La notizia della scomparsa di Lleu Llaw Gyffes giunse all’orecchio di Math figlio di Mathonwy, che ne ebbe gran dolore e lutto, e più ancora di lui Gwydion.
«Signore – disse Gwydion – non troverò riposo finché non avrò notizie di mio nipote».
«Bene – disse Math – che Dio ti aiuti».
Gwydion si mise in viaggio. Percorse da un capo all’altro il Gwynedd e il Powys. E di qui si recò nell’Arvon e giunse alla casa di un vassallo, che abitava nel Meanawr Pennardd, dove si fermò per la notte.
Il padrone di casa e le genti della sua famiglia rientrarono e per ultimo giunse il guardiano dei porci, al quale il padrone domandò: «Ragazzo, è rientrata questa sera la tua scrofa?».
«Sì – rispose quello – è venuta or ora a raggiungere i porci».
«Che tragitto compie dunque questa scrofa?», chiese Gwydion.
«Tutti i giorni, appena si apre il porcile, esce e non la si vede più. Non si sa che strada prenda, è come se andasse a nascondersi sotto terra!».
«Vorresti – riprese Gwydion – farmi la cortesia di non aprire la porta del porcile domani finché io non sono accanto a te?».
«Volentieri».
Andarono a coricarsi.
Sul far del giorno, il guardiano dei porci andò a svegliare Gwydion. Egli si alzò, si vestì, andò con lui e si fermò accanto al porcile. Il guardiano aprì la porta e subito la scrofa si slanciò fuori e prese a correre ad andatura sostenuta.
Gwydion la seguì, e quella risalì il fiume e si diresse verso il vallone che oggi si chiama Vallone di Lleu: là giunta, si fermò e si mise a pascolare. Gwydion andò sotto l’albero per vedere che cosa mangiasse, e vide che era carne putrida e vermi.
Alzò gli occhi verso la cima dell’albero e vi scorse un’aquila. Ogni volta che l’aquila si scuoteva, ne cadevano vermi e carne in decomposizione che la scrofa mangiava.
Gwydion pensò che l’aquila fosse Lleu e cantò questo englyn:
Quercia che cresci tra due rive,
oscurati sono il cielo e il colle!
Non lo riconoscerò dalle sue ferite,
non è questa la carne di Lleu?
A queste parole l’aquila scese fino a metà dell’albero. Allora Gwydion cantò un secondo englyn:
Quercia che cresci su questi monti,
non è la pioggia che ti bagna? e non sei tu
inzuppata da nove volte venti tempeste?
Sulla tua cima porti Lleu Llaw Gyffes.
L’aquila scese sul ramo più basso, e Gwydion intonò un terzo englyn:
Quercia che cresci sul pendio,
imponente e maestosa nell’aspetto!
Non devo forse dire
che Lleu scenderà nel mio grembo?
L’aquila si lasciò cadere sul ginocchio di Gwydion. Allora Gwydion con un colpo della sua bacchetta magica la colpì e le ridiede le sue fattezze naturali. Mai s’era visto spettacolo più pietoso: era solo pelle e ossa.
Gwydion si recò con Lleu a Caer Dathyl e lo affidò ai migliori medici del Gwynedd. Prima della fine dell’anno egli era completamente ristabilito.
«Signore – disse allora Lleu a Math figlio di Mathonwy – è tempo che io abbia soddisfazione dall’uomo da cui ho patito sofferenze».
«Certamente – rispose Math – egli non può continuare a restare in possesso di ciò che è tuo di diritto».
«Bene – disse Lleu – prima riavrò i miei diritti, meglio sarà per me».
Riunirono tutte le truppe del Gwynedd e marciarono sull’Ardudwy.
Gwydion che marciava alla loro testa si diresse verso il Bastione del Castello. Alla notizia del loro arrivo, Blodeuwedd prese con sé le sue ancelle e fuggì verso la montagna. Attraversato il fiume Kynvael, si diresse a una corte situata sulla montagna. Ma esse provavano un tale terrore che potevano camminare solo col capo rivolto all’indietro, e così avvenne che caddero nel lago senza accorgersene, tutte tranne Blodeuwedd.
Allora Gwydion la raggiunse e disse: «Non ti ucciderò; farò di peggio. Ti lascerò libera sotto forma di uccello, e per l’onta che hai recato a Lleu Llaw Gyffes, non oserai mai più mostrare la faccia alla luce del giorno, per paura di tutti gli altri uccelli. Perché la loro natura li spingerà a colpirti, a trattarti con sdegno e a scacciarti ovunque ti trovino. Non perderai il tuo nome, sarai sempre chiamata Blodeuwedd».
E infatti ancor oggi il gufo è chiamato Blodeuwedd. E così il gufo divenne oggetto dell’odio di ogni altro uccello.
Gronw il Forte tornò nel Penllyn da dove inviò messaggeri a Lleu Llaw Gyffes per chiedergli se, a risarcimento dell’oltraggio, volesse terra, possedimenti, oro e argento.
«Non accetto – egli rispose – ne porto a testimone Iddio. Questo è il meno che io possa accettare da lui: vada nel luogo dove io mi trovavo quando mi colpì con la lancia, mentre io mi troverò là dov’era lui e scaglierò contro di lui la mia lancia. Questo è il meno che posso accettare».
Gronw il Forte ne fu informato.
«Ebbene – disse – sono costretto a fare così. Nobili leali, genti della mia casa, fratelli di latte, c’è nessuno tra voi che voglia ricevere il colpo in vece mia?».
«No, certo», essi risposero.
E a causa di ciò, poiché rifiutarono di ricevere un colpo al posto del loro signore, da allora essi furono sempre chiamati una delle Tre Famiglie Sleali.
«Ebbene – egli disse – sarò io a ricevere il colpo».
Gronw e Lleu si recarono sulle rive del fiume Kynvael. Gronw si mise nel luogo in cui si trovava Lleu Llaw Gyffes quando era stato colpito, mentre Lleu era al posto dell’altro.
Allora Gronw disse a Lleu: «Signore, poiché fui indotto a fare ciò che ti ho fatto dalle astuzie di una donna, ti prego, nel nome di Dio, di lasciarmi mettere tra me e il colpo la pietra piatta che scorgo sulla riva del fiume».
«In verità non te la rifiuterò», rispose Lleu.
«Dio te ne renda merito».
Gronw prese la pietra e la pose tra sé e il colpo. Lleu scagliò la lancia e questa trapassò la pietra da parte a parte, e anche lo stesso Gronw, tanto che gli spaccò la schiena.
Così fu ucciso Gronw il Forte.
Sulla riva del fiume Kynvael c’è ancora una pietra attraversata da un foro, e ancor oggi, in ricordo di questa avventura, essa è chiamata la Pietra di Gronw.
Lleu Llaw Gyffes riprese possesso del paese e lo governò in letizia. Da quanto narra il racconto, in seguito divenne signore del Gwynedd.
(Mabinogion: Math figlio di Mathonwy)