Esiste una funzione assolutamente essenziale nel processo d’integrazione simbolica della sua storia da parte del soggetto, una funzione in rapporto alla quale, tutti l’hanno notato da tempo, l’analista occupa una posizione significativa. Questa funzione la si è chiamata Super-io.
È impossibile capirci qualcosa se non ci rifà alle sue origini.
Il Super-io è inizialmente comparso nella storia della teoria freudiana sotto la forma della censura. Avrei potuto altrettanto bene poco fa chiarire l’osservazione che ho fatto dicendo che, dall’origine, col sintomo e con tutte le funzioni inconsce della vita quotidiana, siamo nella dimensione della parola.
La censura ha il compito di ingannare tramite il mentire. Non per nulla Freud ha scelto il termine di censura.
Si tratta di un’istanza che scinde il mondo simbolico del soggetto, lo taglia in due, in una parte accessibile, riconosciuta, e in una parte inaccessibile, proibita. Ritroviamo questa nozione, appena trasformata, quasi con lo stesso accento, nel registro del Super-io.
Metterò adesso l’accento su ciò che contrappone tale nozione di Super-io, di cui vi ricordo uno degli aspetti, a quella di cui comunemente si fa uso.
Comunemente il Super-io è sempre pensato nel registro di una tensione, ed è già tanto che questa tensione non venga ricondotta a dei riferimenti puramente istintuali, come il masochismo primitivo per esempio.
Questa concezione non è estranea a Freud. Freud va anche più in là. Nell’articolo L’Io e l’Es sostiene che più il soggetto reprime i suoi istinti, cioè, se si vuole, più la sua condotta è morale, e più il Super-io esagera la sua pressione, più diviene severo, esigente e imperioso.
È un’osservazione clinica che non è universalmente vera.
Ma Freud in questo caso si lascia trasportare dal suo oggetto, la nevrosi. Arriva perfino a considerare il Super-io come uno di quei prodotti tossici che per la loro attività vitale libererebbero altre sostanze tossiche, che metterebbero fine, nelle condizioni date, al ciclo della loro riproduzione. È spingere le cose troppo in là.
Ma quest’idea si ritrova, implicita, in tutta una concezione che regna nell’analisi, riguardo al Super-io.
In opposizione a questa concezione conviene formulare quanto segue.
In generale, l’inconscio è nel soggetto una scissione del sistema simbolico, una limitazione, un’alienazione indotta dal sistema simbolico.
Il Super-io è una scissione analoga, che si produce nel sistema simbolico integrato dal soggetto, perché si realizza in una lingua che è la lingua comune, il sistema simbolico universale, nella misura in cui stabilisce il suo impero su di una certa comunità alla quale il soggetto appartiene. Il Super-io è quella scissione che per il soggetto, ma non solamente per lui, si produce nei rapporti con ciò che noi chiameremo la legge.
Ve lo chiarirò con un esempio, perché da ciò che vi s’insegna in analisi siete stati così poco abituati a questo registro, che arrivereste a credere che io stia passando i limiti. Niente affatto.
È uno dei miei pazienti. Aveva già fatto un’analisi con qualcun altro prima di rivolgersi a me. Aveva dei sintomi molto singolari nel campo delle attività con la mano, organo significativo per attività divertenti sulle quasi l’analisi ha gettato viva luce.
Un’analisi condotta secondo la linea classica si era sforzata, senza successo, di organizzare a ogni costo i suoi differenti sintomi attorno, beninteso, alla masturbazione infantile e alle interdizioni e repressioni implicate nel suo ambiente. Queste interdizioni sono esistite, perché esistono sempre. Sfortunatamente ciò non aveva spiegato niente, né risolto niente.
Questo soggetto era, non si può dissimulare quest’elemento della sua storia, benché sia sempre delicato far riferimento a casi particolari in un insegnamento, di religione islamica.
Ma uno degli elementi più sorprendenti della storia del suo sviluppo soggettivo era stato il suo allontanamento, la sua avversione nei confronti della legge coranica.
Ora, questa legge è qualcosa d’infinitamente più totale di quanto noi possiamo supporre nella nostra area culturale, definita dal Da’ a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Nell’area islamica, al contrario, la legge ha un carattere totalitario che non permette assolutamente d’isolare il piano giuridico dal piano religioso.
Vi era dunque in questo soggetto un misconoscimento della legge coranica. In un soggetto appartenente a quest’area culturale per i suoi ascendenti, le sue funzioni, il suo avvenire, era una cosa che mi colpì, in funzione dell’idea, che credo assai sana, che non si possono misconoscere le appartenenze simboliche del soggetto.
Ciò portò dritto al cuore della faccenda.
In effetti, la legge coranica comporta questo nei riguardi della persona che si è resa colpevole di furto: Gli sarà tagliata la mano.
Ora durante la sua infanzia il soggetto era stato coinvolto in un turbine, privato e pubblico, consistente press’a poco nel fatto che egli aveva inteso dire, ed era stato veramente un dramma, perché suo padre era un funzionario e aveva perduto il suo posto, che suo padre era un ladro e gli si doveva dunque tagliare la mano.
Beninteso, è da molto tempo che la prescrizione non è più messa in pratica, non più di quella delle leggi di Manu, colui che ha commesso l’incesto con sua madre si strapperà i genitali e portandoli in mano se ne andrà verso l’Ovest. Ma non per questo resta meno inscritta nell’ordine simbolico, che fonda le relazioni inter-umane, e che si chiama la legge.
Per questo soggetto questo enunciato era stato isolato in modo privilegiato dal resto della legge. Ed era passato nei suoi sintomi.
Il resto dei riferimenti simbolici del mio paziente, di quegli arcani primitivi attorno ai quali si organizzano per tale soggetto le sue più fondamentali relazioni con l’universo dei simboli, era finito in secondo piano, in ragione della prevalenza particolare che per lui aveva preso quella prescrizione.
Essa è per lui al centro di tutta una serie di espressioni inconsce sintomatiche, inammissibili, conflittuali, legate a quest’esperienza fondamentale della sua infanzia.
Con l’avanzare dell’analisi, ve l’ho già indicato, all’avvicinamento degli elementi traumatici, fondati su di un’immagine che non è stata mai integrata, si producono i buchi, i punti di frattura nell’unificazione, nella sintesi della storia del soggetto.
Vi ho indicato che a partire da questi buchi il soggetto può riunirsi nelle differenti determinazioni simboliche, che fanno di lui un soggetto con una storia.
Ebbene, analogamente per ogni essere umano, solo in relazione con una legge, alla quale egli si riferisce, si situa tutto ciò che di personale può succedergli. La sua storia è unificata dalla legge, dal suo universo simbolico, che non è lo stesso per tutti.
La tradizione e il linguaggio diversificano il riferimento del soggetto. Un enunciato discordante, ignorato nella legge, un enunciato promosso al primo piano da un avvenimento traumatico, che riduce la legge a una punta dal carattere inammissibile, inintegrabile, ecco che cos’è quest’istanza cieca, ripetitiva che abitualmente definiamo col termine di Super-io.
(Lacan, Il Seminario: 1)