C’è un antico mito cosmogonico diffuso in tutta l’area balcanica, e non solo. Un mito che racchiude due motivi: il motivo oceanico delle Acque primordiali, sul cui fondo è raccolta la «semenza della Terra»; e il motivo dualistico della creazione del Mondo per opera di due Esseri antagonisti.
Quella che segue è la sua variante moldava.
Prima della creazione del mondo, non esisteva che un’immensa distesa d’acqua, sulla quale si muovevano Dio e Satana. Quando Dio decise di creare la terra, inviò Satana in fondo al mare, perché, nel suo nome, raccogliesse della semenza di Terra e la portasse in superficie.
Per due volte Satana si immerse nelle acque, ma invece di prendere la semenza della Terra nel nome di Dio, come gli era stato ordinato, la prese in suo nome. Mentre tornava in superficie tutta la semenza della Terra gli scivolò fra le dita. La terza volta raccolse la semenza di Terra in suo nome e nel nome di Dio: nel tornare in superficie, un po’ di fango – quanto ne aveva preso nel nome di Dio – gli rimase sotto le unghie, il resto gli scivolò fra le dita.
Con il fango rimasto sotto le unghie del Diavolo, Dio fece un piccolo monte di terra e vi si stese per riposarsi. Satana allora, credendo che Dio si fosse addormentato, decise di spingerlo in acqua e di farlo affogare, per restare il solo padrone della Terra.
Ma più il Diavolo cercava di far cadere Dio, più la Terra si estendeva. E la Terra si estese tanto che non v’era più posto per le acque. […]
La variante bulgara racconta che in principio non v’erano né la Terra né gli uomini, ma solo l’Acqua; e gli unici esseri erano Dio e Satana.
Un giorno Dio si rivolse a Satana e disse: «Creiamo la Terra e gli uomini».
Ma Satana domandò: «Dove troveremo la Terra?».
«Sotto l’acqua – rispose Dio – c’è della terra, immergiti e porta in superficie un po’ di fango. Prima di tuffarti però, dovrai dire: Per la gloria di Dio e per la mia! Ed arriverai fino in fondo al mare e troverai la terra». Ma Satana esclamò: «Per la mia gloria e per quella di Dio» e non riuscì a raggiungere il fondo del mare.
Solo la terza volta, dopo aver pronunciato correttamente la formula, riuscì a toccare il fondo e a portare in superficie un po’ di melma che gli era rimasta sotto le unghie.
Con quella melma Dio creò la Terra. Ma quando il Signore si addormentò, il Diavolo lo trascinò sulla riva del mare e tentò di affogarlo.
Ma la terra si estendeva sempre più e il Diavolo non riusciva a raggiungere l’acqua. […]
Fra gli Zigani della Transilvania è stata raccolta quest’altra variante della leggenda.
In principio non v’erano che le acque. Dio meditava di creare il mondo, ma non sapeva come fare, né perché farlo. Era adirato di non aver né fratelli né amici e, infuriato, gettò il suo bastone sulla superficie delle acque. Il bastone si trasformò improvvisamente in un grande albero e, sotto l’albero, Dio scorse il Diavolo che gli diceva ridendo: «Buongiorno, mio caro fratello! Tu non hai né fratelli né amici, d’ora in avanti io sarò tuo fratello ed amico!».
Dio si rallegrò per quelle parole e disse: «Tu non sarai mio fratello, ma mio amico. Io, infatti, non devo avere fratelli».
Per nove giorni viaggiarono sulla superficie delle acque e Dio comprese che il Diavolo non l’amava affatto.
Una volta il Diavolo disse a Dio: «Mio caro fratello, da soli si vive molto male, bisogna creare degli altri esseri!».
«Creiamoli dunque», replicò Dio.
«Io vorrei creare – disse il Diavolo – un gran mondo, ma non so proprio come fare!».
«Lo creo io – rispose Dio. – Immergiti nelle acque e portami un po’ di sabbia; con la sabbia farò il mondo».
Sbalordito, il Diavolo domandò: «Vuoi tu, dunque, fare il mondo con la sabbia? Non capisco!».
Il Signore gli spiegò: «Io pronuncerò il mio nome sopra la sabbia e da essa nascerà la Terra!».
Il Diavolo si immerse, ma anch’egli voleva creare il mondo e, dopo aver preso della sabbia dal fondo del mare, pronunciò il proprio nome, tenendo per sé la sabbia, ma questa diventava sempre più bollente, tanto che ben presto egli divenne tutto nero e fu costretto a gettarla.
Quando Dio lo vide, esclamò: «Sei diventato tutto nero, sei un cattivo amico, va’ e torna con la sabbia, ma bada a non pronunciare il tuo nome, altrimenti questa volta brucerai completamente».
Il Diavolo si immerse di nuovo e riportò un po’ di sabbia, da questa Dio creò il mondo e il Diavolo si rallegrò molto.
«Io abiterò sotto questo grande albero», disse il Demonio.
Ma Dio rispose: «Tu sei un perfido amico, non voglio più aver a che fare con te. Vattene!».
Sopraggiunse allora un possente toro che travolse il Diavolo. Dal grande albero cadde sulla terra della carne, e dalle foglie dell’albero nacquero gli uomini.
(Eliade, Da Zalmoxis a Gengis Khan)