Sumeri – Morte e ritrovamento di Dumuzi

Giunsero gli spiriti a Kubireš. Dumuzi corse via,
andò alla casa della Vecchia: «Dammi acqua da bere,
Vecchia, dammi farina da mangiare!». A lui la Vecchia
diede acqua e lo dissetò, diede farina e lo saziò;
poi uscì di casa. Quando la videro uscire, gli spiriti
entrarono in casa. Dumuzi corse via, si rifugiò
dalla sorella. Geštinanna pianse quando Dumuzi
trovò nel suo recinto. Il suo dolore, come un mantello,
avvolse l’orizzonte. Si cavò gli occhi, si graffiò il viso,
le braccia e le cosce. Gli spiriti scavalcarono le canne:
uno trafisse il volto di Dumuzi con un chiodo aguzzo,
il secondo gli percosse l’altra guancia col bastone di pastore,
il terzo sfasciò il fondo della zangola, il quarto
fece cadere la coppa dal cavicchio, il quinto
frantumò la zangola, il sesto mandò in pezzi la coppa,
il settimo gridò: «Esci fuori, Dumuzi! Sposo di Inanna,
alzati dal tuo sonno simulato! Togli dal capo la corona!
Spogliati della veste regale! Getta via lo scettro!
Togliti i sandali. Nudo e a capo chino verrai con noi!».

Sumeri-cilindro

Gli spiriti presero Dumuzi, lo circondarono.
Gli legarono le mani. La zangola tacque e più latte
non si versò. La coppa cadde a pezzi. Dumuzi non fu più.
Il recinto fu spazzato da tutti i venti. Ma, ecco, un lamento
si udì, un lamento si levò nella città: «Inanna piange
il suo giovane sposo. Sventura sulla sua casa, ahimé,
sventura sulla sua città! Dumuzi cadde prigioniero,
e tale resterà se nelle acque di Eridu non si bagnerà».

Inanna pianse per Dumuzi: «Andato è il mio sposo!
Il mio tenero amore è andato via! Lo grido a voi,
mosche della città: m’hanno strappato lo sposo mio,
nel suo letto riposa adesso lo sciacallo,
il suo flauto lo suona il vento. Adesso il vento
canta in vece sua». Venne la madre di Dumuzi,
e pianse anche lei: «Bambino mio, il volto è sempre il tuo,
ma lo spirito è andato!». Venne infine la sorella,
anche Geštinanna pianse per la morte di Dumuzi:
«Fratello mio! Che sorella sarei se l’alba
che spunta per te non fosse anche la mia?
L’alba che tu vedrai, quella e nessun’altra anch’io vedrò!
Voglio trovare mio fratello! Voglio confortarlo!
Voglio condividere il suo destino!». Così pianse.

Inanna ne udì il pianto e le parlò con dolcezza:
«Ti condurrei da lui, se sapessi dov’è». Apparve
allora una mosca. Dal cielo si posò sul capo di Inanna:
«Se ti dico dov’è Dumuzi, cosa mi darai?». A lei Inanna:
«Se me lo dici, ti lascerò volare per birrerie e taverne,
tra i discorsi dei sapienti e i canti dei poeti». Accettò,
la mosca accettò l’offerta e disse: «Volgi lo sguardo
ai cigli della steppa. Là troverai il pastore Dumuzi».

Inanna-Goddess

Corsero le due donne ai cigli della steppa.
Trovarono Dumuzi che piangeva. Lo prese,
Inanna, per la mano e gli parlò: «Starai tra i morti
per metà dell’anno, e tua sorella, poiché l’ha chiesto,
ci starà l’altra metà. Il giorno in cui ti chiamano,
quel giorno sarai preso. Il giorno in cui chiamata
sarà Geštinanna, quel giorno sarai libero».