Lot-Falck – Il tamburo cavallo

Ogni tamburo sciamanico dei Teleuti è insieme Ak mar Tajlyk, «questo tamburo qui», e suo padre, Kytchkyl-qan, il Signore di tutti i tamburi.
Durante la seduta, tutti gli spiriti convocati dallo sciamano si riuniscono, e lo sciamano se ne servirà come cavalcatura per i viaggi terrestri ed extraterrestri. Se il tamburo-cavallo si stanca, durante il viaggio nelle sfere celesti, lo sciamano lo rimpiazza con degli uccelli e lo manda a riposare sul monte Sürün, nei pressi del Lago di latte.

tamburo-cavalloLe protuberanze cave poste sotto la pelle servono come casse di risonanza e vengono chiamate «gobbe» dell’animale tamburo. I fori praticati lungo l’impugnatura sono detti «i sei occhi del bars». La traversa di metallo è chiamata «arco» ed è ornata di pendenti in ferro chiamati «frecce», il cui rumore dovrebbe allontanare gli spiriti cattivi.

Gli spiriti rivelano allo sciamano qual è il luogo dove crescono il cedro e la betulla, il cui legno servirà per fare la cornice e il manico, e il luogo dove pascola il cavallo la cui pelle tenderà il tamburo.
Lo sciamano vi manda persone della sua famiglia, a volte molto lontano, verso est.

Una volta fabbricato, il tamburo prima di essere utilizzato viene provato da tutti (tranne lo sciamano) e tutti si rivolgono a lui come fosse un essere vivente, cercando di indovinare qual è il luogo in cui sono stati presi il legno e il cavallo necessari alla fabbricazione.
Poi il tamburo viene dipinto, diviso in due parti di grandezza diversa: mondo superiore (più grande) e mondo inferiore, sopra e sotto, separati dalla sottile striscia che è la terra.

La parte superiore porta raffigurazioni di astri, un riquadro che simboleggia lo scritto sacro con cui Ülgän conferisce i poteri allo sciamano, gli uccelli di Ülgän, tra cui il più importante vola, nel corso della seduta, davanti allo sciamano, una rete per catturare le anime, i cavalli (bura) che servono da cavalcatura a Ülgän stesso, agli spiriti della terra e allo sciamano – quello dello sciamano si chiama l’anima-cavallo del qam – le «tre ricche betulle» sulle quali si appollaiano gli uccelli sacri e la loro madre e che servirebbero come stadi intermedi (tapty) per accedere al cielo, il figlio di Ülgän, spirito protettore dello sciamano, che accompagna quest’ultimo e resta vicino alla porta degli spiriti dai quali si reca il qam ed è sempre rappresentato con una spada.

La linea della circonferenza rappresenta la volta celeste e le strade che conducono agli abitanti del cielo.
Sul registro inferiore sono rappresentati il cavallo di Adamo («nostro padre») o Erlik, il sovrano del mondo inferiore. All’interno di un riquadro sono raffigurati il guardiano della porta di tutte le abitazioni (lo sciamano non può intraprendere alcun viaggio senza domandargli il permesso e l’aiuto), il pesce Kär Balyk, figlio del Signore del mare Talaï Qan, compagno indispensabile col quale lo sciamano si cinge per recarsi presso gli spiriti, la rana, pagha, portatrice di offerte, il serpente «cornice della terra», al quale lo sciamano affida l’anima recuperata, affinché la protegga dagli spiriti cattivi.

Lo sciamano sa in anticipo quanti tamburi avrà il diritto di fabbricare nella sua vita (fino a nove) e ogni quanti anni potrà farlo. Ogni volta dovrà presentare il nuovo modello agli spiriti Taïlyk-qan (protettore individuale) e Kytchkyl-qan (protettore collettivo).
Questa procedura equivale a una richiesta di consacrazione. Senza il tamburo, strumento di levitazione che, anch’esso, convoca, allontana, riceve, trasmette gli spiriti, lo sciamano è incapace di assicurare le sue funzioni e la possibilità di utilizzarlo è condizionata dall’assenso che viene dall’alto, dagli spiriti preposti a ciò.

(Lot-Falck, Il tamburo dello sciamano)