Toba – La ragazza folle di miele

Sakhé, figlia del Signore degli spiriti acquatici, era talmente ghiotta di miele che ne chiedeva in continuazione.
Infastiditi dalla sua insistenza, tutti – uomini e donne – le dicevano: «Sposati e lasciaci in pace! Trovati un marito che possieda tutto il miele che desideri, e lascia perdere noialtri!».
Fu così che la ragazza, decisa a sposare Picchio, che era tenuto in gran conto come cercatore di miele, andò a cercare marito nel bosco dove sapeva che Picchio e gli altri uccelli facevano a gara ad aprire i tronchi a colpi di becco per scovare i nidi d’ape.

Per strada Sakhé incontrò Volpe e gli domandò di Picchio.
Volpe provò a farle credere d’essere lui l’uccello che cercava, ma la sua gola non era rossa e, al posto del miele, il suo sacco conteneva solo terra.
La ragazza non si lasciò ingannare, proseguì il suo cammino e alla fine giunse da Picchio, a cui subito propose il matrimonio.
Picchiò manifestò poco entusiasmo, si mise a discutere (non so, vediamo) e si disse certo che i genitori della ragazza non l’avrebbero accettato.
«Ti sbagli – disse la ragazza. – Mia madre vive da sola, e non vuole saperne più niente di me!». E mentre così diceva, sgraffignava un po’ del miele che fortunatamente Picchio faceva colare dal becco.
«Se è vero che tua madre vuole vederti sposata – disse allora Picchio – vuol dire che ti sposerò senza timore! Ma se dici una bugia, come potrei sposarti? Non sono così pazzo!».
Dopo di che, scese dall’albero su cui era salito e diede tutto il miele che aveva a Sakhé.

alveare2Fu così che la ragazza «folle di miele» andò sposa a Picchio.
Ma che volete che vi dica? – non fu un matrimonio riuscito.
Insomma, i due non vissero, non subito perlomeno, felici e contenti.
A fare da Guastafeste ci pensò Volpe. Il poveraccio, macché, non scovava uno, che dico? un solo alveare, e s’era rassegnato a raccogliere nel bosco frutti selvatici.
Meditava però la sua vendetta. Aspettava la sua occasione, nell’ombra.

E quando un giorno Picchio lasciò da sola la sposa nell’accampamento, Volpe pensò che fosse il momento di approfittarne.
Con la scusa che una scheggia gli era entrata nel piede e gli impediva di seguire gli altri, tornò da solo all’accampamento e tentò di violentare la donna. Ma quest’ultima, che era incinta, fuggì nella boscaglia.
Volpe finse di dormire. Era terribilmente umiliato.

Quando fu di ritorno, Picchio domandò della moglie, e Volpe gli mentì, affermando che se n’era andata assieme alla madre.
Picchio mandò subito a cercarla, ma delle due donne non c’era traccia.
Picchio lanciò allora delle frecce magiche in varie direzioni. Quelle che non vedevano nulla, tornavano indietro da lui.
Quando la terza freccia non tornò, Picchio seppe che era caduta nel luogo in cui era nascosta sua moglie, e si mise in cammino per raggiungerla.

arciere sant'Antioco
L’arciere di sant’Antioco

Intanto, nel bosco Sakhé aveva partorito un bel bambino. E quando la terza freccia di Picchio cadde nelle vicinanze, fu il bambino a «riconoscerla»: non poteva essere che di suo Padre!
Assieme alla madre, corse allora incontro a Picchio. Abbracci e baci. E poi tutt’e tre fecero ritorno all’accampamento.

Picchio, venuto a sapere come erano «realmente» andate le cose, non esitò a rinfacciare a Volpe le sue menzogne: d’essersi finto «zoppo» innanzi tutto, e di aver taciuto la sua «colpa» di vile seduttore.
Per farsi perdonare, Volpe – che sulle prime aveva provato a negare ogni cosa – offrì a Picchio in dono quel poco di niente che aveva nel sacco.
Ma Picchio rifiutò e, facendosi aiutare dal bambino, legò stretto Volpe.
E quando l’ebbe legato, fu il Figlio, non il Padre, a tagliare la gola all’infame!
Il figlio infatti era più coraggioso del padre.

(da Lévi-Strauss, Dal miele alle ceneri)