Santillana – Il padre di Amleto

Thorr-cestaIl padre dell’Amlethus di Saxo era Horvendillus, scritto anche Orendel, Erentel, Earendel, Örvandill, Aurvandil, che l’appendice allo Heldenbuch dichiara essere il primo di tutti gli eroi che mai furono nati.
I pochi dati che di lui si conoscono sono così riassunti da Jacob Grimm:

«Durante un viaggio fa naufragio, trova rifugio presso un mastro pescatore di nome Eisen, si guadagna l’abito senza cuciture del padrone e in seguito conquista Frau Breide, la più bella fra le donne; suo padre è Re Eigel di Treviri. Tutto l’intreccio della leggenda ricorda l’Odissea: il naufrago s’aggrappa a una tavola, si scava una buca, tiene un ramo di fronte a sé; anche l’abito senza cuciture può essere paragonato al velo di Ino e il pescatore al porcaro; i templari di madama Breide sarebbero i pretendenti di Penelope e vi sono frequenti invii di angeli che ricordano i messaggeri di Zeus. Tuttavia, molte vicende prendono una piega diversa, più specificamente germanica, e vi sono nuovi episodi, come quello della spada sguainata messa tra i due novelli sposi, sconosciuta al racconto greco. Il nome dell’eroe compare anche in documento antico alto-tedeschi: Orendil […], Orentil […], un villaggio chiamato Orendelsal […]» (Teutonic Mythology).

In quanto al pescatore Eisen [scritto anche Ise o Eise], Simrock lo fa derivare da Isis. Se si considera che l’umile casa di questo pescatore ha sette torri e che vi sono 800 pescatori al suo servizio, Ise/Eisen fa piuttosto pensare al Re Pescatore del ciclo di Artù.

Nella sua acuta interpretazione, Powell paragona a sua volta l’eroe a Orione:
«La storia di Örvandill (l’analogo di Orione il cacciatore) è desumibile principalmente dall’Edda in prosa. Egli era un cacciatore tanto grande e coraggioso da saper affrontare i giganti; era amico di Þórr, marito di Gróa, forse uno degli Élivágar, padre di Svipdagr (alias Amleto), nemico del gigante Kolr e del mostro Sela. La storia della sua nascita e di come venne accecato è andata perduta, a quanto pare, nelle versioni germaniche, a meno che non si voglia pensare che il dissanguamento e la conseguente perdita di vista dell’arciere Robin Hood per mano della priora traditrice sia l’ultima traccia della storia della morte del grande arciere. Il dottor Rydberg ritiene che Örvandill e i suoi affini siano doppioni dei tre uomini di gesta, l’arciere Egill, il fabbro Wieland e il suonatore d’arpa Finn, che a loro volta ripetono le figure dei tre artisti primigeni, i figli di Ívaldi, la cui storia viene raccontata nell’Edda in prosa».

Sirio-Orione
Sirio e Orione

Non si sa quale stella o costellazione fosse Örvandils-tá. A parte certe ipotesi stravaganti, come quella che ritiene che tutta la costellazione di Orione rappresenti il suo alluce (mentre varrebbe la pena discutere l’identificazione con Rigel, ossia β Orionis), persino Reuter cerca di convincersi del fatto che Corona borealis «assomiglia a un alluce», non riuscendo a liberarsi dai ceppi di un’interpretazione stagionale del mito e non osando mettersi contro l’autorità romantica di Ludwig Uhland, inventore del dogma secondo cui Þórr porta nella gerla il segno della primavera: bisognava insomma trovare una costellazione che potesse annunciare la primavera e Reuter, dovendo scegliere tra Arturo e Corona, optò per quest’ultima.

Ma non è soltanto l’alluce a dare al padre di Amleto il suo sfondo cosmico; alcuni versi del Cristo di Cynewulf dedicano all’eroe le seguenti parole:

Ave, Earendel, il più splendido fra gli angeli,
mandato agli uomini su questa Terra di Mezzo!
Tu sei il vero fulgore del sole,
radioso sopra gli astri, e da te stesso
illumini per sempre ogni tempo.

Gli specialisti non sono d’accordo se qui Earendel indichi Cristo o Maria, e se si intenda o no Venere stella mattutina, identificazione plausibilissima dato che le glosse antiche rendono Earendel con «Jubar», e che per Jubar s’intende solitamente Venere in base all’assunto che «stella mattutina» significa sempre Venere (il che è indubbiamente ingannevole: qualsiasi stella, costellazione o pianeta sorga eliacamente può fungere da stella mattutina).
Per quanto riguarda juba, alla lettera «la criniera di un animale», e jubar, «luce raggiante, radiosità», abbiamo però l’esplicita dichiarazione di Varrone: iubar dicitur stella Lucifer. Ciò nonostante, parecchi studiosi sono contrari all’equazione Orendel/Earendel = Venere […]

In quanto all’etimologia, a noi pare decisiva la derivazione da ör «freccia», suggerita da Grimm e Uhland, il quale spiegava Orendel come «colui che opera con la freccia» (mentre il nonno, Gerentil, era quello che operava con la lancia, ger); Simrock è dell’opinione che la glossa stessa «Earendel Jubar» designi Earendel specificamente come «dardo» (o «raggio») «che in m.a.ted. e in italiano significa ancora freccia».

Simrock si è spinto ancora più in là. Considerato che nello Heldenbuch Orendel viene scritto Erendelle e altrove anche Ernthelle, egli ritiene probabile che «Ern» sia caduto in quanto epitheton ornans, e ne conclude che la storia di Tell che colpisce la mela sul capo del figlio avesse un tempo come protagonista lo stesso Orendel.
Che il personaggio storico (?) Tell non abbia inventato, o addirittura compiuto, questa famosa impresa sembra abbastanza certo. Come ben dice Grimm: «La leggenda di Tell non narra alcun evento reale; eppure, senza invenzione o menzogna, essa è rigermogliata come mito autentico nel cuore della Svizzera, ad abbellire un accordo che conquistò il più intimo essere di quella nazione».

Ora, non vi è freccia che possa contendere, in quanto a significato mitico, con Sirio. Conosciamo mulKAK.SI.DI., la «Stella-freccia» sumerica, come pure Tištrya, la freccia dell’antico Iran che viene scagliata da un arco formato dalle stelle di Argo e di Canis Maior (mulBAN in sumerico).

zodiaco-dendera
Zodiaco di Dendera

Lo stesso identico arco si ritrova nella sfera cinese, dove però la freccia è più corta e prende di mira Sirio, lo Sciacallo celeste, mentre la freccia egizia è puntata sulla stella che è sul capo della vacca Sothis, come si vede nella rappresentazione del cosiddetto «Zodiaco circolare» di Dendera: ancora Sirio.
In India, Sirio è l’arciere stesso, Tišya, e la sua freccia è rappresentata dalle stelle della Cintura di Orione.

Di tutti questi personaggi si narrano molteplici leggende. Così, «Earendel, il più splendido fra gli angeli», potrebbe benissimo indicare la più luminosa delle stelle fisse, Sirio […]
Il rito babilonese del Capodanno dice: «Stella-freccia, che misura le profondità del mare»; l’Avesta afferma: «Tištrya, a cui anelano le acque». E come Tištrya, «la Freccia», fa la guardia al lago Vourukaša, così il germanico Egill è il custode del gorgo Hvergelmir e degli Élivágar a sud del quale «gli dèi hanno un útgarðr, un sætr abitato da valenti guardiani […] legati da giuramento al servizio degli dèi. Il loro capo è Egill, l’arciere più famoso della mitologia. Come tale egli è chiamato anche Orvendel (colui che si dà da fare con la freccia)».

Converrà non dilungarsi oltre su Sirio la Freccia e sul suo ruolo di guardiano e di «misuratore delle profondità del mare»; i pochi accenni che abbiamo qui dato, dovranno essere sufficienti a indicare a che livello cercare il padre di Amleto.

(Santillana-von Dechend, Il mulino di Amleto)