
Coloro che si somigliano nello spirito possono differire nella forma; e coloro che si somigliano nella forma possono differire nello spirito.
Il saggio tiene in considerazione ciò che gli somiglia spiritualmente, e ignora il simile nella forma. Gli uomini ordinari si attaccano invece al simile nella forma e tengono a distanza il simile nello spirito.
«Noi amiamo e ci teniamo caro quanto ci rassomiglia», essi dicono.
Tutto quanto ha una corporatura di una certa altezza, e due piedi e due mani, e capelli sul capo e denti nella bocca, e cammina in posizione eretta, gli uomini ordinari lo definiscono umano. Ma non è impossibile, per un uomo, avere il cuore di una bestia. Anche così, egli sarà trattato bene a causa della sua forma umana.
Ciò che possiede ali o corna, o denti distanziati e artigli, e vola, o va errando furtivo senza dimora, tutto ciò gli uomini ordinari chiamano bestia. Non è impossibile, per una bestia, avere un cuore umano; ma anche così, gli uomini lo eviteranno a causa del suo aspetto.
I grandi dèi antichi (Pao Hsi che addomesticava fiere e le sacrificava sul fuoco, Nü Wa che riparava i guasti dei cieli e plasmò la razza umana, Shen Neng il divino coltivatore che fondò l’agricoltura e la medicina, e i sovrani Hsia che fondarono la prima dinastia) ebbero tutti un corpo di rettile e un volto umano o una testa di bue o un muso di tigre.
Nessuno ebbe sembianze umane, benché fossero tutti sapienti di grande virtù.
Ma gli infami re dei tempi successivi (Chieh che rovinò la prima dinastia, Chou che rovinò la seconda dinastia degli Shang, Huan che cancellò la legge di successione in Lu, e King Mu, di Ch’u, che si ribellò al suo re e l’uccise) tutti ebbero orecchi, occhi, naso, bocca – le sette aperture del volto umano – ma il loro cuore era di bestia.
Gli uomini ordinari cercano la più alta saggezza basandosi su semplici apparenze: e non la trovano mai.
Il divino Imperatore Giallo del Nord combatté il divino Re meridionale del Fuoco nelle selvagge lande di Fanch’uan. All’avanguardia, il divino Imperatore Giallo guidò orsi bruni, orsi grigi, leopardi, tigri dai denti a spada e tigri comuni. Poiane, procellarie, falchi e falconi fungevano da bandiere e segnalatori. Allora, l’Imperatore Giallo aveva il potere di far combattere ai suoi ordini uccelli e bestie.
Yao, il re-sapiente, nominò K’uei intendente della musica. K’uei segnava il tempo percuotendo delicatamente il cembalo di pietre e tutti gli animali danzavano in bell’ordine. Poi, quando le antiche trombe reali di Shao avevano eseguito la loro musica, si presentava con maestoso cerimoniale la sacra fenice. In tal modo, i suoni della musica sottomettevano uccelli e bestie allo scettro di Yao.
Come può, dunque, la mente di queste creature essere diversa da quella dell’uomo? La differenza è soltanto nella forma esteriore e nell’uso della parola. Ma l’uomo ha perduto l’arte di comunicare con gli animali; soltanto il saggio, col suo vasto sapere e la sua profonda comprensione, è capace di guidarli e di dirigerli.
La facoltà naturale dell’autoconservazione è comune alle bestie e all’uomo; le bestie non l’apprendono dall’uomo. In questo, il maschio e la femmina sono uguali. In ogni specie, le madri e i loro piccoli si tengono abbracciati.
Le bestie evitano gli spazi aperti e preferiscono i terreni accidentati, fuggono il freddo e cercano il caldo. Quando si sono stabilite in un luogo, formano il branco; quando si spostano, si dispongono in ranghi, con gli animali più deboli all’interno e i più forti all’esterno. Ogniqualvolta uno di essi trova l’acqua, vi conduce gli altri; ogniqualvolta uno di essi trova cibo, chiama il branco.
Nei tempi più antichi, gli animali vivevano e migravano con gli uomini. Soltanto sotto il regno degli imperatori e dei re, essi furono dispersi dalla paura. E ora, nei nostri tempi malvagi, essi si acquattano in luoghi oscuri o trottano via furtivi in cerca di scampo, affinché l’uomo non li uccida.
Oggi, nelle terre orientali della tribù di Chieh, la gente ha la facoltà speciale di comprendere il linguaggio degli animali domestici; ma i Santi Saggi dei tempi antichi sapevano tutto quanto c’è da sapere sulla natura delle cose.
Essi capivano le grida e i richiami delle diverse specie, riunivano gli animali e li istruivano come fossero persone. In verità, prima riunivano gli spiriti dei morti e gli altri demoni, poi adunavano le genti delle otto amministrazioni esterne, per ultimo raccoglievano le bestie e gli insetti, e tenevano la loro lezione.
Ciò dimostra come tutte le specie che respirano e hanno sangue non differiscano molto nel cuore e nella mente. I Santi Saggi lo sapevano bene: per questo insegnavano a tutti e non escludevano nessuno.
(Lieh-Tzu: Il Libro del Vuoto Perfetto)