Ciò di cui parliamo incessantemente, in modo spesso confuso, a malapena articolato, sono relazioni immaginarie del soggetto con la costruzione del suo io. Parliamo incessantemente di pericoli, di scosse, di crisi che il soggetto prova al livello della costruzione del proprio io. […]

La prima emergenza dell’oggetto genitale non è meno precoce di qualsiasi altra cosa osservabile nello sviluppo del bambino, e si incaglia.
Soltanto che la libido che si riferisce all’oggetto genitale non è dello stesso livello della libido primitiva, il cui oggetto è l’immagine propria del soggetto.
Ecco il fenomeno principale.
Nella misura in cui il bambino compare nel mondo a uno stadio di prematurazione [precocità], strutturalmente, dall’alto in basso e da capo a piedi, ha una relazione libidica primitiva con la sua immagine.
La libido qui in causa è quella di cui voi conoscete le risonanze e che è dell’ordine della Liebe, dell’amore.
È la grande X di tutta la teoria analitica.
Credete che sia andare un po’ troppo in là chiamarla grande X? […]
Comunque sia, se la libido primitiva è relativa alla precocità, la libido seconda è di un’altra natura. Essa va al di là, risponde a una prima maturazione del desiderio, se non dello sviluppo vitale. Almeno è questo che dobbiamo supporre, affinché la teoria stia in piedi e l’esperienza possa essere spiegata.
Vi è un cambiamento totale di livello nel rapporto dell’essere umano all’immagine, all’altro. È il perno della cosiddetta maturazione, attorno a cui ruota tutto il dramma edipico. È il correlativo istintuale di quanto nell’Edipo avviene sul piano situazionale.
Che cosa succede dunque?
Nella misura in cui la libido primitiva viene a maturità, la relazione con l’immagine narcisistica passa sul piano, per usare l’ultimo vocabolario freudiano, della Verliebtheit [innamoramento].
L’immagine narcisistica catturante, alienante sul piano immaginario, si trova investita della Verliebtheit, che risulta fenomenologicamente dal registro dell’amore.

Spiegare così le cose significa dire che il riempimento, e persino lo straripamento, della beanza originaria della libido del sogno immaturo dipende da una maturazione interna legata all’evoluzione vitale del soggetto.
La libido pre-genitale è il punto sensibile, il punto di miraggio tra Eros e Thanatos, tra l’amore e l’odio.
È questo il modo più semplice per far comprendere il ruolo cruciale svolto dalla libido cosiddetta desessualizzata dell’io, nella possibilità di conversione, di conversione istantanea dell’odio in amore e dell’amore in odio.
Questo problema sembra abbia posto a Freud le maggiori difficoltà di risoluzione – pensate al suo scritto L’io e l’Es.
Nel testo di cui vi parlo egli sembra addirittura farne un’obiezione alla teoria che suppone distinti gli istinti di morte e gli istinti di vita. Credo al contrario che ciò si accordi perfettamente, a condizione di avere una teoria corretta della funzione immaginaria dell’io.
Se tutto ciò vi è parso difficile, posso darvi subito un esempio.
La reazione aggressiva alla rivalità edipica è legata a uno di questi cambiamenti di livello. Il padre costituisce all’inizio una delle figure immaginarie dell’Ideal-Ich, e come tale investito da una Verliebtheit, perfettamente isolata e descritta da Freud.
Il soggetto raggiunge la fase edipica nella misura in cui vi è regressione della posizione libidica, tra i tre e i cinque anni. Compare allora il sentimento d’aggressione, di rivalità e di odio verso il padre. Un piccolissimo cambiamento del livello libidico in rapporto a una certa soglia trasforma l’amore in odio, dopo un’oscillazione durata un certo periodo di tempo.
(Lacan, Il Seminario: 1)