Goldi – L’origine della morte e dello sciamanesimo

tre-soli

All’inizio del mondo non c’erano che tre uomini, tre colombi e tre cigni.
I tre uomini fecero un uomo chiamato Ka’do (oppure Hado) e una donna chiamata Zulchu. Ebbero una figlia che chiamarono Ma’milji.
Poco a poco gli uomini si moltiplicarono e tutto il paese attorno all’Amur si popolò. Ma c’erano tre soli nel cielo e Ka’do disse: «Ci sono tre soli nel cielo, non si può vivere, fa troppo caldo».

Allora la donna disse: «Va’!».
E Ka’do andò nel punto in cui si leva il sole, scavò una fossa e vi si nascose, e quando il primo sole si levò, egli l’abbatté con un colpo di freccia.
Mancò il secondo sole, ma quando il terzo sole si levò, egli uccise anche questo. Allora, se ne ritornò.

Ora non faceva più troppo caldo. Ma’milji fece delle pitture sulle pietre.
Zulchu disse: «Gli uomini hanno visto che mio marito ha ucciso due soli».
Dopo che i soli furono uccisi, le pietre incominciarono a indurirsi.
Allora Ma’milji disse: «Ci sono troppi uomini, non ci sarà più spazio per loro se non moriranno. Morirò io per prima, per mostrare loro il cammino».

Mentre moriva, Ma’milji disse: «Lo scoiattolo striato non muore; va in letargo d’inverno e rivive d’estate. Il tumna vive come un pesce d’estate, e d’inverno va in letargo. Così continuano a vivere. Il piccolo e il grande serpente andranno in letargo d’inverno, e in estate rivivranno. Altri animali nasceranno e moriranno. L’uomo nascerà e morirà».

C’è però chi dice che non fu lei a morire per prima, e che fu suo padre Ka’do il primo a penetrare nel buni, di cui poi infatti divenne il Signore.
Dice che anche dopo la sua morte gli uomini non sapevano trovare da soli la strada che porta al buni. Toccò allora al padre di Ka’do tracciarla, allorché si avventurò nel mondo sotterraneo nel vano tentativo di ricondurre in vita il figlio.
Raccontano che, giunto alla caverna da cui si scende nel mondo dei morti, rinunciò ad andare oltre e chiuse il foro tra i due mondi con i suoi abiti, per fermare la mortalità, ma quando i suoi abiti si consumarono, il foro si riaprì e la morte tornò a mietere vittime tra gli uomini.
Sicché, gli uomini continuavano a morire, però ancora non sapevano la via che conduce al buni.

sciamano-goldiIl vecchio padre di Ka’do fece allora un sogno: gli apparve un albero enorme, le cui radici erano serpenti, e le foglie dischi di rame, i fiori dei sonagli e i rami delle corna di ferro.
Aveva sognato, come poi avrebbe saputo, il primo albero sciamanico.

L’indomani, al risveglio, il vecchio si recò nella foresta, trovò l’albero e con le frecce abbatté un gran numero di sonagli, dischetti e corna, se li mise nel sacco e se li portò nella capanna.
Prima di mettersi a letto, chiuse attentamente tutte le aperture della capanna, ma si scordò di tappare il buco del fumo.

Durante la notte, fu svegliato da un rumore: erano gli oggetti nel sacco che s’erano messi a parlare.
Dicevano: «Siamo in troppi per te».
Il vecchio dovette aprire il sacco ed – ecco – non tutti, ma quasi tutti gli oggetti volarono via attraverso il buco del fumo, spargendosi per tutti i clan e permettendo a ciascuno di essi di avere il suo proprio sciamano, e di apprendere da lui la via che conduce al buni.

Il padre di Ka’do dovette arrangiarsi coi pochi «accessori» che era riuscito a trattenere, e con quelli si mise all’opera, finché non apprese a intonare il richiamo sciamanico.
Quando finalmente lo balbettò, venne un vecchio a istruirlo in sogno, per spiegargli l’Arte – per insegnargli cioè l’uso di quelle due o tre «cosucce» che non gli erano volate via per il buco del fumo.

Il vecchio gli disse: «Va’ nella foresta: procurati delle pelli di orso, di lupo e di lince, e fanne il tuo cappuccio. Su questo cappuccio fisserai le corna in ferro e il sonaglio grande; sul petto e sulla schiena appenderai i dischetti di rame, che proteggeranno il tuo corpo dalle frecce scoccate dai nemici della tua follia; dei piccoli sonagli farai una cintura, e te ne avvolgerai. Questa cintura e il tamburo ti trasporteranno, quando vorrai, nel buni. Non temere, sarai aiutato dallo spirito Butchu per entrarci, e dall’uccello Koori che, sempre, ti ricondurrà via dal buni sano e salvo».