Nell’Introduzione al narcisismo (1914) Freud tenta di stabilire la relazione che tra di loro possono avere le pulsioni sessuali – alle quali ha dato tanta importanza perché erano nascoste e la sua analisi le rivelava – e le pulsioni dell’io, che fino ad allora non aveva messo in primo piano.
Si può dire che le une sono l’ombra delle altre? La realtà è costituita da quella proiezione libidica universale che è alla base della teoria junghiana? Oppure al contrario vale una relazione d’opposizione conflittuale, tra pulsioni dell’io e pulsioni libidiche?
Con la sua abituale onestà Freud precisa che la sua insistenza nel mantenere questa distinzione è basata sulla sua esperienza delle nevrosi e che dopo tutto si tratta solo di un’esperienza limitata.
Per tale motivo dice non meno nettamente che a uno stadio primitivo, precedente quello a cui l’investigazione psicoanalitica ci permette di accedere, si può supporre uno stato di narcisismo in cui è impossibile discernere le due tendenze fondamentali: la Sexuallibido e la Ich-Triebe.
Sono là, inestricabilmente mescolate, beisammen, confuse e indistinte, unterscheidbar, per la nostra analisi grossolana. Ciononostante spiega perché tenta di mantenere la distinzione.
All’inizio vi è l’esperienza delle nevrosi. In seguito, dice, il fatto che la distinzione tra pulsioni dell’io e pulsioni sessuali manchi attualmente di chiarezza può essere imputabile solo al fatto che le pulsioni sono per la nostra teoria il punto ultimo di riferimento.
La teoria delle pulsioni non è alla base della nostra teoria, ma in cima. Essa è eminentemente astratta e Freud la chiamerà più tardi la nostra mitologia. Per questo, mirando sempre al concreto, mettendo sempre al loro posto le sue elaborazioni speculative ne sottolinea il valore limitato. Riferisce la nozione di pulsione alle nozioni più elevate della fisica: materia, forza, attrazione, che sono state elaborate soltanto nel corso dell’evoluzione storica della scienza e le cui forme primitive erano incerte, anzi confuse, prima d’essere purificate e successivamente applicate. […]
Freud appoggia la sua teoria della libido a quanto gli viene indicato dalla biologia del suo tempo. La teoria degli istinti non può non tener conto della bipartizione fondamentale tra le finalità della preservazione dell’individuo e quelle della continuità della specie.
Sullo sfondo non c’è altro che la teoria di Weissmann […].
Questa teoria, che non è provata in modo definitivo, presuppone l’esistenza di una sostanza immortale nelle cellule sessuali. Esse costituirebbero una discendenza sessuale unica per riproduzione continua. Il plasma germinale sarebbe ciò che perpetua la specie e perdura da un individuo all’altro.
Al contrario, il plasma somatico sarebbe come un parassita individuale spuntato lateralmente, dal punto di vista della riproduzione della specie, al solo fine di veicolare il plasma germinale eterno.
Freud precisa immediatamente che la sua costruzione non ha la pretesa d’essere una teoria biologica. Qualunque sia il valore che attribuisce a questo riferimento, sul quale desidera appoggiarsi fino a nuovo ordine e con beneficio d’inventario, non esiterebbe ad abbandonarlo, se l’esame dei fatti nel campo proprio dell’investigazione analitica la rendesse inutile e nociva.
Peraltro non è questo un motivo, dice, per annegare la Sexualenergie nel campo ancora inesplorato dei fatti psichici. Non si tratta di trovare alla libido una parentela universale con tutte le manifestazioni psichiche. Sarebbe, dice, come se in una questione d’eredità qualcuno invocasse, per provare i suoi diritti davanti al notaio, la parentela universale, che, nell’ipotesi monogenetica, lega tutti gli uomini. […]
Al tempo in cui Freud scrive, non c’è, come da qualche parte ci vien detto, una teoria degli istinti ready-made, prête à porter. Non è compiuta neppure ai giorni nostri, ma ha fatto qualche progresso in seguito ai lavori che vanno da Lorenz a Tinbergen. Ciò giustifica le osservazioni, forse un po’ speculative, che sono portato a farvi ora.
Se accettiamo la nozione weissmanniana dell’immortalità del germe, che cosa ne deriva? Se l’individuo che si sviluppa è radicalmente distinto dalla sostanza vivente fondamentale, che costituisce il germe e che non perisce mai, se l’individuale è parassitario, che funzione ha nella propagazione della vita?
Nessuna.
Dal punto di vista della specie gli individui sono, se così si può dire, già morti. L’individuo è nulla rispetto alla sostanza immortale nascosta nel suo seno, che è la sola a perpetuarsi e che rappresenta autenticamente, sostanzialmente, ciò che esiste in quanto vita.
Preciso il mio pensiero.
Dal punto di vista psicologico, questo individuo è condotto dal famoso istinto sessuale a propagare che cosa? la sostanza immortale nel plasma germinale, negli organi genitali, rappresentata a livello dei vertebrati dagli spermatozoi e dagli ovuli.
È tutto?
Certamente no, dato che quel che in effetti si propaga è proprio un individuo. Solo che non si riproduce in quanto individuo ma in quanto tipo. Non fa che riprodurre il tipo già realizzato dalla stirpe dei suoi antenati.
A questo riguardo non soltanto è mortale ma già morto, poiché, propriamente parlando, non ha avvenire. Non è questo o quel cavallo, ma il supporto, l’incarnazione di qualcosa che è il cavallo. Se il concetto di specie è fondato, se la storia naturale esiste, è perché non ci sono solo cavalli ma il cavallo.
È proprio quello a cui ci porta la teoria degli istinti.
In effetti, qual è il supporto dell’istinto sessuale sul piano psicologico?
Qual è il movente concreto che determina la messa in funzione dell’enorme meccanica sessuale?
Qual è il suo attivatore, come si esprime Tinbergen seguendo Lorenz?
Non è la realtà del partner sessuale, la particolarità di un individuo, ma qualcosa che ha il più stretto rapporto con ciò che ho appena chiamato tipo, cioè un’immagine.
Gli etologi dimostrano nel funzionamento dei meccanismi dell’accoppiamento la prevalenza di un’immagine, che compare sotto forma di un fenotipo transitorio tramite modificazioni dell’aspetto esteriore e la cui comparsa serve da segnale, da segnale costruito cioè da Gestalt, per mettere in moto i comportamenti della riproduzione.
L’innesto meccanico dell’istinto sessuale è dunque essenzialmente cristallizzato su di un rapporto d’immagini, su di un rapporto – vengo al termine che aspettate – immaginario.
Ecco il quadro entro il quale dobbiamo articolare le Libido-Triebe e le Ich-Triebe.
La funzione libidica è centrata sulla funzione dell’immaginario.
Ciò non vuol dire tuttavia, come una trasposizione idealistica e moralizzante della dottrina analitica ha voluto far credere, che il soggetto progredisca nell’immaginario verso uno stato ideale della genitalità, il quale sarebbe la conferma e il movente ultimo della costituzione del reale.
Dobbiamo dunque precisare subito i rapporti della libido con l’immaginario e con il reale, e risolvere il problema della funzione reale svolta dall’ego nell’economia psichica.
O. MANNONI – Si può chiedere la parola? Da un po’ di tempo sono imbarazzato da un problema che mi sembra insieme complicare e semplificare le cose. L’investimento degli oggetti da parte della libido è fondamentalmente una metafora realista, perché la libido non investe altro che l’immagine degli oggetti.
D’altra parte, l’investimento dell’io può essere un fenomeno intrapsichico, in cui è la realtà ontologica dell’io a essere investita. Se la libido è diventata libido di oggetti, non può più investire altro che non sia qualcosa di simmetrico all’immagine dell’io.
Avremo pertanto due narcisismi a seconda che si tratti di una libido che investe intrapsichicamente l’io ontologico, o una libido oggettuale, che investe qualcosa che può essere forse l’ideale dell’io e in ogni caso un’immagine dell’io.
Avremmo allora una distinzione assai fondata tra il narcisismo primario e il narcisismo secondario. –
Capirete bene che, passo dopo passo, desidero portarvi da qualche parte. Non andiamo completamente alla ventura, anche se sono disposto ad accogliere le scoperte che faremo per la strada.
Sono contento di vedere il nostro amico Mannoni fare un elegante jump nell’argomento – bisogna farne di tanto in tanto – ma ritorno subito sui miei passi.
A che cosa tendo?
A raggiungere quell’esperienza fondamentale, apportataci dall’attuale elaborazione della teoria degli istinti a proposito del ciclo del comportamento sessuale, la quale mostra che il soggetto c’entra in modo essenzialmente ingannevole.
Per esempio, è necessario che lo spinarello maschio abbia preso dei bei colori sul ventre o sul dorso, perché cominci a stabilirsi la danza della copulazione con la femmina.
Ma possiamo benissimo fare un montaggio, che, anche se grossolano, avrà esattamente lo stesso effetto sulla femmina a condizione che porti certi contrassegni – Merkzeichen. I comportamenti sessuali sono particolarmente contraffattibili.
Ecco un insegnamento che ci serve per elaborare la struttura delle perversioni e delle nevrosi.
(Lacan, Il Seminario: 1)