Corpus hermeticum – La «caduta» dell’Uomo nella Natura

Ermete-trismegistoL’intelletto, padre di tutti gli esseri, essendo luce e vita, generò un uomo simile a lui, del quale s’innamorò come della propria creatura – era infatti molto bello, poiché aveva l’aspetto del padre – sicché affidò all’uomo tutte le sue opere.
L’uomo, avendo conosciuto ciò che il Demiurgo aveva creato nel fuoco, volle anche lui produrre un’opera, e ciò gli fu consentito da parte del padre.

Venuto dunque nella sfera demiurgica, dove avrebbe avuto pieno potere, conobbe le opere prodotte dal fratello; i ministri s’innamorarono di lui e ciascuno di essi lo fece partecipe del proprio stato.
Avendo allora conosciuto a fondo la loro essenza e avendo partecipato della loro natura, volle penetrare al di là della superficie sferica dei cerchi e conoscere la potenza di colui che regna sul fuoco.
L’uomo dunque, avendo il dominio assoluto sul mondo degli esseri mortali e degli animali irrazionali, volle sporgersi a guardare attraverso la compagine delle sfere celesti, dopo averne spezzato l’involucro superficiale, e mostrò così alla natura inferiore la bella immagine di Dio.

Quando la natura ebbe visto l’uomo, che aveva in sé la bellezza che non può mai saziare e tutta la forza attiva dei ministri dei cieli insieme alla forma divina, sorrise d’amore, poiché aveva scorto nell’acqua l’immagine della meravigliosa bellezza dell’uomo e la sua ombra sulla terra.
L’uomo, a sua volta, avendo visto questa forma simile a sé, presente nella natura, riflessa nell’acqua, fu preso d’amore per essa e volle abitare là.

Nell’istante stesso in cui volle ciò, lo realizzò e venne così ad abitare nella forma priva di ragione; la natura, avendo accolto in sé l’amato, si avvolse tutta intorno a lui e si unirono, perché ardevano d’amore l’uno per l’altra.
Ed è perciò che l’uomo, fra tutti gli esseri che vivono sulla terra, è l’unico che possiede una doppia natura; è mortale per il corpo, immortale per l’uomo essenziale che è in lui.

È infatti immortale e domina su tutte le cose, ma si trova anche nelle condizioni degli esseri mortali ed è quindi soggetto al destino.
Egli che fu al di sopra della compagine delle sfere celesti, una volta compreso entro questa compagine, ne è divenuto schiavo, possiede in sé la natura maschile e femminile insieme, perché è stato generato da un padre, che ha ambedue le nature; nella sua essenza non è soggetto al sonno, perché generato da un padre che non è soggetto al sonno.

(Corpus hermeticum, 1: 12-15)