Kerényi – L’orfano Kullervo

L’orfano della favola e la sua situazione precaria ci devono stare sott’occhio in un unico quadro disegnato con tutti i dettagli, affinché possiamo giudicare per visione immediata, se quei temi ci riportano alla mitologia o derivano dalla descrizione novellistica di un tipo di destino umano […]

KullervoQuesto quadro nel Kalevala sta in un’incorniciatura eroica: si tratta del racconto della servitù di Kullervo, figlio di Kalervo. La sua figura è stata ravvisata, da una parte, nel «forte Giovanni» della favola finnica, il «fanciullo nato dall’uovo» (in finlandese: Munapojka); dall’altra è stata paragonata all’Amleto della saga danese: come questi, anche Kullervo, nel Kalevala, rimane in vita per vendicare il padre. Nemmeno questo motivo appartiene però esclusivamente alla saga eroica. Anche il divino orfanello della mitologia vogula ha la caratteristica di essere il «vendicatore immortale» […]

Quel che dal punto di vista della vita umana significa una situazione eccezionalmente triste, la posizione minacciata e perseguitata dell’orfano, appare sotto tutt’altra luce nella mitologia. Essa si svela come la solitudine degli esseri elementari, solitudine confacentesi all’elemento primordiale.
Se mai qualcosa, è il destino d’orfano di Kullervo, soggetto a ogni minaccia di annientamento e a ogni elemento, che dovrebbe essere il vero destino d’orfano nel primo senso della parola: destino dell’essere abbandonato e perseguitato.
Nello stesso tempo però esso significa il trionfo della natura elementare del fanciullo prodigioso. Il destino d’orfano, umanamente inteso, di simili esseri, non è un vero destino d’orfano, esso è di carattere secondario. D’altra parte però appunto quell’«improprio» destino d’orfano che si addice a simili esseri, è in sé autentico e significativo. Autentico e significativo come solitudine primordiale, sul piano adatto a quegli esseri e a quelle condizioni: il piano della mitologia […]

È impossibile far derivare la mitologia finnica da quella greca o viceversa. Ma è altrettanto impossibile non notare che Kullervo, bambino prodigioso e forte garzone in una persona, si mostra, alla fine, un Ermes e un Dioniso.
Egli appare come Ermes quando, dopo aver distrutto i buoni, fabbrica strumenti musicali (si pensi soprattutto a quella variante del mito di Ermes fanciullo in cui il furto e l’uccisione dei buoi precedono immediatamente l’invenzione della lira); appare come Dioniso nel modo in cui procede nei riguardi degli animali feroci e dei suoi nemici. È un tratto dionisiaco […] che i lupi e gli orsi, presi dal suo incantesimo, appaiano in forma di mansueti buoi, ed è dionisiaco che siano essi a punire i suoi nemici.
Leggendo la scena drammaticamente critica della mungitura degli animali selvaggi, noi ci ritroviamo con un brivido nell’atmosfera tragico-ironica delle Baccanti di Euripide. Il destino dei pirati etruschi, nemici di Dioniso, che vengono puniti dall’apparizione di belve rapaci, offre qui un’analogia ancor più calzante che non nel caso dell’epifania vendicativa del divino fanciullo dei Voguli.

(Kerényi, Il fanciullo divino, in Jung-Kerényi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia)