Coyote stava passeggiando col suo amico Iktome.
Lungo il sentiero che percorrevano, si trovava Iya, la roccia. Questa non era proprio una roccia qualsiasi; era speciale. Era tutta ricoperta di quelle ragnatele di muschio che ne rivelano la storia. Iya aveva potere.
Coyote disse: «Accipicchia, questa è una roccia graziosa. Penso che abbia potere».
Coyote si tolse la spessa coperta che indossava e la mise sulla roccia: «Ecco – disse alla roccia Iya – prendila in omaggio! Prendi questa coperta, amica roccia, per proteggerti dal gelo! Devi sentir freddo».
«Wow, un regalo! – esclamò Iktome. – Oggi, amico, sei in vena di dare!».
«Ah, è niente – rispose Coyote. – Mi succede spesso di distribuire delle cose. E poi, la vedi?, Iya è proprio bella con la mia coperta addosso».
«Vorrai dire la sua, da questo momento!», disse Iktome.
I due amici proseguirono. Ben presto cominciò a cadere una fredda pioggia. La pioggia si mutò in grandine, e la grandine in nevischio.
Coyote e Iktome si rifugiarono in una caverna fredda e umida. Iktome stava bene: aveva indosso il suo pesante mantello di bisonte. Coyote invece aveva soltanto la casacca e tremava: stava gelando, batteva i denti.
«Kola, amico mio – disse Coyote a Iktome – torna indietro a prendermi la mia bella coperta. Ne ho bisogno e quella roccia non l’adopera. È andata avanti senza una coperta per secoli. Sbrigati, ché sto gelando!».
Iktome tornò indietro da Iya e le disse: «Per piacere, posso riavere la coperta?».
La roccia disse: «No, mi piace. Quello che è dato è dato».
Iktome tornò indietro e riferì a Coyote: «Non vuole restituirla».
«Che scortese, ingrata roccia! – disse Coyote. – Ha forse pagato la coperta? Ha lavorato per farla? Andrò io stesso a riprendermela».
«Amico – disse Iktome – c’è molto potere in Tunka, Iya, la roccia! Forse dovresti lasciargliela tenere».
«Sei matto? Quella è una coperta costosa, molto spessa e colorata. Andrò a parlarle».
Coyote tornò indietro e disse a Iya: «Ehi, roccia! Che cosa significa questa storia? che necessità hai di una coperta? Restituiscimela subito!».
«No – disse la roccia. – Quello che è dato è dato».
«Sei una roccia cattiva! Non t’importa che sto gelando a morte? che mi prendo un raffreddore?».
Così dicendo, Coyote strappò la coperta a Iya e se la mise addosso: «Ecco fatto – disse. – Ora sì che tra noi è finita!».
«Non è affatto finita», disse la roccia, mentre Coyote ormai già si allontanava.
Coyote ritornò alla caverna. La pioggia e la grandine cessarono e tornò di nuovo il sole, così Coyote e Iktome si sedettero fuori della caverna a prendere il sole, a mangiare pane fritto e zuppa di bacche. Dopo aver mangiato, tirarono fuori la pipa e si fecero una fumata.
Tutt’a un tratto Iktome disse: «Che cos’è questo rumore?».
«Quale rumore? – chiese Coyote. – Io non sento niente».
«Uno strepito, un brontolio lontano».
«Sì, amico, ora lo sento anch’io».
«Amico Coyote, sta diventando più forte e più vicino, come un tuono o un terremoto».
«È piuttosto forte e sordo. Mi domando cosa può essere».
«Ora ho capito di che si tratta», esclamò atterrito Iktome.
Allora videro la grande roccia, Iya, che stava rotolando, tuonando e fracassando su di loro.
«Amico, battiamocela! – gridò Iktome. – Iya ha intenzione di ucciderci!».
I due si misero a correre più in fretta che poterono, mentre la roccia rotolava dietro di loro, avvicinandosi sempre di più.
«Amico, passiamo il fiume a nuoto. La roccia è così pesante, di certo non sa nuotare!», gridò Iktome.
E così attraversarono il fiume a nuoto, ma Iya, la grande roccia, passò sopra il fiume come se fosse stata di legno.
«Amico, corriamo a rifugiarci nei tronchi, tra i grossi alberi – gridò Coyote. – Quella grossa roccia non può certamente passare attraverso questa fitta foresta».
Corsero tra gli alberi, ma l’enorme Iya venne avanti rotolando dietro di loro, fracassando e mandando in pezzi gli alberi, a sinistra e a destra.
I due uscirono sulle pianure.
«Oh! oh! – gridò Iktome, Uomo Ragno. – Amico Coyote, veramente questa lite non mi riguarda. Mi sono appena ricordato, ho degli affari urgenti da sbrigare. Ti saluto!».
Iktome si arrotolò in una minuscola palla e divenne un ragno. E subito scomparve in un piccolo buco.
Coyote continuò a correre, mentre la grossa roccia gli tuonava vicino ai talloni. Sempre più vicino, finché Iya, la grossa roccia, non rotolò proprio sopra Coyote, appiattendolo del tutto.
Iya prese la coperta e rotolò indietro al suo posto, dicendo: «Ecco fatto!».
Un ranchero che arrivava a cavallo vide Coyote per terra tutto piatto.
«Che bel tappetino!», disse il ranchero raccogliendo Coyote. Se lo portò a casa e lo mise di fronte al caminetto.
Ogni volta che Coyote è ucciso, può tornare a vivere di nuovo. Quella volta gli occorse tutta la notte per gonfiarsi nella sua forma abituale.
Al mattino, la moglie del ranchero disse al marito: «Ho appena visto il tuo tappetino correre via».
Amici, udite questa: siate sempre generosi di cuore. Se avete qualcosa da dare, datela per sempre.