Le donne erano andate a cogliere il mais, ma non riuscivano a fare un buon raccolto. Condussero allora con sé un fanciullo, che trovò molte spighe.
Le donne pestarono il mais sul posto, per fare delle focacce e dei dolci da dare agli uomini quando fossero ritornati dalla caccia.
Il fanciullo rubò una incredibile quantità di chicchi e li nascose in tubi di bambù, che poi portò alla nonna, pregandola di fare un dolce di mais per sé e per i suoi compagni.
La nonna lo accontentò, e i fanciulli mangiarono a sazietà.
Ma poi, per dissimulare il loro piccolo furto, tagliarono la lingua alla nonna, nonché al suo pappagallo domestico, e corsero a mettere in libertà tutti quelli che venivano allevati nel villaggio.
Temendo la collera dei genitori, i fanciulli fuggirono in cielo arrampicandosi lungo una liana che l’uccello mosca aveva fissato in alto.
Nel frattempo, le donne tornarono al villaggio e cercarono i fanciulli. Esse interrogarono inutilmente la vecchia donna e il pappagallo, ormai privi della lingua.
Una donna però scorse la liana e la fila dei bambini intenti ad arrampicarsi. E a gran voce cominciò a chiamarli, ma quelli fecero finta di non sentire, anzi s’affrettarono a salire quanto più rapidamente.
Le madri, sconvolte, li seguirono, ma il ladro, che era l’ultimo della fila, tagliò la liana non appena giunto in cielo: le donne caddero e si schiantarono al suolo, dove si tramutarono in animali e bestie feroci.
A punizione della loro malvagità, i fanciulli, trasformati in stelle, contemplano ogni notte la triste condizione delle loro madri.
Sono i loro occhi che vediamo brillare.
***
In primis: le stelle hanno origine, tanto nei miti africani che in quelli sudamericani, da una Relazione esclusiva tra Madri e Figli. È una questione in cui i maschi, i padri, i mariti non c’entrano. Loro, intanto, sono a caccia! Loro sono così all’insaputa del Cielo che nemmeno sospettano dell’esistenza delle donne. Essi sanno congiungersi solo con le prede che cacciano quaggiù.
I maschi, i padri, i mariti – non sanno niente delle donne, e ancor meno delle stelle. Hanno forse da perdere tempo col naso all’insù? I maschi, i padri, i mariti – hanno bisogno di vedere sempre dove mettono i piedi!
Con le stelle non c’entrano. Le stelle, ai maschi mariti predatori, non hanno niente da dire.
Avrebbero da dire qualcosa, sì ma solo alle donne.
Se non la dicono, se le guardano e non dicono una parola – è perché l’hanno fatto grossa. Hanno fatto precipitare le loro madri sotto terra, tanto è stata violenta la caduta.
Erano donne lassù, ora sono prede dei maschi quaggiù, e perciò ridotte a essere solo femmine, e solo grembo di quelli che presumono essere i loro figli, i quali però non mancheranno di «vendicare», sia pure maldestramente, la lordura a cui hanno fatto precipitare l’altra metà del proprio corpo.
E perché mai?
Per pura golosità.
Ed ecco: in secundis – quest’altra faccenda dei dolcetti, che a sua volta è esclusiva di Nonna e Nipoti, un affare in cui la Madre si limita o a preparare i dolci da portare alla Nonna (vedi Cappuccetto rosso), oppure – come nel racconto dei Bororo – a pestare il mais, cioè la materia prima dei dolcetti che poi sarà la Nonna a cucinare.
Neanche qui, se non sbaglio, maschi mariti e adulti vari c’entrano.
Sempre e solo: Donne e Bambini.
Donne «catturate e fecondate» quaggiù, e Bambini «liberi» (non è questo il nome che gli davano i Latini?) – liberi di risalire lassù, ma al prezzo di sprofondare le Donne sempre più giù. La Nonna più giù della Madre – in quanto è addirittura ammutolita.
Mettiamola così: il Cielo in illo tempo si svuotò. Le donne che l’abitavano, ingolosite dalla carne delle prede degli uomini, si avventurarono in Terra. Si sentivano al sicuro, protette dalle loro Vagine Dentate – talmente al sicuro da essere, sulle prime, esse a litigarsi i mariti. Erano donne che desideravano, quelle che caddero dalle nuvole: erano Soggetti e non oggetti di desiderio, erano golose ma non facevano ancora gola a nessun uomo. Tutt’al più a qualche spia o sentinella che montava la guardia al posto dell’uomo.
Il Cielo dunque si svuotò … ma poi fu di nuovo popolato.
Altre donne vi spuntarono: erano le donne che sono in tutti i bambini, maschi e femmine indifferentemente. E un solo difettuccio avevano: quella golosità per cui Cielo e Terra sono dannati alla loro Disgiunzione Eterna, salvo quei rari momenti «umani» in cui Terra del cielo (femminile) e Terra di terra (maschile) si congiungono, copulano, e così riproducono altre donne, sempre golose, sempre disposte a «rubare» pur di appagare la Fame.
A ripopolare il Cielo sono le «nuove donne», sono i bambini che vengono al mondo, i soli che sanno scendere e salire lungo la Verticale, andata e ritorno, dalla Gola alla Lussuria.
Le donne per golosità sono cadute, e solo per un’ulteriore complicazione di questa loro golosità – di questa Golosità che le attraversa, passando per ogni Madre, da Nonna a Nipote.
Una complicazione che, la golosità, la «drammatizza» ma con una sottigliezza che merita di essere notata.
Le mamme sono golose di carne, ossia del bottino di caccia in possesso degli uomini. E chi mangia carne, chi mangia il cibo dei morti – si diceva – più non torna al Cielo da cui è disceso.
I bambini invece, le donne neonate, sono sì golose ma di dolci di mais, ossia di ciò che esse stesse con le proprie mani hanno raccolto, e le madri l’hanno solo pestato, poi sempre con le loro proprie mani hanno rubato il mais e l’hanno fatto cucinare dalla Nonna. Qui non c’è caccia, non c’è morte, non c’è sangue, non c’è maschio – se non, vagamente, nei paraggi. Qui in gioco è una golosità totalmente al femminile, golosità omosessuale si potrebbe dire, ma non è il caso perché qui il sesso non c’entra per niente!
Senti che finezza nel Racconto del Selvaggio.
C’è una golosità pesante: quella dello sguardo che dall’alto piomba sulla sua preda (alimentare), salvo poi trovarsi a essere lui predato (sessualmente).
E c’è una golosità leggera: quella dello sguardo «furtivo» che gode a rubare quel che pure ha raccolto, gode a simulare rapine e alle sue simulazioni dà un tale credito da sentirsi addirittura reo di non so quale colpa.
Furti, ma sempre di «roba alimentare». Rapine che non diventano mai raptus, che dalla gola non scendono mai in basso.
Perciò restano lassù confinate. Separate dalle donne che hanno assaggiato la carne dei maschi. Dalle donne che esse hanno solo fatto cadere ancora più giù, sotto terra.