Omero – Le Rupi erranti

Argo-nave

Poi quando lontano di là avranno spinto i compagni
la nave, allora non posso più esattamente segnarti
quale dev’essere la via: tu da solo
col tuo cuore consigliati: io ti dirò le due rotte.
Di qua rupi altissime, a picco: battendole,
immane strepita il flutto dell’azzurra Anfitrite:
Rupi Erranti gli dèi beati le chiamano.
Qui neppure gli alati si salvano, non le colombe
trepide, che ambrosia al padre Zeus portano,
ma sempre anche di quelle una la nuda rupe ne afferra:
un’altra il padre ne manda a compiere il numero.
Mai scampò nave d’uomini che qui capitasse,
ma tutto insieme, carcasse di navi e corpi d’uomini
l’onde del mare e la furia di un fuoco mortale travolgono.
Sola riuscì a passarvi una nave marina,
quell’Argo che tutti cantano, tornando dal regno di Eeta:
e quella pure il flutto contro le immani rocce scagliava,
ma Era la spinse oltre, perché l’era caro Giasone.

(Omero, Odissea, 12: 55-72)