Pastore di Erma – La grande torre sulle acque

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La visione che vidi, fratelli, è questa.
Avendo più volte digiunato e pregato il Signore che mi elargisse quella rivelazione che mi aveva promesso di mostrarmi, ecco che la visione mi apparve nelle sembianze di una vecchia Signora […]
E questa poi mi prese per mano, mi sollevò e mi pose a sedere su una panca, a sinistra; poi sedette anch’essa, a destra. E, levata in alto una verga splendente, mi dice: «Vedi anche tu una cosa grande?».
Le dico: «Signora, non vedo nulla».
Mi dice: «Guarda, non vedi dinanzi a te una torre grande, che viene innalzata sulle acque con pietre quadrate e lucenti?».

Era così: sorgeva una torre, ed era costruita in forma quadrangolare dai sei giovani apparsi al seguito della Signora. Miriadi d’altri uomini recavano intanto pietre, chi dal fondo (dell’acqua) e chi dalla terra, e le davano ai sei giovani. Essi le prendevano e fabbricavano.
Le pietre tirate su dal fondo (dell’acqua) le mettevano tutte così com’erano nella costruzione, poiché erano adatte e si connettevano armoniosamente con le altre pietre, anzi combaciavano in modo tale da non lasciare fra loro la minima fessura. Sicché, l’edificio della torre pareva costruito come d’una sola pietra.

Delle altre pietre, quelle prese dalla terra, alcune le gettavano via, altre le ponevano nella costruzione; alcune poi le spezzavano e le gettavano lontano dalla torre.
Molte altre pietre giacevano intorno alla torre e non venivano usate per la costruzione, torre-muratoripoiché alcune di esse erano scabrose, altre avevano delle crepe, altre erano mutile, altre bianche e tondeggianti, non adatte per la costruzione.
Vedevo poi altre pietre che venivano gettate lontano dalla torre e arrivavano alla strada e non vi si fermavano, ma dalla strada rotolavano in luogo impervio; altre che cadevano nel fuoco e ardevano; altre che cadevano vicino alle acque e non potevano rotolarvi, benché volessero rotolare ed entrare nell’acqua.

Dopo avermi mostrato tali cose, [la Signora] voleva andarsene.
Le dico: «Signora, quale giovamento è per me aver visto queste cose, se non ne conosco il significato?».
Mi rispose: «Sei uomo ben scaltro, da voler conoscere ciò che riguarda la torre».
«Certamente, Signora – rispondo io – così potrò raccontarlo ai fratelli e diventeranno più lieti e, avendolo ascoltato, conosceranno Dio nella sua grande gloria».

Ed ella soggiunse: «Ascolteranno sì molti, ma solo alcuni di essi ne gioiranno, altri invece ne piangeranno. Tuttavia, anche costoro, se ascoltano e si pentono, se ne rallegreranno. Apprendi dunque i simboli della torre, perché tutti te li svelerò. E non importunarmi più per altre rivelazioni, perché esse hanno comunque fine e sono incomplete, mentre tu sei insaziabile e ne vorrai chiedere sempre delle altre. La torre che vedi edificarsi sono io, la Chiesa, che ti sono apparsa adesso e prima. Domandami qualunque cosa tu voglia conoscere intorno alla torre e te la rivelerò, affinché te ne rallegri coi Santi».

Le dico: «Signora, una volta che mi hai ritenuto degno di rivelarmi tutto, rivela!».
Ed ella mi dice: «Ciò che è dato rivelarti, ti sarà rivelato. Però il tuo cuore deve essere rivolto a Dio e non devi dubitare di ciò che vedi».
Le chiedo: «Perché, Signora, la torre è edificata sulle acque?»
«Te l’ho già detto, e te lo ripeto – rispose. – Poiché hai tanta voglia di saperlo, ricercando troverai la verità. Ascolta dunque perché la torre viene edificata sulle Acque: perché la vostra vita fu salvata (dall’acqua) e per mezzo dell’acqua sarà salvata. La torre è stata fondata con la Parola dell’onnipotente e glorioso Nome, ed è sostenuta dall’invisibile potenza del Signore».

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Le chiedo ancora: «Signora, i sei giovani che la edificano, chi sono?».
«Questi sono gli Angeli santi di Dio, primi creati, ai quali il Signore diede di accrescere, edificare e governare ogni sua creatura; per mezzo loro dunque sarà compiuta la costruzione della torre».
«E gli altri che portano le pietre, chi sono?».
«Anch’essi sono Angeli santi di Dio, però questi sei sono superiori a loro. Allorché la costruzione della torre sarà portata a compimento, tutti insieme esulteranno intorno ad essa e glorificheranno Dio».

Di nuovo la interrogai dicendo: «Signora, vorrei conoscere la sorte delle pietre, e quali sono le loro proprietà».
Mi rispose con queste parole: «Non perché tu fra tutti sia il più degno di ricevere questa rivelazione – sappi che vi sono altri prima di te, e di te migliori, ai quali dovevano essere rivelate queste visioni – ma affinché sia glorificato il nome di Dio (Salmi, 85/86: 9. 12): ecco perché ti sono state rivelate, e saranno rivelate per i dubbiosi, i quali si domandano nei loro cuori se queste cose siano o no reali. Di’ loro che tutte queste cose sono vere e nessuna è fuori della verità, ma son tutte salde e sicure e fondate».

(Pastore di Erma, Visione 3: 1-4)

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Composto di 5 visioni, 12 precetti e 10 similitudini, il Pastore di Erma, opera della metà circa del II secolo, faceva parte un tempo del canone biblico.
Ireneo, Contro le eresie, 4: 20.2, lo definisce «scrittura sacra»; Clemente Alessandrino e Origene ne parlano come di «libro ispirato»; Tertulliano che, quand’era cattolico l’aveva considerato «testo sacro», divenuto poi montanista lo rinominò «Pastore di sciocchezze».

Verso la fine del II sec. fu annoverato tra i testi apocalittici apocrifi: il Frammento Muratoriano attesta la proibizione di farne pubblica lettura in chiesa. Dalla testimonianza di Girolamo apprendiamo però che, ancora nel IV secolo, era letto nelle chiese greche, mentre era del tutto sconosciuto ai fedeli romani. Il Decretum Gelasianium lo confinò definitivamente tra i libri apocrifi.

Di origini probabilmente greche, Erma, a quanto lui stesso racconta, fu dapprima venduto come schiavo a una matrona cristiana di Roma, di nome Rode, e poi da questa liberato.
Dante-selva-oscuraMa il racconto ha un chiaro sapore simbolico più che biografico: Rode, la sposa, è la «rosa» con annessi e connessi simbolici; la «cattività» è, come la schiavitù in Egitto, allusione alla condizione servile in cui è tenuta l’anima – finché non riconquista la propria «luce». E così pure la storia dei suoi figli che, al tempo delle persecuzioni, avrebbero abiurato arrivando a denunciare i genitori, può essere letta come un’allusione simbolica al tradimento di cui si macchiano i «figli dell’anima», i desideri e le passioni.

La struttura dell’opera, anche se ambientata in Italia, si rivela tipica della cultura «giudeo cristiana», e in particolare della letteratura visionaria del genere «ermetico apocalittico», al cui repertorio attinge la figura della Guida (nel nostro caso: la «Vecchia Signora») che corre in soccorso del pellegrino smarrito per tirarlo fuori dalle tenebre.
Non è, propriamente parlando, l’Angelo «personale» del viandante (quale sarà, ad es., Beatrice per Dante), ma è l’«Angelo dell’umanità» (nel nostro testo: la Chiesa), ovvero il Profeta, Poeta o Maestro di Parola che ha l’incarico di condurlo a ritrovare il suo proprio, personale Angelo, perduto il quale si è «smarrito».