Ampio intelletto il dio gli aveva dato,
perché sollevasse i destini del Paese.
Visione gli aveva concesso,
ma non gli aveva dato vita eterna.
In quei giorni, in quegli anni, il sapiente di Eridu,
Ea, lo creò come modello per gli uomini.
Il sapiente – il suo comando nessuno può mutare –,
il capace, il più saggio in mezzo agli Anunnaki egli è,
è senza macchia, puro di mani, sacerdote delle unzioni, maestro dei riti.
Coi fornai inforna il pane,
coi fornai di Eridu egli inforna il pane.
Pane e acqua per Eridu ogni giorno provvede,
con mani pure prepara le tavole delle offerte.
Senza di lui la tavola non può essere imbandita.
Sta al timone della nave, alla pesca provvede che spetta ad Eridu.
In quei giorni Adapa al sacro Molo veleggiava.
Un vento spirava e la barca fu spinta al largo.
Col remo governava la barca sul vasto mare.
Il vento del sud si levò e lo sommerse,
in basso spingendolo alla dimora dei pesci.
«Vento del sud, l’ala ti voglio spezzare!», disse.
E subito l’ala del vento fu spezzata.
Per sette giorni il vento del sud non soffiò sul Paese.
Anu chiese al suo visir: «Perché il vento del sud,
da sette giorni, ha smesso di soffiare sul Paese?».
E a lui il visir: «Mio Signore, l’ala del vento
Adapa, figlio di Ea, l’ha spezzata».
Udito questo, Anu si levò dal trono: «Presto!
Portatemi qui costui!». Ma Ea che sa i progetti divini
di lui si impadronì, di Adapa, e gli comandò
di lasciare incolta la chioma, lo vestì a lutto
e così l’istruì: «Adapa, stai per andare dinanzi ad Anu, il re.
La via che porta al cielo prenderai.
Quando al cielo sei asceso e alla porta di Anu sei vicino,
vi troverai in attesa Tammûz e Gizzida.
Ti vedranno e ti domanderanno: Uomo, per chi
così ti presenti? per chi indossi vesti di lutto?
Tu di’: Dal nostro Paese due dèi sono spariti,
per loro mi vesto così. Ti domanderanno:
chi sono questi dèi? Tu di’. Tammûz e Gizzida.
Essi si guarderanno l’un l’altro e sorrideranno.
Una parola buona ad Anu diranno, e il volto di Anu
benigno faranno che ti sia mostrato.
Quando al cospetto di Anu sarai,
appena ti offriranno il pane dei morti,
tu non lo mangiare!
Quando ti offriranno l’acqua dei morti,
tu non la bere!
Quando ti offriranno una veste, tu indossala!
Quando ti offriranno l’olio, tu ungiti!
Questo consiglio non te lo scordare!».
Il messaggero di Anu giunse e riferì le parole:
«Adapa ha spezzato l’ala del vento del sud. Portatelo qui!».
Gli fece prendere la via del cielo, e al cielo ascese.
Quando al cielo fu asceso e fu alla porta di Anu,
sulla porta incontrò Tammûz e Gizzida.
Quando videro Adapa, gridarono:
«Ahimé, uomo! Per chi ti presenti in tal modo?
Per chi indossi una veste di lutto?».
«Due dèi sparirono dal Paese,
per loro indosso la veste di lutto».
«Chi sono i due dèi?», domandarono.
«Tammûz e Gizzida», rispose.
Si guardarono l’un l’altro e sorrisero.
Quando Adapa fu al cospetto di Anu, il re,
Anu lo vide e gli disse: «Dunque perché spezzasti,
Adapa, l’ala del vento del sud?». E quello:
«O mio Signore, per la casa del mio padrone,
in mezzo al mare andavo pescando.
Come uno specchio era il mare.
Ma il vento del sud si alzò e soffiando mi sommerse,
spingendomi giù alla dimora dei pesci.
Nella collera del mio cuore,
maledissi il vento del sud».
Tammûz e Gizzida, parlando al suo fianco,
ad Anu una buona parola rivolsero
e il cuore del dio si placò: «Perché mai [Ea]
a un uomo di poco conto i disegni del cielo e della terra
dischiuse, rendendolo diverso dagli altri,
un nome a lui preparando? E noi, che faremo di lui?
Pane di vita procurategli ed egli ne mangi!».
Quando il pane di vita gli portarono,
egli non ne assaggiò. Quando acqua di vita
gli versarono, egli non ne bevve.
Quando una veste gli portarono, egli l’indossò.
Quando olio gli portarono, egli se ne unse.
Anu lo guardò e sorrise: «Dunque, Adapa!
Perché non mangiasti e non bevesti?
Non avrai la vita eterna,
malvagio è il genere umano!».
«Ea, il mio Signore, me lo comandò:
Non mangiare, non bere!», rispose.
«Portatelo via, ritorni sulla terra!».