Kerényi – Le figlie di Cecrope

Athena-ParthenosGli Ateniesi raccontavano che il loro primo re era stato Cecrope, un essere primordiale nato dalla terra, metà uomo e metà serpente. Il nome di questa forma certamente scherzosa sostituisce probabilmente la parola kerkops, il «caudato».
Quando Pallade Atena e Poseidone avevano litigato per la sovranità sull’Attica, patria futura degli Ateniesi, la loro gara era stata sottoposta al giudizio di Cecrope. Poseidone aveva colpito col suo tridente la roccia su cui più tardi doveva sorgere l’Acropoli, e aveva fatto scaturire a quell’altezza un «mare», cioè una sorgente salata. Si raccontava pure che in quell’occasione egli avesse fatto balzar fuori dalla terra il primo cavallo. Atena invece aveva piantato il primo ulivo e perciò Cecrope aveva assegnato a lei la vittoria.
Si diceva inoltre che Cecrope era stato il primo a dare un nome a Zeus, a erigere la prima statua cultuale ad Atena, a scoprire che oltre alla madre esisteva anche un padre e a introdurre la monogamia.

La sposa di Cecrope si chiamava Aglauro o Agraulo, «colei che abita sul campo». Le figlie erano chiamate drakaulos, «coloro che dimorano col serpente».
Tre erano le figlie, le Aglauridi, i cui nomi erano Aglauro, Erse e Pandroso. I due ultimi nomi significavano «goccia (di rugiada)» e «tutta (irrorata di) rugiada». Questi nomi fanno pensare alla rugiada vera e propria come a un dono della luna. Si diceva pure che le tre Aglauridi fossero per gli Ateniesi le Moire. Di Aglauro si narrava che essa aveva dato ad Ares una figlia di nome Alcippe, «la cavalla coraggiosa». Su Erse e su Ermes correva una storia d’amore, in cui Aglauro – come del resto in molti altri racconti – aveva una parte tragica […]
Ma la storia più celebre intorno alle figlie di Cecrope diceva che Atena aveva preso in consegna dalla dea della Terra il bambino Erittonio, figlio di Efesto, per allevarlo in segreto, perché gli altri dèi non ne sapessero nulla. Aveva posto il bambino in una cesta rotonda chiusa, simile forse a quelle usate nei misteri e dalle quali, in molte raffigurazioni, si vede strisciare fuori un serpente. Più tardi si diceva che Atena avesse partorito un serpente.

Della storia si dava anche una versione secondo la quale Atena avrebbe messo Erittonio in una cassa, come Afrodite aveva fatto con Adone. Comunque la dea avrebbe dato questa cesta, o cassa chiusa, in custodia alle tre figlie di Cecrope, vietando loro severamente di aprirla. Non appena essa si fu allontanata, le tre fanciulle e specie Aglauro furono prese dalla curiosità.
Tutti sono d’accordo nel dire che fu lei ad aprire la cesta o cassa. Oltre a lei fu colpevole anche un’altra delle due sorelle, ma i narratori della storia non sono d’accordo nel precisare quale delle due. Aglauro e la sua complice videro il segreto che, a sua volta, viene di nuovo descritto in modi diversi, o come un serpente o come un bambino sorvegliato da un serpente o addirittura da due serpenti; o, infine, come un bambino dai piedi serpentiformi. 

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Jasper van der Laanen – Le figlie di Cecrope scoprono Erittonio

Colei che vide il segreto, Aglauro certamente, ma anche la sua complice, diventò pazza e saltò giù dall’alta roccia su cui più tardi sorse l’Acropoli. O furono i serpenti custodi a inseguire le colpevoli?
Così si vede la scena in un dipinto vascolare.
Si diceva che il serpente che si vedeva dietro lo scudo della celebre statua di Atena Parthenos, opera dello scultore Fidia, fosse quello che, uscito dalla cesta, si era posto sotto la tutela della dea.

Si nominava anche il luogo dove si era recata Atene, dopo aver consegnato il bambino nascosto alle tre sorelle. Essa sarebbe andata nella località attica di Pallene, per prendere di là una roccia con cui fortificare la cittadella di Cecrope, destinata a diventare l’Acropoli di Atene.
Mentre la dea era sulla via del ritorno con la grande pietra, una cornacchia le sarebbe volata incontro e l’avrebbe informata che il suo segreto era stato scoperto.

Fino a quel momento la cornacchia era l’uccello preferito di Atena e tale rimase in molte regioni della Grecia. Allora però la prima ira della dea si scaricò sulla cornacchia. La dea lasciò cadere la pietra – che diventò il monte Licabetto – e da allora nessuna cornacchia dovette più farsi vedere sull’Acropoli di Atene.
Nella cittadella sacra in cui Atena veniva venerata e dove i suoi segreti erano custoditi meglio che non lo fossero stati dalle figlie di Cecrope, il gufo divenne l’uccello prediletto di Atena. In antiche raffigurazioni spesso il gufo indicava Atena stessa e neanche su di esso mancavano leggende.

(Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia)