Schneider – Quando le idee si ballavano

orso-faccia-disegnoNelle culture primitive sono innumerevoli i racconti che ci narrano la superiorità morale degli animali sugli uomini. Dicono che le caratteristiche morali eminenti dell’animale sono un giudizio esatto delle cose e una grande fedeltà. Inoltre – ed anche questo è considerato un argomento di superiorità morale – è molto appassionato alla musica.
La verità è che gli animali possono essere terribili quando sono affamati, però, mai sono cattivi per natura. Soltanto l’uomo pensa coscientemente di fare il male, mentre sorride al suo prossimo che vuole uccidere.

L’animale non pensa, né parla, e neppure sorride. Né vive per uccidere, né uccide per comandare. Attacca solo quando non gli rimane nessun’altra soluzione per conservare la vita. D’altra parte, l’animale è molto pacifico ed anche pauroso.
Non c’è dubbio che la guerra contro le bestie sia un fenomeno terribile. Tuttavia, l’animale, anche in questo momento, conserva tutta la sua dignità, perché ignora gli accordi simulati e le anfibologie ipocrite, che caratterizzano la guerra dell’uomo.

L’animale si comporta sempre in modo fisso e univoco, mentre l’essere umano è un essere essenzialmente equivoco.
L’animale si diverte giocando; l’uomo adopera la maggior parte del tempo libero per inventare menzogne, dar fastidio agli altri e comporre canti di scherno.
Così la pensano molti dei neri che abbiamo potuto studiare.

Gli uomini delle culture totemiche e pretotemiche considerano, inoltre, molti animali come esseri mistici e portatori di un grande sapere intuitivo.
Questi animali sono incarnazioni degli antenati umani o di dèi protettori, che possiedono un linguaggio proprio, così difficile da capire per noi, e invece assai espressivo e chiarissimo per loro e per gli uomini primitivi.

Molte e varie sono le idee che gli uomini hanno immaginato intorno a una filosofia primitiva della Natura. Già nella penombra intellettuale delle più primitive culture umane vengono abbozzate delle idee generali, che riflettono una concezione molto ordinata del cosmo.
Queste idee si fondano su una combinazione molto peculiare di rappresentazioni sensoriali o immagini che scaturiscono dall’osservazione quotidiana del dualismo della vita, così evidente nell’esistenza dei due sessi, e nello scambio perpetuo della luce e dell’oscurità.

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Escher – Bond of Union

Dato questo dualismo permanente della Natura, nessun fenomeno determinato può costituire una «realtà intera», ma solo la metà di una totalità.
A ogni fenomeno (per esempio a una donna o alla notte) deve corrispondere un fenomeno analogo (un uomo, il giorno), col quale formare una totalità, cioè una «realtà intera».
Solo l’unione di tesi e antitesi può giungere a formare un insieme totale.

L’insieme più generale è formato dal macrocosmo (il cielo maschile e la terra femminile), la cui configurazione si ripete (per analogia) continuamente nel microcosmo.
Ogni tesi nasce, si svolge ed anche viene creata dalla sua antitesi, perché ogni parte della totalità è il compimento o il riflesso della parte vicina.

Questo modo di pensare e di coordinare i fenomeni è penetrato inoltre da un considerevole fattore emozionale.
Se i popoli del ciclo culturale dei cacciatori sudafricani pensano che l’elefante o l’orso sostengono il cielo sulle loro spalle, è perché questi animali posseggono una statura imponente e una forza straordinaria. D’altra parte, i piccoli insetti non hanno minore importanza. Come incarnazioni degli spiriti dell’acqua e della terra il coccodrillo o (in altre culture) il bue e la vacca costituiscono l’antitesi dell’elefante celeste.

elefante-disegnoTutti posseggono una statura notevole; ma, come gli animali della terra, di alta statura, hanno una voce profonda, il grido dell’elefante celeste è molto acuto.
Allo stesso modo, il grillo costituisce l’antitesi dell’ape. Ambedue gli insetti sono molto piccoli, ma il canto del grillo è acuto, mentre il ronzio dell’ape è oscuro e grave.

Sembra che all’origine, tesi e antitesi, ossia il cielo e la terra, fossero simboleggiati dal maschio e dalla femmina (voce o colore diversi, ma stature simili) di ogni specie animale, o dall’opposizione di animali che appartengono alla stessa famiglia zoologica, senza per questo essere somiglianti. Tesi e antitesi si danno anche in animali di classi diverse, quando presentano certe somiglianze nel loro schema geometrico.
Così per esempio il fuso è uno schema comune sia al pesce che all’uccello. Nel caso del bue e dell’elefante, la grande statura è lo schema comune sul quale si stabilisce la relazione generale di analogia fra questi animali.

La differenza di altezza di voce determina la relazione specifica di tesi e antitesi fra gli stessi, perché le loro voci sembrano invertite l’una rispetto all’altra.
Tanto il bue che l’elefante hanno un’alta statura; ma, mentre la voce del bue è profonda, quella dell’elefante acuta.
Fra gli animali propriamente terrestri, gli esseri di alta statura sono caratterizzati da una voce profonda e quelli piccoli da una voce acuta. Al contrario, gli animali che simboleggiano il cielo hanno una voce acuta, se sono grandi, e una voce grande, se la loro statura è piccola.

Questo dualismo iniziale presenta due aspetti. Può essere interpretato come un’attività di due forze in opposizione (dualismo propriamente detto) o come un’attività di forze in compensazione (monismo dinamico).
Nella logica degli indigeni i fenomeni osservati sono soliti essere posti in relazione secondo l’ordine causale o secondo l’ordine di analogia. La relazione tra urto e caduta viene concepita come un ordine causale; ma le relazioni più complesse che non possono essere concepite in modo così elementare come, per esempio, l’influenza di certi suoni su determinati animali, si spiegano mediante il ragionamento per analogia.

Questo genere di ragionamento, che continua a svilupparsi nelle alte civiltà, costituisce la base del pensare mistico.
Ogni volta che due fenomeni presentano un carattere comune e che questo carattere sembra essenziale nella strutturazione di ambedue i fenomeni, si stabilisce tale relazione di analogia.
Un fenomeno a b c S è apparentato essenzialmente col fenomeno d e f S dall’elemento S, a condizione che questo fattore S costituisca o sembri costituire un elemento fondamentale nella strutturazione di ambedue i fenomeni.
Ma questo elemento S non è un fattore isolabile, anzi – al contrario – tutti gli elementi di ogni fenomeno costituiscono un complesso ritmico indissolubile. I fattori S che pongono in relazione i differenti fenomeni, li chiameremo il «ritmo comune».

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La determinazione del «ritmo comune» varia molto secondo le culture.
Gli esseri primitivi considerano come un ritmo di parentela S, prima di tutto, il timbro della voce, il ritmo ambulatorio, la forma del movimento, il colore e il materiale.
Le alte culture mantengono questi criteri, ma danno più importanza alla forma e al materiale che non ai criteri della voce e del ritmo ambulatorio. Invece di concepire questi ritmi di parentela dinamicamente e artisticamente come fanno i popoli primitivi, le alte culture li considerano come valori astratti e li ordinano seguendo una classificazione ragionata di carattere statico e geometrico.

Mentre il primitivo percepisce come essenziale il movimento nelle forme e il carattere fluttuante dei fenomeni, le alte civiltà pongono in primo piano l’aspetto statico delle forme e il profilo puro e strettamente geometrico della forma. Considerano il movimento dentro una forma come un aspetto accidentale dell’idea pura o del segno geometrico corrispondente.
Per un primitivo un leone seduto è un triangolo ardente, una fiamma la cui forma non ha nessuna rigidezza e solamente disegna un triangolo. Questo triangolo ardente, i cui lati variano a ogni soffio del vento che li anima, è l’immagine emozionale del leone e della qualità mistica che esso simboleggia.

Nelle alte civiltà questa stessa qualità si incarna dapprima in un triangolo fisso, cioè in una forma geometrica statica. L’aspetto triangolare, vivo e irregolare, formato dal fuoco o dal leone seduto, è solo una variazione accidentale, una funzione del tempo, un’immagine imperfetta dell’idea che il fuoco o il leone tentano di realizzare, cioè un triangolo geometrico fisso, il segno alchimistico del fuoco.

maschera-leoneLa concezione primitiva dell’essenziale è realistica, artistica e intuitiva; il suo carattere, dinamico: nelle alte culture la concezione dell’ultima realtà è geometrica, scientifica e astratta. Per essa, l’ultima verità si verifica solo in quiete (e non nel movimento), nelle forme o idee pure e nei numeri-idee, mentre le forme accidentali o fluttuanti sono solo esteriorizzazioni imperfette delle idee.
Mentre le alte civiltà «pensano» e sistemano coscientemente le loro idee per mezzo di una serie di segni astratti (simboli), i primitivi «ballano» e cantano le loro idee, che nella loro maggioranza vivono negli strati inferiori della coscienza.

La transizione fra queste due concezioni si osserva nelle rappresentazioni artistiche (sculture, pitture) di animali favolosi, di oggetti o persone ridotte idealmente a figure geometriche fondamentali.
La posizione storica e culturale di questo compromesso fra due stili permette di supporre che queste creazioni artistiche nascevano da un tentativo di carattere religioso di conciliare le due concezioni mistiche opposte.

Queste differenze di concezione sono rilevate, anche nelle forme comuni, dalla discrepanza della loro struttura interna. Quando tenta di stabilire una relazione mistica con l’ape, l’uomo primitivo si trasforma con tutta l’anima in ape, imitandone il ronzio, l’aspetto esterno (maschere) e i movimenti angolosi del volo di questo insetto.
Al contrario, nelle alte culture il ritmo comune che stabilisce la relazione con l’ape è ottenuto senza partecipazione fisica diretta (ballo), unicamente per mezzo di un gong metallico: essendo giallo il colore di questo strumento e il suo suono molto simile al ronzio dell’ape, basta suonare il gong, cioè imitare il ritmo delle api, per dominarle.
La partecipazione attiva del corpo è sostituita da uno strumento.

L’uomo primitivo diventa ape mettendosi al livello della stessa, mentre l’uomo mago delle alte culture dà ordini alle api.
Nelle alte culture il ballo delle api è considerato solo come un modello artistico, un balletto, una forma stilizzata, che non ha ancora perduto del tutto il suo valore di analogia mistica e di efficienza rituale, ma che manca del realismo primitivo e, pertanto, di azione diretta sulle api.

(Schneider, Gli animali simbolici)