La principessa Fiorente fioriva come gli alberi, e così un giorno scoprì d’essere incinta.
Quando fu il tempo di partorire, si fabbricò una capanna di otto braccia, senza entrata. Dal di dentro la spalmò d’argilla e, quando fu il momento, appiccò il fuoco alla capanna e partorì.
Nel tempo che il fuoco divampava furioso, mise alla luce il primo figlio e lo chiamò Hono-susori no Mikoto, ossia fuoco avvampante nella casa. Egli è l’antenato degli Haya-bito.
Mentre il fuoco scemava, partorì un secondo figlio e lo chiamò Hono-ori, ossia fuoco declinante.
I due ragazzi si divisero i compiti: il primogenito andò a pescare nel mare pesci dalle pinne larghe e pesci dalle pinne strette, mentre il fratello minore andò sui monti a cacciare animali dal pelo duro e animali dal pelo tenero.
Un giorno, il fratello minore propose al fratello maggiore: «Che dici, se ci scambiassimo la fortuna e provassimo ad approfittarne?». Lo pregò tre volte, finché alla fine Hono-susori no Mikoto, sia pure a malincuore, accondiscese.
Così Hono-ori andò a pescare e Hono-susori no Mikoto andò a cacciare.
Ora accadde che il fratello minore non riuscì a pescare un solo pesce, anzi nel pescare si lasciò cadere l’amo nel mare. E quando il fratello maggiore venne a reclamarlo, Hono-ori non poté che rispondergli: «Sono addolorato, il tuo amo mi è caduto in fondo al mare».
Hono-susori no Mikoto lo voleva a ogni costo. Allora il fratello minore fece a pezzi la sua spada e fabbricò cinquecento ami che gli offrì come riparazione, ma l’altro non li prese. Allora ne fece mille e glieli presentò come compenso, ma l’altro non volle accettarli e disse: «Voglio avere proprio l’amo di prima! Voglio indietro il mio amo!».
Hono-ori non sapeva come fare. Se ne stava desolato sulla spiaggia, si batteva il petto e piangeva, quand’ecco arrivare il dio Shiwo-tsu-ci, il «Vecchio del mare». Lo vide che piangeva e provò a consolarlo.
Ma Hono-ori continuava a lamentarsi: «Piango perché ho perso l’amo che mi aveva dato mio fratello. Quando l’ha voluto indietro, gli ho offerto molti ami in riparazione, ma lui non li ha accettati. Perciò piango e sono afflitto».
Il Vecchio del mare lo confortò: «Sta’ tranquillo, escogiterò qualcosa in tuo favore».
Costruì allora una piccola barca senza fessure, con intreccio serrato, lo fece salire nella barca e l’istruì: «Quando avrò spinto la barca e l’avrò fatta navigare, tu procedi per un certo tempo. Vi sarà un’augusta strada fatta di sapori. Tu, assaggiala e va’ dove la strada ti porta! Arriverai a un palazzo costruito con squame di pesci. È là che abita il Reggitore dell’oceano. Quando sarai arrivato alla porta di quel palazzo, troverai una pianta Katsura dai cinquecento rami stesa sopra il pozzo là vicino. Ecco, quando sarai su quell’albero, la figlia di quel dio del mare ti vedrà e ti farà un progetto».
Seguendo le sue istruzioni, Hono-ori s’imbarcò e, quando salì sulla pianta Katsura, si mise in attesa della donna.
Venne l’ancella della principessa Perla Radiosa, figlia del dio del mare: venne con un vaso ingemmato ad attingere acqua al pozzo quand’ecco nel pozzo vide l’immagine riflessa del giovane sull’albero.
Hono-ori le disse: «Vorrei avere dell’acqua!».
L’ancella attinse l’acqua, la versò nella tazza ingemmata e rispettosamente gliela porse. Lui però, anziché bere, slegò le perle del suo augusto collo e, messele in bocca, le sputò dentro il vaso ingemmato. Le perle si attaccarono al vaso e la serva non riuscì a staccarle.
Corse allora dalla principessa e le mostrò il vaso con le perle attaccate.
Perla Radiosa domandò all’ancella: «C’è dunque qualcuno fuori della porta?».
L’ancella rispose: «Sull’albero Katsura, sopra il nostro pozzo, vi è un uomo. È un giovane di bell’aspetto. Supera perfino il nostro sovrano, è assai più augusto. Ecco, siccome quell’uomo mi ha chiesto dell’acqua, io gliel’ho offerta rispettosamente, ma lui non bevve l’acqua, sputò invece nel vaso queste perle. Poiché non riuscii a staccarle, sono venuta e le ho presentate a te così come erano, dentro il vaso».
Allora la principessa Perla Radiosa, trovando la cosa meravigliosa, uscì a vedere. Vide il giovane e ne restò colpita. I due si scambiarono sguardi compiaciuti.
Poi la principessa andò dal padre e gli disse: «Al nostro portone c’è un bell’uomo».
Il dio del mare uscì a vedere di persona e, dicendo: «Questo è l’Alto Sole del firmamento, l’augusto figlio dell’Alto Sole del cielo», lo accompagnò subito dentro rispettosamente, stese degli ottupli tappeti di pelli di foca e su di essi ottupli tappeti di seta, e ve lo fece sedere rispettosamente.
Imbandì la tavola, fece un banchetto augusto e subito gli diede come sposa sua figlia, la principessa Perla radiosa.
Hono-ori visse in quel paese per tre anni. Poi, ricordandosi della ragione del suo viaggio, fece un gran sospiro, uno solo.
La principessa, avendo udito quel sospiro, parlò a suo padre: «Egli ha soggiornato qui per tre anni, e mai è avvenuto che sospirasse; ecco che stanotte ha emesso un gran sospiro, uno solo. Quale ragione vi sarà?».
Suo padre, il grande dio, interrogò suo genero: «A quanto stamani ho udito da mia figlia, pur risiedendo tu qui da tre anni, finora non ti lasciasti sfuggire neppure un sospiro; ma ecco stanotte hai fatto un gran sospiro, così mia figlia mi ha detto. Senti, vi è qualche motivo? E poi, il motivo per cui sei venuto qui, qual è?».
Hono-ori allora raccontò per filo e per segno a quel gran dio il modo in cui suo fratello maggiore pretendeva l’amo che lui aveva perso.
Udito il racconto, il dio del mare chiamò a raccolta i pesci del mare, grandi e piccoli, tutti li chiamò e interrogò dicendo: «Vi è forse tra voi il pesce che ha preso quell’amo?».
I pesci gli risposero: «È avvenuto ultimamente che il rosso pesce Tai, il pesce bocca di donna, avendo una spina in gola, non può mangiare alcuna cosa: l’amo deve avercelo lui!».
Si frugò allora nella bocca del pesce Tai e l’amo fu ritrovato. Lo presero, lo pulirono e lo presentarono a Hono-ori.
Il dio del mare glielo restituì con queste istruzioni: «Quando consegnerai quest’amo a tuo fratello maggiore, ecco come devi parlare: “Questo è un amo torbido, un amo turbolento, un amo povero, un amo sciocco”; così dicendo, ridaglielo con la mano dietro la schiena. E se tuo fratello pianta delle risaie alte, tu piantale basse; se invece pianta delle risaie basse, tu costruiscile alte. Se farai così, siccome io governo l’acqua, nel giro di tre anni tuo fratello maggiore diverrà certamente povero e miserabile. Inoltre, se lui si infurierà per il tuo modo di agire e verrà ad assalirti, tu tira fuori la gemma delle acque salate e fallo annegare. Se costernato ti chiede perdono, tu tira fuori la gemma delle acque dolci e fallo vivere. In questo modo devi tormentarlo e affliggerlo».

Così avendo detto, mise insieme la perla d’acqua salata e quella d’acqua dolce e gliele affidò in deposito. Poi chiamò a raccolta i coccodrilli e così li interrogò: «Ora l’Alto Sole del firmamento, l’augusto figlio dell’Alto Sole del cielo, è in procinto di risalire al Paese di sopra: chi di voi, e in quanti giorni, andando rispettosamente ad accompagnarlo, ritornerà a parlarmene?».
Allora ciascun coccodrillo, a seconda della sua lunghezza, disse quanti giorni ci avrebbe messo. Da ultimo, si presentò il coccodrillo lungo un braccio e disse: «Io in un giorno lo accompagno e sarò di ritorno».
A lui il dio del mare così parlò: «Se la cosa è così, va’ tu ad accompagnarlo rispettosamente! Sta’ attento però, mentre attraversi il centro del mare, a non fargli prendere paura».
Fece quindi montare Hono-ori sul collo di quel coccodrillo e lo fece partire.
Il coccodrillo, secondo la parola data, in un giorno solo lo riportò al Paese di sopra. E quando fu il momento di ritornare, Hono-ori si slegò la piccola spada che aveva al fianco e gliel’appese al collo. Poi lo rimandò. Perciò quel coccodrillo di un braccio è ora detto «il dio che ha una lama».
In seguito, avendo Hono-ori fatto punto per punto come il dio del mare l’aveva istruito, consegnò l’amo al fratello maggiore.
Ma ecco che Hono-susori no Mikoto d’allora in poi divenne sempre più povero. Alla fine arrivò a meditare di uccidere il fratello.
Ma quando provò ad assalirlo, Hono-ori estrasse la gemma d’acqua salata e lo fece annegare. Allorché il fratello maggiore espresse la sua contrizione, Hono-ori estrasse la perla d’acqua dolce e lo salvò.
Fu allora che Hono-susori no Mikoto, piegando il capo, disse: «D’ora in avanti, io sarò giorno e notte il tuo uomo di guardia, o augusto. Così ti servirò rispettosamente». Indossava il solo perizoma, s’era tinto le mani e la faccia di terra rossa e disse: «Io sarò per sempre il tuo pagliaccio».
E si mise a danzare: alzò un piede e saltò in giro come se annegasse, come se l’acqua gli salisse dal piede al ginocchio, e di qui ai fianchi, al petto, e infine, quando l’acqua s’era alzata al collo, levava le braccia e agitava le mani.
Da quel giorno, lui e i suoi discendenti, rimasero di guardia alla porta del palazzo imperiale e furono costretti a servire come buffoni e attori per ben ottanta generazioni: al Capodanno e durante le cerimonie dell’incoronazione, dovevano latrare tre volte come cani.