Voglio dormire il sonno delle mele,
allontanarmi dal tumulto dei cimiteri.
Voglio dormire il sonno del bambino
che voleva tagliarsi il cuore in alto mare.
Non voglio che mi ripetano che i morti non perdono sangue;
che la bocca marcita continua a chiedere acqua.
Non voglio sapere del martirio che dà l’erba,
né della luna con la bocca di serpente
che lavora prima che faccia l’alba.
Voglio dormire un attimo,
un attimo, un minuto, un secolo;
ma sappiano tutti che non sono morto;
che ho una stalla d’oro tra le labbra;
che sono il piccolo amico dello Zefiro;
che sono l’ombra immensa delle mie lacrime.
Nascondimi all’aurora con un velo
perché mi lancerà manciate di formiche,
e bagna con acqua dura le mie scarpe
per far scivolare la pinza del suo scorpione.
Perché voglio dormire il sonno delle mele,
per imparare un pianto che mi lavi via la terra;
perché voglio vivere con quel bambino oscuro
che voleva tagliarsi il cuore in alto mare.
(Garcia Lorca, Diván del Tamarit)