La donna scolpita (la fidanzata di legno)

La statua di una donna. Ce l’immaginiamo fredda e catatonica, ma quel che è peggio è che non ha, non ancora perlomeno, una vagina.
Essa è dura e impenetrabile.

La leggenda è diffusa in una vasta area del continente americano, che va dall’Alaska alla Bolivia. Narra di un uomo (talora presentato col soprannome di «Vorace») oppure di un serpente o un caimano (in ogni caso un «rappresentante» della Fame) che, volendo procurarsi dei servi, decide di attirare con un’astuzia i maschi più sprovveduti e di ridurli al suo servizio. Scolpisce allora la statua di una donna bellissima e la mette in bella mostra sulla finestra di casa.
Il primo a cadere nella trappola è il Sole che, per osservare più da vicino la donna di legno, devia dal suo sentiero abituale. Da allora, si dice, il Sole non percorre più un’orbita regolare, ma danza ora sopra ora sotto l’equatore, trascinando in questa sua inclinazione anche i pianeti.

Se la volta celeste è sghemba e lo zodiaco s’è disgiunto dall’equatore, la «colpa» è dunque della Donna. Questo dice il Racconto.
Dice che, se i giorni e le notti non hanno più uguale durata, la colpa è del fascino della Donna, della sua potenza di seduzione che, di fatto, agisce come un veleno che intossica gli astri, li ubriaca e li confonde.

incrocio eclittica-equatore

Il tempo scandito dalle stelle, non è che il saliscendi di certi spasimanti che in illo tempore si fecero a turno sedurre dal corpo della Donna.
Allora, la Donna non solo era una statua che si doveva ancora animare, ma per di più era «imperfetta». Senza vagina, era un «non finito». Non aveva aperture, non lasciava andare e venire dentro e fuori di sé.

Dopo il Sole, a venire a spasimare alla finestra, fu la volta degli uccelli. Ma anche loro trovarono «chiuso» l’imbocco della vagina. Il «buco» era otturato, la via sbarrata. Che fare?
Per farsi strada, gli uccelli provarono a rompere col becco l’imene della statua. Ecco perché, dice il Racconto, il loro becco è curvo!
La curvatura del nostro spazio-tempo, ci lasciano intendere le leggende americane, è la conseguenza di un’ostinazione fallimentare, di un vano accanimento degli spasimanti sul corpo della Donna.
Il tempo perduto a picchiare col becco sull’impenetrabile della Donna, è il tempo che da allora scandiscono i movimenti sghembi dei nostri astri: è il tempo di una testardaggine, di un’«ottusità».

Alcune versioni della leggenda dicono che, alla fine, arrivò un uccello (perlopiù si tratta di un picchio), il cui becco infine riuscì a scavare un buco nell’imene della statua, da cui sgorgò tanto sangue (mestruale) che se ne riempì una pentola e tutti gli uccelli vennero a farci il bagno.
Fu così che si colorarono le piume degli uccelli che, prima, erano tutte bianche. Ultimo arrivò il corvo (in altre varianti il cormorano o il brutto anatroccolo) ma, poiché si era attardato intorno all’ano della Donna lordandosi degli escrementi che ne uscivano, le sue piume rimasero nere anche dopo il bagno.

Dopo gli uccelli, dice una variante, giunse anche un uomo e trovò la «donna di legno» con l’imene già bell’e aperto. La donna, sperando che lui la liberasse dalle grinfie degli uccelli, lo pregò di portarla via di lì. «Portami con te, portami a casa tua – disse la donna all’uomo – e fa’ di me la tua sposa; in cambio ti darò cibo in abbondanza, sarò la tua cuoca e ti nutrirò ogni volta che avrai fame».
L’uomo però rifiutò le sue profferte perché, avendo saputo del corvo annerito dai suoi escrementi, pensò che il cibo che la donna gli offriva non fosse che l’immondizia del suo ano!
Tornato a casa, raccontò ai compagni quel che gli era capitato, e quelli andarono nella foresta, trovarono la Donna di legno e a colpi d’ascia la fecero a pezzi!