Un indio, avendo avvistato un nido di pappagalli ara in un crepaccio della roccia, si fa aiutare dal giovane cognato a catturarli. Lo fa salire su una scala improvvisata, ma il ragazzo di lassù dice che nel nido non ci sono che due uova.
«Tirale giù!», gli grida il cognato.
Ma le uova, cadendo, si mutano in sassi e lo feriscono a una mano. Furioso, l’indio se ne va portando via la scala.
Il ragazzo (Botoque è il suo nome) rimane per cinque giorni bloccato nel crepaccio, soffrendo la fame e la sete e, in più, con gli uccelli che, volandogli sopra, lo coprono di escrementi.
Per caso si trova a passare di là un giaguaro che, armato di arco e frecce, va a caccia di selvaggina. Il giaguaro vede a terra l’ombra di Botoque e prova ad acchiapparla; quando infine Botoque sputa per terra, alza gli occhi e vede il ragazzo.
«Che fai lassù?», gli domanda.
E Botoque gli racconta quanto è accaduto.
Il giaguaro ripara la scala e invita Botoque a scendere. Il ragazzo è impaurito ed esita.
«Non temere – gli dice il giaguaro. – Non ho intenzione di mangiarti. Su, scendi e montami in groppa. Ti darò da bere e da mangiare».
Non senza esitazioni, Botoque acconsente. Il giaguaro lo prende allora a cavalcioni e lo conduce al fiume, dove il ragazzo beve a sazietà e si addormenta.
Dopo un po’, il giaguaro lo sveglia pizzicandolo, lo lava di tutta la lordura di cui è coperto e gli annuncia che, non avendo figli, intende adottarlo.
Arrivano alla capanna del giaguaro. C’è un grande tronco che arde. Ma poiché a quel tempo gli indios non conoscevano il fuoco e mangiavano solo carne cruda, Botoque domanda: «Cos’è questo fumo?».
«È il fuoco – risponde il giaguaro. – Vedrai che stanotte ti scalderà».
E intanto gli dà da mangiare un pezzo di carne arrostita.
Botoque mangia e di nuovo si addormenta.
A mezzanotte si sveglia e mangia ancora, per poi tornare di nuovo a dormire.
La moglie del giaguaro che non vede di buon occhio il ragazzo, gli affibbia il soprannome di Me-on-kra-tum [«lo straniero, l’abbandonato»], e ogniqualvolta il giaguaro si assenta per andare a caccia, gli fa ogni sorta d’angheria: gli dà da mangiare carne vecchia e indurita e un po’ di foglie [variante: gli nega la carne di tapiro e gli dà solo carne di cervo; oppure: gli rifiuta ogni cibo].
Stanco delle continue umiliazioni, alla fine il ragazzo la uccide con l’arco e le frecce che ha avuto in dono dal giaguaro.
Il padre adottivo approva l’uccisione della moglie, gli dà una provvista di carne arrostita e gli indica la via per tornare a casa. «Attento! – gli dice. – Lungo la via udrai tre richiami: tu rispondi solo a quelli della roccia e dell’albero aroeira, e lascia perdere i dolci richiami del legno putrido!».
Botoque si mette in cammino, risponde ai due richiami e, dimentico delle raccomandazioni del giaguaro, anche al terzo.
Ecco perché la vita di noi uomini è breve: se il ragazzo avesse risposto solo ai primi due richiami, gli avrebbero vissuto altrettanto a lungo della roccia e dell’albero aroeira.

Poco dopo, il ragazzo sente ancora un altro richiamo: viene dalla voce di Megalonkamduré, un orco che, con diversi camuffamenti (capigliatura lunga, orecchini), tenta di spacciarsi per suo padre. Botoque però non si fa ingannare e lo costringe a scoprire la sua vera identità.
Vistosi riconosciuto, l’orco vince il ragazzo alla lotta, lo tramortisce e lo carica nella sua cesta.
Strada facendo, l’orco si ferma a dare la caccia a dei coati. Dal fondo della cesta, Botoque gli consiglia di liberare la pista degli sterpi prima di proseguire il cammino. E così, approfittando di una distrazione dell’orco, fugge via lasciando al suo posto un sasso.
Finalmente tornato al villaggio, a stento riconosciuto, il ragazzo ha poi modo di raccontare a tutti la sua storia.
Gli Indios decidono di andare a cercare il fuoco, facendosi assistere da tre animali: il tapiro porterà via il ceppo, il cervo prenderà la carne, l’uccello yao spegnerà la brace che cadrà per strada.
Il giaguaro li accoglie affabilmente: «Ho adottato tuo figlio», dice al padre di Botoque. E dona agli Indios il fuoco.
(estratto da Lévi-Strauss, Il crudo e il cotto)