Coomaraswamy – La Stazione del Cavallo

Prima di procedere a un più dettagliato esame dell’Albero Rovesciato sulla base delle descrizioni che se ne trovano nei testi indiani (e anche altrove), è opportuno dire qualche parola sui due nomi con cui l’Albero viene indicato: Asvattha (ficus religiosa, pippala) e nyagrodha (ficus indica, vata, baniano).
Prendiamo qui in esame solamente i nomi principali con cui è designato l’Albero della Vita, che può essere anche concepito […] come una pianta o una canna (Rig Veda, 4: 58, 5: «un’aurea canna in mezzo a rivoli di burro chiarificato»), a cui Taittirîya Samhitâ, 4: 2. 9, 6 aggiunge: «su di essa siede un’aquila; un’ape, annidata, distribuisce il miele […]

Asvattha-tondoLa parola Asvattha è intesa nel significato di «Stazione del Cavallo» (asva-stha), in cui il Cavallo è Agni e/o il Sole; che sia questa la corretta interpretazione lo conferma, quasi al di là di ogni possibile dubbio, il ripetuto uso dell’espressione «come al cavallo che sta in piedi» (asvâyeva tisthante) a proposito di offerte fatte ad Agni acceso nell’ombelico della terra.
Probabilmente il destriero (Agni come cavallo da corsa) o i destrieri (di Indra) è o sono immaginati fermi e quieti al termine della corsa, dopo che l’Ombelico della Terra e l’Asse dell’Universo sono stati raggiunti.

Numerosi testi parlano di come i cavalli del carro delle divinità vengano «liberati dal giogo» dopo che l’altare è stato raggiunto. In Taittirîya Samhitâ, 5: 5. 10, 6, «se uno aggioga Agni e non lo lascia libero, allora, come un cavallo che è aggiogato e non è lasciato libero, avendo fame, ne è sopraffatto, così come il fuoco è sopraffatto … egli lo libera e lo foraggia»; ibidem, 4: 2. 5, 3: «ora che sei libero, mangia!»; e 4: 1. 10, 1: «a lui, come foraggio a un cavallo nella stalla … acceso nell’ombelico della terra, Agni». Cfr. anche Satapatha Brâhmana, 3: 6. 2, 5: «Un cavallo bianco sta presso un palo: il cavallo bianco è Agni, il palo è il palo sacrificale».

In Taittirîya Samhitâ, 1: 7. 8, 2, i destrieri di corsa sono spronati a raggiungere il palo della meta (kâsthâ), il quale, in quanto tronco dei due palâsha, è sinonimo di Asse dell’Universo […]
In tutte queste espressioni kâsthâ è «palo della meta» nello stesso senso in cui Giove è Terminus.
Va anche notato che è sempre nell’Ombelico della Terra e ai piedi dell’Albero del Mondo che il Buddha raggiunge la sua meta. Gesù nasce in una stalla (o meglio, in una grotta), e viene deposto sulla paglia in una mangiatoia (stabulum) corrispondente all’altare ricoperto d’erba della tradizione vedica.
L’identità, in inglese, di stable (luogo dove i cavalli vengono dissellati e nutriti) e stable (stabile), di crib (mangiatoia) e crib (culla), e l’origine comune di stallone, stalla, installazione e stele (nel senso di colonna e cippo della meta) è significativa per le associazioni di idee che Asvattha comporta.

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Paul Gauguin – Cavallo al pascolo e maiale

Nel Sacrificio del Cavallo la stalla costruita per il cavallo presso il luogo dell’offerta è fatta di legno di Asvattha (si veda Satapatha Brâhmana, 13: 4. 3, 5). Cfr. anche Taittirîya Samhitâ, 3: 8. 12, 2, dove l’Asvattha è descritto come il luogo di residenza di (Agni) Prajâpati: «Il recinto è fatto di legno di Asvattha; quando Prajâpati scomparve dal cospetto degli dèi, egli assunse la forma di un cavallo e per un anno stette nel (presso) l’Asvattha, ed è per questo che il suo nome è asva-ttha» […]

In quanto al secondo nome, nyagrodha, esso significa «che cresce verso il basso» non tanto per l’effettiva presenza di radici aeree, ma perché l’Albero stesso è considerato rovesciato, come appare evidente da Aitareya Brâhmana, 8: 30, dove le ciotole che i Deva «rovesciarono (nyubjan) divennero gli alberi di nyagrodha. Ancora oggi nel Kuruksetra gli uomini chiamano questi alberi nyubja. Essi furono i primi a nascere, fra i nyagrodha; da essi nacquero gli altri. Poiché essi crebbero verso il basso, il nyagroha ‘cresce verso il basso’, e il suo nome è nyagroha [‘che cresce verso il basso’]; questo nyagroha, gli dèi parabolicamente lo chiamano nyagrodha».

(Coomaraswamy, Il grande brivido)