Ciukci – L’origine del tamburo sciamanico

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C’era un uomo, aveva un figlio.
Va sempre sulla riva del mare, uccide ogni specie di essere vivente, uccide trichechi, uccide foche e foche barbute, uccide balene e pesci, e nutre così tutto il villaggio.
I tamburi però sono cattivi.
E allora il padre dice al figlio: «Va’, portaci un tamburo [buono]!».

«Dove andrò? – domanda il figlio. – Dove andrò mai a prenderlo?».
«Tu va’ sempre dritto, e ti troverai nel mezzo del cammino. Soltanto, mentre sarai in cammino, chiunque ti fermi, tu rifiuta: chiunque ti offra da mangiare, tu non mangiare! Va’ sempre dritto per il tuo cammino. Così troverai».
Gli diede due perle di vetro. Quello se le mise in tasca e se ne andò.

Camminò, camminò, raggiunse la riva del mare.
Un lungo promontorio avanza nel mare aperto. Di traverso, sul promontorio, si ergono delle dimore. Non c’è strada. Attraversa le abitazioni dall’entrata all’uscita.
«Eccolo! Eccolo quello che cerca il tamburo!».
Lo afferrano per il vestito: «Fermati! Fermati! Mangia almeno un poco! Trascorri qui la notte!».
«Non devo», risponde lui.

Là dove vede della carne cotta, ne afferra un boccone e lo mastica camminando.
Dorme sulla strada. Quaranta giorni, quaranta notti senza fermarsi, egli va. Giunge infine a una casa solitaria. Là vive una donna.
uro-renna-rupestri-Chauvet«Non sai dove c’è un tamburo?», lui le domanda.
«Sposami e te lo dirò», risponde lei.
«Perché sposarti?».
«Vivo fin dall’adolescenza sulla terra senza conoscere nessun uomo. Allora sposami!».

Egli la sposò.
Il giorno successivo ella disse: «Ce ne sono da mio fratello, però non li darà mai via per nulla. Cosa hai portato come riscatto?».
«Nulla».
«Oh, oh, oh! proviamo domani».

Il giorno dopo andarono con le renne.
Il fratello della sposa è nudo, non conosce gli abiti: vivono tutti in un tamburo, con sua moglie, si coprono col tamburo. Il loro vasellame è tamburo.
«Dammene uno!», disse il giovane.
«E cosa in cambio?».
«Nulla».
«No, non darò. Ciò che ho risponde alle mie necessità».
«Dammelo!».
«No, non darò. Perché vieni a commerciare sulla mia terra senza portare bilbil?».
«Dagli qualcosa», dice sua moglie.

E allora tolse dalla tasca le due perle, le diede all’uomo nudo e a sua moglie.
«Eh, eh, eh. Pensavo davvero che non avesse niente. Va bene».
La donna prese le perle a suo marito, le mise subito alle orecchie, divennero degli orecchini. Egli prese il tamburo e se ne andò.
Disse a sua moglie: «Il tamburo c’è, adesso ci occorre un canto».
La donna disse: «Ti darò cinque arie».

Intonò un canto: «Con questo – disse – visita tutta la natura!».
Ne intonò un altro: «Con questo parla con gli spiriti animali!».
donna-sciamanoNe intonò un terzo: «Con questo parla con tutti gli spiriti sulla superficie della terra!».
Ne intonò un quarto: «Con questo parla con tutti gli spiriti sotterranei!».
Ne intonò un quinto: «Con questo trionfa su tutti gli sciamani nemici!».

«Ora va tutto bene – disse il ragazzo. – Ma come lo porterò? I vivi lo vedranno, me lo toglieranno lungo il cammino».
«Ti darò un sesto canto. Con questo canto acquisterai la leggerezza dell’uccello, la rapidità del cigno, il volo del gabbiano».
Ella finì tutte le arie.
«Ora, a te! Vediamo se conosci bene tutte le arie».

Egli intonò un canto: «Oh, così bene!». Si solleva quasi in aria.
Ne intonò un secondo. Vuole volare a questo canto. Intonò il sesto. Si mise a volare come un uccello. Ella volle trattenerlo per la falda, ma non fece in tempo ad afferrarlo. Vola in alto.
Quelli che incontra sul cammino gridano: «Oh, oh! Ritorna quello che cerca un tamburo».
Altri cercano di tirargli frecce, ma è troppo lontano.

Così passò volando.
Quando fu vicino a casa, scese a terra e andò da suo padre.
«Arrivato?».
«Arrivato».
«E allora?».
«Portato».
«Eh, eh, eh. Ebbene convochiamo il popolo: che ascolti cos’è questo tamburo».

La gente riempì tutta la casa. Tolse dal sacco molti ornamenti, li disfa uno dopo l’altro. Tolse il tamburo.
Pu-u-u. Suda, non vuole fermarsi. Colpì leggermente il tamburo, tutta la natura sentì. Picchiò sul tamburo. Al primo colpo perdono conoscenza, al secondo si rianimano.
Una cosa simile non si era mai sentita sulla terra prima d’allora.
Da quel momento ci furono sulla terra sciamani e tamburi.