Nel periodo dell’iniziazione lo sciamano deve imparare la lingua segreta che userà durante le sedute per comunicare con gli spiriti e gli animali-spiriti.
Questa lingua segreta l’apprende o da un maestro o con mezzi propri, cioè direttamente dagli «spiriti» […]
Ogni sciamano ha un suo canto speciale che intona per invocare gli spiriti. Anche quando non s’incontra un linguaggio segreto, se ne possono riconoscere le vestigia nelle strofe incomprensibili che vengono ripetute durante le sedute […]
Questo fenomeno non è esclusivamente nord-asiatico e artico: lo si ritrova un po’ dappertutto.
Durante la seduta lo hala dei Pigmei Semang parla con gli spiriti celesti nella loro lingua, ma pretende di aver dimenticato tutto appena esce dalla capanna ove si svolgono i riti.
Nelle Mentawei il maestro iniziatore soffia attraverso un bambù nell’orecchio dell’allievo per renderlo capace di capire le voci degli spiriti.
Lo sciamano batak durante le sedute usa la «lingua degli spiriti» e i canti sciamanici dei Dusun (Borneo settentrionale) sono composti in un linguaggio segreto.
«Secondo la tradizione dei Caribi il primo sciamano fu un uomo che, udendo un canto levarsi da una corrente, vi si immerse intrepidamente e non ne uscì che dopo aver imparato a memoria il canto delle donne-spiriti e aver ricevuto da esse gli accessori della sua arte» (Métraux).
Assai spesso questa lingua segreta è, di fatto, il «linguaggio degli animali» o trae origine dall’imitazione delle grida degli animali.
Nell’America del sud durante il periodo di iniziazione il neofita deve imparare a imitare le voci degli animali. Si ha lo stesso nell’America del nord: presso i Pomo e i Menomini, per non citare che queste tribù, gli sciamani imitano il canto degli uccelli.
Durante le sedute degli Yacuti, degli Jucaghiri, dei Ciukci, dei Goldi, degli Eschimesi e di altri popoli ancora, vengono emesse grida di animali selvaggi e di uccelli […]
Tali grida annunciano la presenza degli spiriti. Una quantità di parole usate durante la seduta traggono la loro origine da grida di uccelli o di altri animali.
Lo sciamano per entrare in estasi usa il tamburo e lo jodler, e dei testi magici vengono cantati dappertutto.
«Magia» e «canto» – specie un canto come quello degli uccelli – sono nozioni spesso espresse dallo stesso termine. Il vocabolo germanico per la formula magica è galdr, derivante dal verbo galan «cantare», termine riferito specialmente alle grida degli uccelli.
Dappertutto nel mondo imparare il linguaggio degli animali e, per primo, quello degli uccelli, equivale a conoscere i segreti della Natura e, pertanto, a essere capaci di profetizzare.
La lingua degli uccelli la si apprende, in genere, mangiando carne di serpe o di altro animale considerato magico. Questi animali possono rivelare i segreti dell’avvenire perché vengono concepiti come il ricettacolo delle anime dei morti o come epifanie di dèi. Impararne la lingua, imitarne le voci, equivale a poter comunicare con l’aldilà e coi cieli […]
Gli uccelli sono psicopompi. Il divenire uccello o l’essere accompagnati da un uccello esprime la capacità di intraprendere già da vivi il viaggio estatico nel cielo e nell’aldilà.
Imitare la voce degli uccelli, usare questo linguaggio segreto durante la seduta è un nuovo segno del fatto che lo sciamano può circolare liberamente nelle tre zone cosmiche: inferno, terra e cielo, vale a dire che egli può penetrare impunemente là dove soltanto i morti o gli dèi hanno accesso. […]
Incarnare un animale durante la seduta significa più un magico trasformarsi dello sciamano in quell’animale che non un suo esserne posseduto. Una tale trasformazione, del resto, la si può anche realizzare con altri mezzi: ad es., vestendo il costume sciamanico o coprendosi il volto con una maschera.
Ma c’è di più. In parecchie tradizioni l’amicizia con gli animali e la comprensione della loro lingua rappresentano delle sindromi paradisiache. Al principio, vale a dire nei tempi mitici, l’uomo viveva in pace con gli animali e comprendeva la loro lingua. Solo in seguito a una catastrofe primordiale, paragonabile alla «caduta» della tradizione biblica, l’uomo è divenuto quel che attualmente è: mortale, sessuato, obbligato a lavorare per nutrirsi e in conflitto con gli animali.
Preparandosi all’estasi, e durante quest’estasi, lo sciamano abolisce la condizione umana presente e ritrova, provvisoriamente, la situazione iniziale. L’amicizia con gli animali, la conoscenza della loro lingua, la trasformazione in animale, sono altrettanti segni che lo sciamano ha reintegrato la situazione «paradisiaca» perduta all’alba dei tempi.
(Eliade, Sciamanesimo e tecniche dell’estasi)