miracoloso e il meraviglioso si trasformano in fetore e in putrefazione.
Per questo è stato detto: “C’è nell’universo intero un unico e solo soffio, quindi il Santo venera l’unità”».

Intelligenza disse al Sovrano Giallo: «Ho interrogato Parola “non fare”, ma essa non mi ha risposto: non che non mi volesse rispondere, non sapeva che cosa rispondermi. Ho interrogato il Pazzo che non sa rispondere, e quello voleva rispondermi, ma infine non mi ha risposto perché aveva dimenticato quello che voleva dire. Vi ho interrogato, avete saputo rispondermi. Perché allora dite di non essere vicino alla verità?».

«Parola “non fare” era la verità stessa – rispose il Sovrano Giallo – perché non sapeva rispondervi. Il Pazzo che non sa rispondere dava solo l’impressione d’essere nella verità, perché aveva dimenticato quello che voleva dire. Voi e io invece non ci avvicineremo mai alla verità, perché sappiamo parlarne».

Dopo aver sentito questa risposta del Sovrano Giallo, il Pazzo che non sa rispondere pensò che il Sovrano sapesse ciò di cui stava parlando.

(Zhuang-zi, 22)