Dieterlen – La circoncisione presso i popoli del Mande

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Guido Reni – La circoncisione (dettaglio)

La circoncisione è praticata in quasi tutte le regioni dell’Africa occidentale; alcune popolazioni non osservano la costumanza e trovano in ciò un modo per distinguersi dall’Islam (come i kabiye del Togo settentrionale).
Tutto induce però a ritenere che là dove essa era conosciuta assai prima dell’espansione dell’Islam nel IX secolo, il principio della sua spiegazione fosse già compreso in un sistema di pensiero saldamente consolidato. Ciò vale in particolare per le popolazioni che si richiamano per le proprie origini al Mande.

Ancor oggi, la circoncisione è – in quest’area culturale – al centro di numerose speculazioni; ricerche in proposito sono state svolte tra i dogon, i malinke, i soninke, i bambara, i bozo, la cui cosmogonia e religione si rifanno ai medesimi princìpi.
La circoncisione viene da essi in genere associata a un disordine endemico dell’universo, provocato alle origini da un eroe perturbatore del sistema divino.

Così, per chiarire in pieno il senso di questo rito, sarà qui necessario riassumere a grandi linee il mito che riporta la creazione dell’universo ad opera di un Dio unico.
I dogon, i bambara, i malinke e i bozo insegnano che le prime creature di sesso opposto si formarono in un uovo primordiale concepito da Dio stesso.
Queste creature erano pesci – siluri per l’esattezza – assimilati ai feti umani nel liquido amniotico e ancora collegati alla placenta.

Ma da una metà dell’uovo uscì prima del termine uno dei maschi, che, volendo ottenere per sé solo il possesso dell’universo, strappò un pezzo di placenta con cui formò un’arca mediante la quale discese nello spazio vuoto.
Il pezzo strappato, essendo divenuto terra, formò la Terra, il nostro pianeta: egli vi penetrò nel tentativo di ritrovarvi la propria gemella, senza la quale si sentiva impossibilitato a realizzare il suo desiderio smisurato di dominio.
Questo antenato perturbatore viene chiamato Ogo dai dogon, Pemba dai malinke e dai bambara (e Edshu dagli yoruba, al di fuori dell’area di influenza mande).

Secondo i dogon e i malinke, il mito riferisce che egli rovistò la Terra insanguinata dalla propria placenta nella speranza di ritrovare la gemella, dal momento che pensava di aver portato con sé anche lei nello strappo.
Rimasta vana la ricerca sulla Terra, risalì al cielo, ma Amma aveva già affidato la gemella alla coppia dell’altra metà dell’uovo in modo da impedirgli di raggiungerla.
Tutta la storia della circoncisione è quindi legata all’andirivieni di Ogo, che continuava a circolare irriducibile fra la Terra e il cielo.

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Per proteggere il cielo dall’agitazione febbrile di Ogo, Amma trasformò il resto della sua placenta celeste in sole ardente, in modo che quello non potesse più avvicinarsi. Facendola uscire dal proprio grembo, la spinse all’esterno in direzione ovest.
L’apertura praticata per l’uscita del sole ricorderà gli atti del ribelle, che saranno all’origine dell’apparizione della morte sulla Terra, formata dalla sua placenta.

Un po’ prima dell’ultima risalita di Ogo al cielo, Amma aveva già tentato di riparare i danni, da lui provocati, evirando uno dei suoi fratelli celesti, il Nommo, che versò il suo sangue per purificare l’universo ancora in formazione.
Allora Ogo, che non poteva più avvicinarsi alla propria placenta ardente, il sole, si avvicinò alla vittima e si impadronì delle quattro «anime del sesso» di quest’ultima, che presero posto nel suo prepuzio; tentò anche di appropriarsi del seme del sesso tagliato del Nommo e riuscì ad afferrarne una piccola parte, con la quale si diede alla fuga seguendo la traccia del sangue che era colato dopo l’evirazione.

Giunto all’estremità della «linea del sangue», volle uscire per ridiscendere sulla Terra col prodotto del suo misfatto. Ma già un altro dei suoi fratelli, il Nommo circoncisore, presente nell’uovo sotto forma di pesce, stava all’erta.
Senza attendere gli ordini di Amma, balzò su Ogo per sbarrargli la via; non ottenne lo scopo, ma riuscì a raggiungere con la bocca l’estremità del sesso dell’altro tranciandola e operando coi denti una circoncisione: poté così riprendere le «anime del sesso» di colui che era stato sacrificato da Amma.

Poi, per riprendere anche il seme rubato, ruppe i denti di Ogo, gli squarciò la lingua, organo della Parola, e lo ferì alla gola, privandolo in tal modo della voce.
Quest’atto prefigurava la perdita della parola da parte di Ogo e la sua degradazione ad animale nella boscaglia, dove diventa Yorugu, Volpe Pallida.
Ancor oggi, nel corso della circoncisione dei giovani dogon, l’officiante dice: «il Nommo ha attaccato la sella e messo il morso alla Volpe per poterla circoncidere; i denti che le strappò son diventati stelle …».

circoncisione-medioevoLa circoncisione di Ogo costituiva così una punizione per il suo precedente furto della placenta divina. Lo strappo del prepuzio fu il riscatto di quello della placenta terrestre: sarà ulteriormente ripetuto per tutti gli uomini; circoncidendo gli esseri umani si ripeterà ciò che fece Ogo (sul piano cosmico) per cercare di impadronirsi della sua gemella, e ciò che a lui fu fatto per separarlo dai princìpi spirituali derubati e dal prepuzio che ne era diventato il supporto fisico.

La mutilazione violenta di Ogo recò lo scompiglio nell’ordine dell’universo ancora in formazione. Il sangue della circoncisione cadde sulla placenta del sacrificato, nello stesso luogo in cui si era arrestato il sangue dell’evirazione e in cui era sorta Venere.
Accanto a Venere, nacque allora «la stella delle donne mestruate», Marte, in posizione invisibile.

Fatto di «rame molle» e rosso come il sangue della circoncisione di Ogo, l’astro è il testimone in cielo dell’ablazione del prepuzio, e quindi della femminilità di Ogo (ciascuno di questi avvenimenti è stato rappresentato dai dogon per mezzo dei bummo, «segni grafici»).
Il nome dell’astro rispecchia il fatto che il sangue della circoncisione viene considerato della stessa sostanza di quello dei mestrui. Il circonciso che sanguina è «impuro» come se avesse le mestruazioni.
La circoncisione è chiamata dai dogon «mestruo degli uomini» e i circoncisi vengono isolati durante il loro ritiro come ogni mese le donne che vengono isolate nella «casa delle donne mestruate».

D’altra parte Ogo, che aveva resistito furiosamente all’operazione, colpì il Nommo circoncisore con una tale forza che questi dovette abbandonare il prepuzio e spingerlo successivamente nell’astro solare, dove si trasformò in una specie di lucertola.
La lucertola, che condivideva l’aggressività di Ogo, asportò un pezzo dell’astro: dopo il suo passaggio nel sole, da questo uscì la cicala nay na, «madre del sole», prodotta da tale operazione.

La recisione dell’astro prefigurava quella della gemella di Ogo, Yasigi, che sarebbe avvenuta più tardi sulla Terra, dopo la discesa degli «antenati».
Ma una delle più gravi conseguenze della circoncisione di Ogo fu la sua perdita del prepuzio. In quanto essere originariamente androgino, questa perdita l’aveva infatti privato del supporto fisico della sua femminilità, e l’aveva al tempo stesso fatto precipitare nella sua personalità di essere maschio ed unico.
Aveva inoltre sanzionato la sua definitiva separazione dalla gemella; egli resterà infatti per sempre privo di una parte dei princìpi del sesso che aveva tentato di rubare.

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Dopo essere stato mutilato, Ogo ridiscese sulla Terra senza aver potuto portare via nulla e proseguì da solo sotto l’aspetto di Volpe Pallida il suo inquietante destino.
L’uomo invece sarà più tardi il discendente del Nommo sacrificato come androgino, ma risorto nella forma di una coppia umana, maschio e femmina, ciascuno dei quali possiede tutti i princìpi spirituali caratteristici del corpo e del sesso.
L’unione sessuale – e dunque l’alleanza – sarà possibile perché è necessaria alla riproduzione, alla moltiplicazione della specie, che risponde ai disegni originari di Amma.

Tuttavia, dopo la discesa dell’arca degli antenati, i maneggi dovuti alla Volpe, la sua lotta contro l’ordine stabilito, causarono di nuovo nella comunità degli uomini gravi incidenti (adulteri, furti, ecc.), il che pose fine alle nascite gemellari.
Fu compito del Fabbro, in quanto rappresentante del Nommo sacrificato, operare agli antenati dell’umanità circoncisioni e escissioni per renderli atti al matrimonio.

Nel corso di tutti questi avvenimenti, l’avventura di Volpe Pallida esprime in forma accentuata gli obblighi che pesano sull’umanità: in fondo l’essere umano non è che una coppia di gemelli mancata.
Per rispondere alle necessità dell’alleanza, l’uomo dovrà ormai liberarsi dei propri princìpi femminili tramite l’ablazione del prepuzio, e inversamente la donna dovrà eliminare i propri princìpi maschili tramite l’escissione del clitoride.
Queste operazioni, secondo l’interpretazione che ne forniscono i dogon, mirano a fissare la persona nel proprio sesso.

I bambara, che condividono esattamente le stesse concezioni, fanno intervenire una forza nefasta, il wanzo, che si fissa al momento della nascita sul prepuzio e sul clitoride dei bambini, e deve essere abbandonato col sangue della circoncisione e della recisione.
Costituitosi originariamente in seguito all’impurità di Muso Koroni, «la Vecchietta», il wanzo è dovuto alla maledizione di cui questa fu oggetto per aver tradito i piani divini della creazione.

Essendosi mutilata da sé mentre aveva rapporti carnali con Pemba, il fratello gemello, la sua gelosia la spinse a vendicarsi sulle donne, e la sua disperata follia l’incitò a compiere fino in fondo il tradimento.
Circoncise ed escisse con le unghie e con i denti tutti gli uomini e le donne che incontrava. Il wanzo che portava con sé penetrò così nel genere umano, rendendo necessaria l’operazione per coloro che sarebbero seguiti.

bambara-mascheraOgni bambino, alla nascita, riceve il wanzo, «parola di Muso Koroni» nel sangue e sulla pelle al momento del contatto con la terra su cui è nato.
Questa forza si stabilisce più particolarmente nel prepuzio dell’uomo e nel clitoride della donna, e rappresenta il disordine nell’individuo: «fa sì che l’uomo non possa vivere con nessuno e non possa sopportare nemmeno se stesso».
Per diventare un essere stabile, sposarsi, procreare, sacrificare, il bambino deve essere privato del wanzo.

L’effetto viene ottenuto tramite l’ablazione del prepuzio per i bambini e del clitoride per le bambine. La maggior parte delle forze cola in terra insieme col sangue dell’organo mutilato. Il resto della forza sfugge col fumo del fuoco al di sopra del quale i bambini saltano (tre o quattro volte a seconda del sesso) prima di ritornare alla propria dimora.
Abbandonare i vestiti, in questo momento, per indossarne di nuovi, è una conferma del nuovo stato acquisito.

Ma il wanzo non sparisce, è captato nelle maschere della società infantile del villaggio, il N’domo, cui appartengono gli incirconcisi. Così nulla va perduto delle forze dell’individuo: il wanzo, nefasto in origine ma ora debitamente captato e diretto, serve a consolidare le energie collettive delle società infantili di cui è fondamento.
Solo quando un adolescente è stato liberato delle forze attaccate al suo prepuzio può venire ammesso nella società degli uomini.
Così l’operazione della circoncisione è già in sé una iniziazione che, secondo l’interpretazione divenuta classica, mira a «fissare la persona nel proprio sesso», e sarà in seguito il punto di partenza per altre iniziazioni.

Per tutte le popolazione del Mande, e in particolare per i bambara e i malinke, essa è la condizione necessaria all’ingresso nelle grandi società del Komo, del Nama koro, Kwore e Nya, dove gli adolescenti riceveranno progressivamente l’istruzione tradizionale e in cui verrà loro inculcato il rispetto per le leggi degli antenati.

(Germaine Dieterlen, Voce: Circoncisione, in Dizionario delle mitologie e delle religioni)