Allorché – ci raccontò Ermes – volli portare alla luce la scienza del mistero e della modalità della Creazione, m’imbattei in una volta sotterranea oscura, piena di tenebre e di venti.
Non riuscivo a vedere nulla a causa dell’oscurità e non potevo mantenere la lampada accesa a causa della violenza dei venti. Allora mi si mostrò durante il sonno un essere il cui aspetto era di magnifica bellezza.
Mi disse: «Prendi una luce e mettila in un vetro che la protegga dal vento; allora essa ti farà luce, malgrado il vento. Entra poi nella camera sotterranea; scava al suo centro ed estraine una certa immagine teurgica confezionata secondo le regole dell’Arte. Quando avrai estratta questa immagine, cesseranno i venti di questo sotterraneo. Scava allora ai quattro angoli di questo: porterai alla luce la scienza dei misteri della Creazione, delle cause della Natura, delle origini e delle modalità delle cose».
Allora gli dissi: «Chi dunque tu sei?».
Mi rispose: «Io sono la tua Natura Perfetta. Se vuoi vedermi, chiamami col mio nome». […]
Il sapiente Socrate dichiarò che quella che è chiamata la Natura Perfetta è il sole del filosofo, la sua radice e il suo ramo.
Fu chiesto a Ermes: «Come si arriva a conoscere la sapienza?».
Egli rispose: «Grazie alla Natura Perfetta».
Gli fu chiesto: «Qual è la radice della sapienza?».
Rispose: «La Natura Perfetta».
Gli fu chiesto: «Qual è la chiave della sapienza?».
Rispose: «La Natura Perfetta».
Gli fu chiesto: «Cos’è dunque la Natura Perfetta?».
Rispose: «È l’entità spirituale (rûhânîya), l’Angelo del filosofo, quella che è congiunta al suo astro, quella che lo governa, che gli apre le serrature della sapienza, che gli insegna ciò che gli è difficile, gli rivela ciò che è giusto e gli suggerisce quali sono le chiavi delle porte, durante il sonno come allo stato di veglia».
(Picatrix, 3: 6)
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Questo racconto di cui si doveva appropriare anche Balînâs (Apollonio di Tiana), nel libro arabo che gli è attribuito, presenta tutti i temi caratteristici del racconto visionario d’iniziazione: discesa nelle profondità oscure della Psiche, chiarore della «lampada coscienza» sufficiente a «rompere l’incantesimo»; i segreti della Creazione scoperti alla fonte stessa delle proiezioni dell’anima che configura il suo universo – il tutto che si compie su ispirazione del Noûs, cioè della Natura Perfetta o dell’Angelo.
Per la tipologia di questi racconti (scoperta di un libro di rivelazione in una camera sotterranea, oppure visione accompagnata da un’iniziazione orale) si pensi ai proemi dei racconti sohrawardiani o al prologo del «Poimandres» del Corpus hermeticum, al «Pastore di Erma» nonché all’iniziazione di Zoroastro in presenza dell’Agathos Daimôn, secondo la menzione che ne fa lo scolio al primo Alcibiade, e infine alla visione di Kay Khusraw, come l’interpreta Sohrawardî.
Il Noûs, l’angelo o la Natura Perfetta, suscita nell’anima cosciente una successione di immagini (che possono essere quelle di un viaggio mentale), nelle quali l’anima, come Ermes che ha messo la fiamma al riparo in un vetro, contempla la «forma archetipo» che sin dall’origine era già là.
(Corbin, En Islam iranien, 3)