Osiride aveva un fratello maligno: gli Egizi lo chiamavano Set, i Greci Tifone. Costui, approfittando di un’assenza di Osiride, tramò un’insidia contro di lui, con la complicità di settantadue congiurati e la collaborazione della regina che in quel tempo regnava sull’Etiopia, di nome Aso.
Tifone prese di nascosto le misure del corpo di Osiride, costruì una cassa di quelle dimensioni, molto bella e con splendidi ornamenti, e poi la portò nella sala del banchetto.
Tutti la guardarono ammirati, e allora Tifone promise, come in un bel gioco, che l’avrebbe data in dono a chi ci stesse dentro sdraiato proprio di misura.
Uno dopo l’altro, provarono tutti, ma nessuno ci entrava davvero esattamente.
Venne poi il turno di Osiride e, quando ci si sdraiò dentro, subito i congiurati si precipitarono a chiudere il coperchio, lo saldarono all’esterno coi chiodi e vi versarono piombo fuso.
Poi trasportarono l’arca al fiume e l’abbandonarono alla corrente, perché arrivasse al mare attraverso la bocca Tanitica: per questo gli Egizi anche adesso chiamano questa bocca odiosa e abominevole.
Secondo il mito, questi fatti avvennero il giorno 17 del mese di Athyr, quando il Sole attraversa lo Scorpione, nel ventottesimo anno del regno di Osiride. Ma altri dicono che questo numero indica l’età del dio, non il suo regno.
(Plutarco, Iside ed Osiride, 356b-d)