Lo spirito signore della foresta governa le specie animali che interessano i cacciatori; è lui che manda nelle trappole del cacciatore lo zibellino o la volpe presi dalle sue riserve. È da notare che lo spirito signore degli Yacuti accorda soltanto gli animali cacciati con trappole, tagliole o lacci, ma non quelli abbattuti con l’arco o col fucile.
Questo spirito ha un nome diverso a seconda dei gruppi [siberiani], tuttavia è più conosciuto col nome yacuto Baj Bajanaj, ovvero il «ricco Bajanaj»; in tunguso, è detto Bajan Ami, il «ricco Padre». Lo spirito signore della foresta tunguso assomiglia talmente ai suoi omologhi yacuti e altaici che si pensa che questo personaggio sia stato creato quando questi gruppi erano in stretto contatto.
Esso appare sia sotto le spoglie d’un orso o d’uno zibellino di grande bellezza, sia con l’aspetto d’un vecchio abbigliato con sontuose pellicce, a cavallo (a seconda delle regioni) d’una renna, d’un cane, d’un orso o d’una tigre. I tungusi in alcuni miti meridionali hanno conservato il ricordo di uno spirito signore della foresta che era una donna affascinante, seguita da un corteo di orsi, con le stesse funzioni dei cani. Altri miti raccontano di una donna che fugge con la selvaggina al più piccolo rumore metallico. Ma questo antichissimo personaggio è scomparso dal pantheon dei secoli XIX e XX.
Secondo l’opinione di alcuni studiosi, ci sarebbero stati all’origine molti spiriti signori, ognuno patrocinatore di una specie animale o di un tipo di trappola: essi si sarebbero poco a poco fusi nell’immagine odierna del vecchio che si trasforma talvolta in superbo animale.
Si trovano tracce di questi Bajanaj multipli tra gli Yacuti, che contano fino a 11 Bajanai, di cui 9 fratelli e 2 sorelle.
Dotato di udito finissimo, lo spirito signore della foresta esige che la partenza per la caccia avvenga nel più assoluto silenzio e che nell’accampamento debba cessare qualsiasi schiamazzo; lo stesso silenzio rispettoso dev’essere osservato al momento delle offerte.
In compenso, quando il cacciatore scopre un animale preso in trappola, deve rallegrarsi rumorosamente e deve ringraziare il Bajanaj con fragorosi scoppi di risa.
La sera, nella foresta, il Bajanaj viene ad ascoltare le storie che i cacciatori raccontano attorno al fuoco; se essi riescono a farlo ridere, Bajanaj manderà loro selvaggina abbondante l’indomani.
Questo potere liberatorio del riso, che fa lasciar andare la selvaggina, può essere constatato nel caso di numerosi esseri mitici, dalla Sedna degli eschimesi, che vive in fondo al mare, fino al Gargantua del folklore francese.
Di un’allegria un po’ rozza, il Bajanaj ama anche gli elogi sperticati. Quando manda un daino muschiato, i cacciatori yacuti devono far finta di credere che l’animale sia così grosso da non riuscire a passare dalla porta, e devono fare il gesto di abbatterne i montanti.
Per renderlo propizio, gli si rivolgono frequenti preghiere prima, durante e dopo la caccia; inoltre, passandovi davanti, si salutano deponendovi silenziosamente una piccolissima offerta: i supporti permanenti dello spirito (una corteccia di betulla su cui sono incisi due occhi e una bocca), posti nelle gole montane e nei luoghi isolati dove più abbonda la selvaggina […]
Lo spirito signore della foresta chiede che il cacciatore tratti con riguardo gli animali (le trappole devono uccidere istantaneamente, senza provocare inutili sofferenze); è opportuno proteggere i punti dove alberga l’anima dell’animale (il naso, le labbra, le ossa lunghe) per permetterne la risurrezione; infine, è d’obbligo l’uso d’un gergo di caccia che escluda i termini che abitualmente designano gli animali e i territori di caccia.
Sono particolarmente rigorosi i tabù che hanno a che vedere con le donne. È loro proibito mangiare certe parti della carne, devono guardarsi dallo scavalcare le pellicce di un alce o di una renna selvatica, e tanto meno la divisa del cacciatore, per non comunicare loro l’impurità.
Lo spirito signore della foresta è inoltre il signore delle malattie nervose che elargisce o impedisce secondo la sua volontà. Governare allo stesso tempo una malattia e un tipo di animale selvatico, è caratteristica comune a molti spiriti ausiliari di caccia di minor prestigio.
Per esempio, il Muxa dei Goldi porta il suo aiuto durante la caccia allo zibellino, ma provoca mali allo stomaco agitandosi nel ventre dei malati; Doonte, l’orso, è propizio durante la pesca dello storione siberiano e in caso di dolori alle braccia o in seguito a un parto; Ambaseon, la tigre, concede la selvaggina ma provoca mal di pancia, ecc.
(Delaby, Dizionario delle mitologie e delle religioni)